X
<
>

Uno sbarco a Roccella Jonica

Condividi:
3 minuti per la lettura

COSENZA – Vent’anni di accoglienza. È del 2002, infatti, la legge numero 189 sull’istituzione in Italia del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar). Un sistema che, stando alle cronache, è riuscito a fare passi da gigante, adeguandosi nel tempo agli standard e alle norme europee e non limitandosi a essere mero modello di gestione emergenziale del fenomeno migratorio. Basato sul concetto di accoglienza diffusa e sui principi di solidarietà e condivisione, lo Sprar è gestito dagli enti locali che per la realizzazione dei progetti accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo: questi enti, insieme al supporto del Terzo settore, garantiscono per l’appunto interventi che superano la sola distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo in modo complementare anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, tramite la costruzione di percorsi individuali e di inserimento socio-economico.

Tra l’altro, negli ultimi anni, in particolare dal 2014, sempre a livello nazionale si è cercato di rendere il sistema ordinario di accoglienza preponderante rispetto a quello straordinario, sebbene in Italia il numero di richiedenti asilo ospitati nei Cas (sono gestiti dai privati, che ricevono finanziamenti del ministero dell’Interno) e nei Cara sia molto alto (pari, cioè, al 70 per cento; dato aggiornato a prima della pandemia).

Poi, col decreto Immigrazione e sicurezza, si è assistito a un’inversione di tendenza: ridimensionamento dello Sprar, dove gli enti locali gestori sono obbligati a rigide rendicontazioni e a spendere tutte le risorse ricevute nei progetti, a favore dei centri d’accoglienza straordinaria, dove, al contrario, non vige alcun obbligo di rendicontazione delle spese.

Infine, come ultimo atto, si è assistito all’abolizione del citato decreto Salvini, ma le carte in tavola non sono cambiate; cambiano in realtà i nomi, ma l’accoglienza straordinaria risulta essere quella predominante.

CASO CALABRIA

A ogni modo, in riferimento all’intero sistema di accoglienza calabrese, i dati parlano chiaro. Secondo il rapporto Sai 2022, infatti, la nostra Regione, almeno in riferimento all’emergenza afghana, risulta quella con la più alta percentuale di accolti (15 per cento), seguita poi da Campania (13 per cento), Puglia e Lombardia (10 per cento).

Ma passiamo ai dettagli. E cioè alla “mappa dell’accoglienza” che individua, provincia per provincia, i centri che aprono le porte a chi arriva da lontano e che, ancora, si rinviene grazie al lavoro svolto da ActionAid e OpenPolis (i dati sono aggiornati al 2022).

A livello generale emerge che Crotone è tra le province italiane che ospitano i centri con capienze medie maggiori (30, 05 per cento); in testa ci sono Gorizia (48,85 per cento), Grosseto (37,36 per cento), Roma (32,66 per cento), Treviso (32,38 per cento), Chieti (31,1 per cento), Livorno (30,81 per cento), Palermo (30,65 per cento).

Inoltre, Vibo è al secondo posto, subito dopo Milano, nella classifica sulle province all’interno delle quali sorgono i Cas più grandi. Tuttavia, in termini assoluti, dopo Torino è Cosenza la provincia con più comuni dove si sono insediati più centri.

FOCUS PROVINCE

Nel caso di specie, in riferimento alla provincia di Cosenza, il quadro che emerge è il seguente. I posti disponibili sono 2.002. Di questi 923 sono nei Cas e 1.079 nei Sai (già Sprar). Sono presenti in totale 1.225 persone (697 nei Cas e 528 nei Sai). Il numero di strutture è invece di 235, 27 Cas e 208 Sai.

Passiamo a Crotone. Posti disponibili: 1.112, di cui 372 nei Sai e 740 nei centri di prima accoglienza (dato Cas non disponibile); presenze totali: 584, di cui 228 nei Sai e 356 nei cpa; numero di strutture: 37, di cui 36 Sai e 1 cpa.

Poi, Catanzaro. Posti disponibili: 817, 334 per i Cas e 483 Sai; presenze: 582, 307 nei Cas e 275 nei Sai; numero strutture: 98 centri, di cui 7 Cas e 91 Sai.

Vibo Valentia presenta invece questa situazione. Posti disponibili: 386, di cui 202 Cas e 184 Sai; presenze: 162, di cui 121 nei Cas e 41 nei Sai; numero strutture: 42, di cui 3 Cas e 39 Sai.

Vediamo Reggio Calabria. Posti disponibili: 1.103, di cui 238 nei Cas e 865 nei Sai; presenze: 565, di cui 143 nei Cas e 422 negli Sprar; numero strutture: 180, di cui 19 Cas e 161 Sai.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE