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CAMPOBASSO – «Mia sorella è stata abbandonata dalla istituzioni, non è stata uccisa solo dalla ‘Ndrangheta, ma anche dalle istituzioni che non l’hanno aiutata, non l’hanno saputa tutelare. In questo caso lo Stato ha fallito».

Non usa mezzi termini Marisa Garofalo, sorella di Lea Garofalo, la testimone di giustizia uccisa a Milano nel 2009, durante una iniziativa a Campobasso organizzata dal Comune per ricordare la donna che visse per un periodo proprio nel capoluogo molisano e dove subì, con la figlia Denise, un tentativo di sequestro.

Per Marisa Garofalo «La sua è una storia di grande coraggio e io adesso cerco di farla conoscere soprattutto ai più giovani, affinché possa scuotere le coscienze».

All’iniziativa, che si è svolta alla scuola Petrone davanti ad una platea di studenti, ha partecipato, tra gli altri, anche il procuratore di Campobasso Armando D’Alterio che guidò le indagini sui fatti avvenuti nel centro storico del capoluogo molisano. «Lea Garofalo – ha ricordato – aveva un temperamento ribelle e senza questo temperamento non avrebbe fatto le scelte coraggiose che ha fatto». L’incontro di Campobasso è stato promossa proprio a sette anni esatti di distanza dal tentativo di sequestro subito dalla Garofalo e da sua figlia in città.

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