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Il Gran Maestro Stefano Bisi insieme alla presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi

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I legali del Goi protestano: «È un abuso della Commissione Antimafia, non viene contestato nessun reato»

ROMA – È durata dal primo pomeriggio di ieri e per tutta la notte scorsa l’operazione di perquisizione e sequestro, da parte della Finanza, degli elenchi degli iscritti alle logge calabresi e siciliane del Grande Oriente d’Italia (che conta complessivamente oltre 23 mila iscritti) dopo la delibera adottata dalla Commissione parlamentare Antimafia che ha chiesto allo Scico di intervenire (LEGGI LA NOTIZIA).

Meglio è andata nelle perquisizioni delle altre tre obbedienze massoniche, la Gran Loggia Regolare d’Italia, la Serenissima Gran Loggia d’Italia e la Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori, dove sono stati sequestrati egli elenchi degli iscritti, dal 1990 a oggi. «L’attività d’inchiesta prosegue nelle modalità deliberate dalla Commissione», annuncia oggi l’Antimafia, la quale fa sapere che materiale acquisito, sia informatico sia cartaceo, è custodito nella sede della polizia giudiziaria.

Dal canto suo, il Grande Oriente d’Italia ha oggi convocato una conferenza stampa per ribadire che si opporrà con tutte le forze «all’atto arbitrario di cui siamo stati oggetto». «Non ci fermeranno – ha assicurato il Gran Maestro Stefano Bisi – nei nostri confronti è stata commessa una palese discriminazione e un atto intimidatorio».

«La Commissione Antimafia – ha detto il legale Fabio Federico, uno degli avvocati del pool incaricato dal Goi di valutare e promuovere le iniziative necessarie per affrontare la situazione – è andata oltre i suoi poteri e oltre i poteri della stessa autorità giudiziaria. Nessun reato è infatti contestato all’istituzione massonica a giustificazione del mandato di perquisizione e sequestro. Un episodio gravissimo, che lede molti diritti, quello di libera associazione ma anche quello al diritto alla difesa».

Intanto il deputato Pd Davide Mattiello, componente della Commissione Antimafia, pone un’altra questione: il vincolo di obbedienza fondante il sodalizio di tipo massonico. «Chi giura fedeltà ad un sodalizio, qualunque esso sia, non soltanto di tipo massonico, al punto da riconoscere l’autorità di un ordinamento parallelo a quello dello Stato – si chiede – può ricoprire incarichi pubblici apicali, che devono essere ispirati al principio di esclusiva lealtà repubblicana? Io penso di no». In tal senso va una proposta di legge che ha appena depositato.

Da tempo l’Antimafia ha acceso un faro sui rapporti tra mafie e massoneria sia in seguito agli sviluppi di alcune inchieste della Dda di Reggio Calabria, sia dopo l’audizione della procuratrice aggiunta di Palermo, Teresa Principato, che ha raccontato della rete di protezione di cui gode il boss latitante Matteo Messina Denaro. 

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