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CIRÒ MARINA – Il certificato antimafia? Non è stato chiesto dall’ufficio “per un mero errore materiale”. Ed ecco che in municipio scoppia il caso del campo da padel: lo sportello unico dell’edilizia ha concesso e, poi, ha velocemente annullato il permesso di costruire alla società “Signor Padel“, che ha come amministratore unico, Giuseppe Farao, figlio del boss Silvio.

La notizia ha scosso l’ambiente, perché Silvio Farao è stato condannato a 30 anni di reclusione, mentre il figlio Giuseppe a 13 anni e 6 mesi (nonché alla pena accessoria del divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione) nel processo di primo grado scaturito dall’operazione antimafia “Stige”.

Pertanto, altrettanto tempestivamente, il sindaco Ferrari ha revocato il decreto con cui aveva conferito l’incarico di responsabile dell’ufficio urbanistica all’architetto Raffaele Cavallaro, ossia al tecnico che aveva in un primo tempo concesso il permesso sopra citato, addebitandogli la violazione delle linee di indirizzo dettate dall’esecutivo.

Come si sono svolti i fatti? Il 29 aprile scorso, il trentottenne Giuseppe Farao, in qualità di amministratore unico della società “Signor Padel srls” e di proprietario, ha presentato la richiesta di permesso di costruire una tensostruttura da adibire a campo da padel su un terreno ubicato in località Taverna. Gli oneri concessori ammontavano a 9.859,43 euro.

L’1 giugno, il responsabile dello sportello unico per l’edilizia, architetto Raffaele Cavallaro, ha rilasciato il permesso di costruire alla società “Signor Padel”. Il provvedimento è stato, quindi, pubblicato sull’albo pretorio online.

La sera del 2 giugno il sindaco Ferrari ha scritto un post su Facebook, comunicando di avere immediatamente convocato gli uffici e di avere chiesto delucidazioni in merito alla procedura e all’istruttoria propedeutica al rilascio del permesso.

Ieri, l’architetto Cavallaro ha avviato il procedimento di revoca o annullamento del permesso, essendosi reso necessario un riesame “per acquisire la prescritta documentazione inerente i requisiti dei soggetti richiedenti”. In una nota, il sindaco Ferrari ha poi chiarito che “per un mero errore materiale non è stato richiesto il Bdna, il certificato antimafia“, e che la condanna non definitiva ha consentito a Giuseppe Farao di “anticipare la richiesta di costruzione dell’impianto.”

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