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Giampiero Ingrassia (a destra) con Fabio Canino in scena. A sinistra Belia Martin che interpreta la pianta Audrey 2

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LO STORICO musical “La piccola bottega degli orrori” farà tappa stasera al teatro Rendano di Cosenza. L’appuntamento è inserito nel cartellone di prosa realizzato da “L’Altro teatro” in collaborazione col Comune di Cosenza. La vicenda è quella di Seymour, imbranato commesso di un negozio di piante, nato nel 1932 in un racconto di John Collier poi diventato un film nel 1960 e poi questo musical che ha debuttato nel 1982 e che ancora oggi richiama il pubblico di tutto il mondo. Nella versione italiana Seymour è interpretato da Giampiero Ingrassia, “capitano” di un cast che vede anche Fabio Canino e Belia Martin.

«Ci divertiamo tanto a fare questo spettacolo – confessa Ingrassia – ci divertiamo noi e si diverte il pubblico in questa sorta di favola Grand Guignol per i bambini e Faust botanico per i grandi».

Cosa aggiungete di nuovo a questo spettacolo storico?

«La cosa che trovo molto intrigante è che la pianta, Audrey 2, qui è interpretata da un attore vero, e non un pupazzo. C’è la performer spagnola Belia Martin, ha appena finito di fare Sister Act in America ed è bravissima. La sua Audrey è una sorta di drag queen, ancora più inquietante. Pensi che quando feci questo spettacolo trent’anni fa, la voce della pianta era registrata. Adesso invece c’è un attore che recita. Anche Audrey è diversa: di solito è bionda e stupida, la nostra è più presente».

Sarete in tournèe fino ad aprile. Com’è l’accoglienza nei teatri?

«C’è ancora un po’ di paura, ma la gente credo abbia raggiunto consapevolezza del fatto che il teatro è un luogo sicuro. Dopo due anni, del resto, c’è tanta voglia di ripartire: l’abbiamo noi sul palco e ce l’ha il pubblico».

E arrivate a Cosenza…

«… città che conosco benissimo, al Rendano ho recitato tantissime volte. L’ultima con Lorella Cuccarini o forse con Gianluca Guidi. Ricordo un ristorante dove abbiamo mangiato benissimo».

Ha già progetti per la prossima primavera?

«La verità? No. Leggo testi che mi arrivano e vediamo che succede. Ancora si sta un po’ sul chi vive, visto che la pandemia non è ancora finita».

Come ha vissuto questi due anni?

«Come tutti, chiuso in casa in una sorta di stordimento generale. Ho visto tante serie tv, ho letto libri, ho ascoltato musica».

Ha trovato, in qualche modo, ispirazione?

«Ho visto che molti hanno scritto, molti hanno composto, molti altri hanno dipinto. Per un attore è diverso: l’attore ha bisogno di agire».

Lei sta prendendo parte a diversi musical negli ultimi anni: è diventata quasi una specializzazione.

«Ma no. Io sono un attore, non un performer. Il musical mi piace ma mi piace molto cambiare, spaziare tra prosa e musical. Se le cose che mi propongono mi piacciono, allora le faccio».

E nelle scelte da cosa si lascia guidare?

«Certamente non dai soldi. Spesso è solo buonsenso. Ho fatto tanti spettacoli che possono essere piaciuti o no ma sicuramente non si può dire che sono stati brutti. Diciamo che in genere penso al gusto del pubblico, se potrà essere soddisfatto o no».

A novembre scorso ha superato i 60 anni. Qualche bilancio lo ha fatto?

«Ho compiuto 60 anni di età e 40 di carriera. I bilanci li faccio ogni anno che passa, poi mi guardo indietro e dico: quanto tempo è passato. Forse avrei potuto fare di più ma non mi pento delle scelte che ho fatto perchè ritengo che siano state sempre ben ponderate. Il bilancio quindi è positivo sia come uomo che come artista».

Senta, ultimamente sta andando molto il genere biopic sui grandi artisti italiani: abbiamo visto fiction su Sordi, De Andrè, Manfredi, Mia Martini, gli ultimi i fratelli De Filippo. Sarebbero maturi i tempi per una fiction su Franchi e Ingrassia?

«Perchè no? Sarebbe fantastico. Nel 2022 poi ricorre il centenario della nascita di mio padre e ci sono due libri in uscita, di cui uno a fumetti. Sa che di questa straordinaria coppia ne parlano tantissimo i giovani? Hanno ricevuto dai padri la passione per i loro film e me lo vengono a dire in camerino. A novembre scorso poi è stata apposta una targa sulla casa dove nacque mio padre e a dicembre la stessa cosa su quella di Franco. Il loro ricordo è assolutamente vivo».

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