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L'incontro tra i sindaci emiliani e il procuratore Gratteri

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Le cosche al Nord si riorganizzano, Nicaso sul dopo sentenza Aemilia

LA SENTENZA Aemilia non ha cancellato la piovra cutrese, che nel Reggiano continua a muoversi. A cinque mesi dalla pronuncia della Cassazione, che ha sancito definitivamente la “colonizzazione” dell’Emilia da parte di una super associazione mafiosa con testa a Cutro, la testa del boss ergastolano Nicolino Grande Aracri, non è ancora finita. Certo, i sindaci parlano di “sensazioni”, ma la preoccupazione è che le nuove leve si stiano riorganizzando e che la super cosca disponga ancora di capitali enormi che reinveste nell’economia apparentemente legale.

Ne abbiamo parlato con lo storico Antonio Nicaso, che da dodici anni è il direttore scientifico del festival “Noicontrolemafie” che si tiene a Reggio Emilia, alla cui anteprima è intervenuto il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri. Ne hanno approfittato i sindaci reggiani, che hanno incontrato il magistrato e lo storico Nicaso per fare il punto sul dopo Aemilia. E per esprimere solidarietà a Gratteri dopo i progetti di attentato e chiedere al Governo un’azione più incisiva sul fronte antimafia con un odg votato da una trentina di Comuni.

Un segnale importante quello lanciato dai sindaci emiliani, a pochi mesi dalla sentenza che ha stabilito che i loro territori sono stati “colonizzati” dalla ‘ndrangheta…

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Antonio Nicaso

«È una presa di posizione forte, se più di 30 consigli comunali approvano un odg con cui si esprime solidarietà a Gratteri e si invita il Governo a non abbassare la guardia sulla lotta alle mafie. Il processo Aemilia ha fortemente sensibilizzato la politica, ma il problema non si è risolto con la sentenza. Più sindaci hanno messo in evidenza questo aspetto fondamentale. Parlano di sensazioni, e la sensazione è che la ‘ndrangheta sia di nuovo in movimento. Nulla di concreto, per carità, ma la percezione c’è. Ad esempio Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia, ha la sensazione che le cosche si stiano muovendo di nuovo».

Non è azzardato ipotizzare che la filiale emiliana della cosca Grande Aracri, una cosca dalla forte vocazione imprenditoriale, disponga ancora di enormi capitali da reinvestire…

«Adesso ci sono tante opportunità per le mafie, col caro bollette, l’usura, le aziende che rischiano il default e possono essere rilevate, oltre agli appalti e subappalti del Pnrr su cui mettere le mani. A questo aggiungiamo la difficoltà delle Prefetture, che potrebbero svolgere un ruolo di coordinamento dei Comuni non ancora preparati, ma hanno organici inadeguati. C’è anche un problema concreto creato dalla riforma Cartabia che ha indebolito il fronte antimafia non velocizzando nulla e creando ulteriori pastoie, per esempio con l’idea di introdurre aspetti penali nel procedimento amministrativo delle interdittive. A parole tutti dicono di essere contro le mafie ma nei fatti anche l’ultimo governo, quello dei “migliori”, sul versante della lotta alla mafia si è rivelato fallimentare».

Dopo Aemilia, lo storico Nicaso: «Segnale importante l’appello dei sindaci al Governo»

I sindaci emiliani manifestano solidarietà a Gratteri, con tutta la valenza simbolica che questo atto assume. A Cutro, dove il Comune è stato sciolto per mafia, il prossimo 27 novembre si andrà al voto. Dovrebbe seguire l’esempio anche il Comune di Cutro?

«Attiene alla sensibilità delle persone. Se la politica a Cutro sentirà l’esigenza di schierarsi, dovrà venire naturalmente, non lo si può chiedere. Quello che è successo a Reggio Emilia è qualcosa di impressionante, come lo sono le cittadinanze onorarie date a Gratteri in giro per il Paese, in controtendenza con la politica e l’azione concreta del vecchio governo. Un fatto che mette in evidenza la spaccatura tra Paese legale e Paese reale. Del resto, con questa legge elettorale abbiamo un Parlamento svuotato di legittimità, una sorta di oligarchia democratica».

In Emilia si registra questa forte sensibilità della politica locale, ma nel Trentino a Lona Lases, centro coinvolto in un’inchiesta su infiltrazioni ‘ndranghetiste, per la terza volta non si trovano candidati per le elezioni comunali. Una sorta di San Luca del Nord.

«È preoccupante che nessuno abbia avuto la sensibilità di candidarsi, ma ancora più preoccupante che il fenomeno stia passando sotto silenzio. Quando accade a San Luca arrivano inviati da tutto il mondo per ribadire che lo Stato non c’è. Ma le stesse cose accadono al Nord. E se non lo si mette in evidenza si disinforma il Paese».

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