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COSENZA – Su oltre 257mila persone che in Calabria hanno ricevuto almeno una dose di vaccino sono 66mila 388 quelle inserite nella categoria “altro”. Un numero pari al 25,7% di tutte le vaccinazioni fatte nella regione dall’inizio della campagna. E nonostante questa anomalia nessuno chiarisce chi c’è dentro.

Sulla piattaforma nazionale i dati ci sono fino ad un certo punto: ci sono i numeri per il personale sanitario, quello non sanitario, le Rsa, over 80, forze armate e personale scolastico.

E poi “altro”. Che vuol dire tutto e niente, i più maliziosi giurano che qui dentro, in questa galassia sconosciuta, si annidano i furbetti. Stando all’Asp di Cosenza in questa categoria dovrebbero rientrare in primo luogo i pazienti estremamente fragili già vaccinati dagli ospedali e quelli che hanno iniziato le inoculazioni nell’ultima settimana. In mezzo ci sarebbero anche gli appartenenti a servizi pubblici essenziali, magistrati, avvocati e amministrativi di vario genere tra i tanti. Un esempio è la campagna vaccinazioni degli operatori ecologici partita proprio negli ultimi giorni.

Però nei servizi essenziali c’è di tutto e dalla Regione nessuno ha intenzione di chiarire qualcosa. Così come non si spiega il drastico abbassamento dei dati sul personale non sanitario, per la maggior parte confluito nella categoria “altro”. Significa che a gennaio, ad inizio campagna, troppe persone all’infuori degli ospedali hanno ricevuto una dose di Pfizer, quel vaccino che oggi manca come il pane e sta ingolfando le campagne vaccinali dei più anziani.

I FURBETTI E L’ESCAMOTAGE DEL VOLONTARIATO

Il problema esiste e a quanto pare soprattutto nella provincia di Cosenza. L’anomalia è consistente, centinaia almeno le segnalazioni di persone vaccinate con intera famiglia al seguito. Ma l’operazione a volte è ancora più sottile. Basta iscriversi ad una qualsiasi associazione di volontariato per avere immediato accesso alla vaccinazione. Ce ne sarebbe una in particolare in Calabria che permetterebbe un accesso indiscriminato alla vaccinazione. In diverse amministrazioni comunali, poi, sono tantissimi i dipendenti che hanno avuto accesso alle dosi. Un numero imprecisato, che nessuno dalla struttura commissariale fino alle singole Asp vuole mettere in chiaro. Ma se è vero che le quantità di AstraZeneca non mancano, quelle di Pfizer e Moderna sono risicatissime e non è da escludere il fatto che il problema delle forniture sia legato anche a numerosi richiami anomali avvenuti nelle ultime settimane.

UN CASO POLITICO

– La questione sta diventando sempre più pressante. Due giorni fa il consigliere regionale Giuseppe Graziano dell’Udc ha sollevato il problema cercando di spostarlo nei luoghi necessari. Il sette aprile infatti dovrebbe riunirsi la terza commissione (sanità) del consiglio regionale. Tra i punti all’ordine del giorno ci sono i chiarimenti sul piano vaccinale, con convocazione del commissario Longo, il delegato e capo della Prociv regionale Fortunato Varone e il reggente del dipartimento Salute, Giacomino Brancati.

SPIRLÌ: «SQUILIBRIO DEI DATI»

«E’ necessario comprendere quali siano le cause di uno squilibrio di dati tra le dosi ricevute, quelle conservate e le somministrazioni effettuate». Le parole sono quelle di Nino Spirlì al termine della riunione dell’unità di crisi di ieri pomeriggio. I dati, dunque, non combaciano. Ma nella sua dichiarazione sottintende altro: non c’è stata ad oggi una registrazione puntuale di tutte le dosi inoculate. Lo dice lui stesso chiedendo «un cambio di passo a partire dalla registrazione puntale in piattaforma di tutte le dosi effettivamente somministrate».

GUCCIONE INCALZA

«Il presidente Spirlì e il commissario Longo ci avevano rassicurato che il 30% delle dosi ferme nei frigoriferi dovevano servire a garantire la seconda dose di richiamo. Era la “quota richiesta del range di sicurezza”, ribadiva il presidente della Regione. Ma ancora oggi, nonostante martedì sia arrivata la fornitura per proseguire la campagna vaccinale, centinaia di persone dovranno attendere la prossima settimana. Perché è avvenuto ciò? Se la matematica non ci inganna avremmo dovuto già avere in giacenza le dosi necessarie per garantire il completamento del percorso vaccinale a chi è stata già somministrata la prima dose. Ma nonostante siano trascorsi i 21 giorni tra l’una e l’altra dose molti over 80 sono stati rimandati a casa o invitati ad attendere nuove comunicazioni». A dirlo è il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione.

«Continuiamo a ripeterlo da tempo: c’è qualcosa che non funziona. Tra l’altro – prosegue – se il metodo scelto per la prenotazione del vaccino anti Covid è quello della piattaforma online o tramite numero verde, perché in alcuni centri vaccinali si somministra il vaccino senza aver effettuato la prenotazione secondo le modalità previste dalla Regione? Continuiamo ad avere mille dubbi, ci saremmo aspettati un processo di trasparenza e di velocizzazione delle procedure in base a quanto stabilito dalle linee guida del Piano strategico nazionale per la vaccinazione anti Covid ma, purtroppo, la confusione regna sovrana».

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