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Una persona è stata arrestata e altre sei sono indagate per riciclaggio in una operazione svolta tra Toscana e Calabria, sequestrate note attività commerciali

FIRENZE – Ad un imprenditore calabrese attivo a Firenze è stato sequestro un patrimonio complessivo stimato in circa 3 milioni di euro. Secondo l’antimafia si tratta di un imprenditore collegato a clan della ‘ndrangheta.

L’operazione “Becco d’oca” condotta dalla Direzione investigativa antimafia di Firenze, al termine delle indagini coordinate dal procuratore della Repubblica di Firenze, Giuseppe Creazzo e dal sostituto procuratore Ettore Greco Squillace (ora procuratore della Repubblica di Livorno), ha portato al sequestro nei confronti dell’uomo che da anni aveva trasferito i propri interessi economici in Toscana.

Sei sono gli indagati nell’ambito dell’operazione: quattro sono originari di Strongoli (Crotone), uno della provincia di Cosenza e uno della provincia di Bologna. Uno degli indagati, un imprenditore calabrese di 80 anni, Giuseppe Iuzzolino, residente a Strongoli ma domiciliato a Firenze, è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di bancarotta fraudolenta, reato emerso durante le indagini in un procedimento a se stante e portato avanti dalla sezione di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza, ma poi confluito nella stessa operazione della Dia.

Le indagini hanno consentito di accertare come l’imprenditore, coadiuvato da alcuni ‘prestanome’, avrebbe effettuato, nel tempo, ingenti investimenti societari e/o immobiliari a Firenze e a Prato, in mancanza di una lecita capacità reddituale.

Le ricostruzioni effettuate dagli investigatori hanno messo in evidenza, in particolare, il frequente ricorso allo strumento contabile del “finanziamento soci” che ha consentito alla società di disporre di capitali senza ricorrere al mercato finanziario. Nello specifico, questa liquidità, hanno spiegato gli investigatori, veniva travasata nelle casse delle imprese direttamente dai soci, quale forma di auto-finanziamento, mediante un sofisticato sistema di reimpiego di capitali acquisiti illecitamente. Gli uomini della Dia di Firenze hanno così potuto ricostruire la reale capacità patrimoniale dell’imprenditore.

In questo contesto, è stata, inoltre, accertata l’esistenza di un flusso di denaro verso la Calabria in favore del reggente della ‘ndrina ‘Giglio’ di Strongoli (Crotone), sul quale sono in corso ulteriori approfondimenti investigativi.

I BENI SEQUESTRATI – Il provvedimento, eseguito nelle province di Crotone, Firenze e Prato, ha portato al sequestro preventivo di 9 società; 3 bar-pasticcerie; 1 ristorante-pizzeria; 7 appartamenti; 5 beni mobili registrati (autoveicoli e motoveicoli); 42 rapporti bancari, tra conti correnti, libretti di deposito e dossier titoli.

Tra i beni sottoposti ad amministrazione giudiziale vi sono alcuni noti locali di Firenze come il bar pasticceria Caldana di Piazza Pietro Leopoldo, il bar pasticceria Il Barco ed il ristorante pizzeria Pizzaman, entrambi in via Baracca ed il bar Becco d’Oca in via Francesco Ferrucci a Prato. Di particolare pregio gli immobili facenti parte del complesso immobiliare ‘Il Teatro’ nel quartiere il Pino di Prato.

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