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I nuovi orari previsti da Trenitalia per la fascia Jonica che dovrebbero entrare in vigore dal 12 dicembre non sono graditi agli utenti. Per molti versi essa viene ritenuta addirittura un peggioramento rispetto all’orario invernale pre-esistente. “Ciò che colpisce – ha detto il portavoce del Comitato Italiano Utenti delle Ferrovie Regionali, Domenico Gattuso – è il fatto che il malcontento si sia diffuso in tutta la Regione, dal Cosentino, al Crotonese, al Lametino, all’intera fascia ionica e risulti indigesto perfino ai viaggiatori che usano il treno su distanze medio lunghe. Sui social sono numerosi i commenti negativi, sono state attivate raccolte firme e non mancano petizioni promosse sul web per reclamare un cambio di rotta”.

Per Gattuso, la Regione “deve assumere piena responsabilità e occorre evitare il rimpallo delle questioni che si ripropongono ad ogni cambio orario, con aggiustamenti minimali, giustificati da sedicenti vincoli di budget, ponendo in contrasto le esigenze dei diversi territori. Sono ormai troppe le premesse avanzate dai diversi governi regionali che si sono succeduti negli ultimi 20 anni e non mantenute, al punto che nuove ombre si affacciano all’orizzonte, in assenza di risorse aggiuntive per l’esercizio o addirittura in conseguenza della contrazione del monte chilometrico esistente”.

Nel ricordare che la Calabria “non gode da almeno trent’anni di sostegno incrementale all’esercizio del trasporto ferroviario, senza nuove risorse per l’esercizio, la coperta sarà sempre troppo corta e non si potrà dare risposta adeguata alla domanda di mobilità espressa dalla popolazione calabrese”, Gattuso propone di rivedere il Contratto di Servizio con Trenitalia, coinvolgendo la comunità e le rappresentanze associative.

C’è di più. Gattuso invita Trenitalia a un atteggiamento più collaborativo con le associazioni dei pendolari, “soprattutto dopo le recenti critiche per gli inopportuni ed esagerati aumenti tariffari costati una ferma presa di posizione del presidente Occhiuto” puntando l’indice su

  • – la inefficace progettazione dell’esercizio dei treni, probabilmente sottovalutando le esigenze manifestate dai pendolari in rapporto agli orari di scuole, ospedali, enti pubblici; emerge un incauto ricorso ad una programmazione di esercizio con cadenzamento rigido più adatto per servizi a frequenza, servizi difficilmente erogabili su un territorio vasto come quello calabrese, con percorsi piuttosto lunghi, e con un modesta dotazione di treni;
  • – un Contratto di servizio, stipulato fra Trenitalia e Regione Calabria, insoddisfacente per la comunità, considerata il limitato impegno di risorse destinato alle ferrovie regionali; si rammenta il modesto numero di treni operativi (da anni si promette un potenziamento della flotta che non si verifica nei fatti) e un parco veicolare alquanto vetusto e soggetto a frequenti guasti;
  • – la fragilità della rete ferroviaria regionale, per cui non di rado si assiste a fenomeni franosi, allagamenti, cadute di servizio degli impianti, che tendono a produrre impatti negativi sia sui servizi che sulla sicurezza di viaggiatori e ferrovieri.

Le Associazioni dei pendolari chiedono inoltre

  • – l’acquisto di nuovo materiale rotabile da parte della Regione, alla stregua di tutte le altre regioni d’Italia; si chiedevano 15 nuovi treni, il Presidente della Regione ne aveva promesso oltre 30 nel 2017 con un Accordo di Programma (con una dotazione di 500 Milioni di Euro, che includeva anche interventi significativi sulla rete) firmato assieme al Ministro dei Trasporti Delrio e ai vertici FS; visto che di treni nuovi non se ne vedono, sarebbe interessante sapere dove siano andate a finire quelle risorse;
  • − il recupero dei servizi a media e lunga percorrenza, falcidiati negli anni da una politica miope e antimeridionalista, a vantaggio del trasporto privato su gomma; ed in particolare: treni Intercity sull’itinerario ionico Reggio Calabria-Bari e lungo il corridoio Ionico-Adriatico; treni rapidi sulla dorsale tirrenica, aumentando significativamente la frequenza dei treni che consentono di raggiungere Roma da Reggio Calabria in circa 4 ore e mezza (attualmente sono operative solo 2 coppie giornaliere di Frecce);
  • − il ripristino di Treni Notte, lungo le due direttrici tirrenica e ionico-adriatica verso il Nord Italia e dei treni con auto al seguito, favorendo il trasferimento modale dalla strada alla ferrovia;
  • − la predisposizione di un servizio a prenotazione di assistenza per rendere accessibile il treno a persone con disabilità o in carrozzina.

Gattuso conclude ricordando che l’Anas “sta realizzando una tratta stradale di circa 38 km, fatta di viadotti e gallerie, con un costo di 1.240 miliardi di euro, ovvero un costo unitario molto elevato (33 milioni euro per km). Ebbene il costo di un treno regionale è dell’ordine di 5 milioni di euro e 1 km di strada corrisponde a 7 treni. Perché – chiede Gattuso – questo evidente squilibrio fra gli investimenti, in contrasto peraltro con gli obiettivi e le strategie dichiarate di riequilibrio modale della mobilità a vantaggio del treno, a tutti i livelli istituzionali? In Calabria si producono treni e metropolitane di elevata qualità per il mondo intero; perché mai nessuno è destinato al nostro territorio? Il tema del cambio orario e dei disagi per gli utenti della ferrovia richiede impegni di assai minore rilevanza finanziaria, ma se non si riesce a gestire le problematiche semplici, come si può pensare di affrontare con credibilità questioni più complesse?”

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