X
<
>

La conferenza stampa di Gratteri e delle forze dell'ordine

Condividi:
5 minuti per la lettura

CATANZARO – Associazione di tipo mafioso, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, malversazione ai danni dello stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e altri reati di natura fiscale, tutti aggravati dalla modalità mafiose. In 68 sono finiti nella rete della Dda di Catanzaro alle prime luci di oggi. Boss e picciotti della ‘ndrangheta, ma anche imprenditori e insospettabili.

IL VIDEO: LE FASI DI PREPARAZIONE DEL BLITZ

IL VIDEO: I CARABINIERI IN AZIONE

Gli affari sull’accoglienza dei migranti

Tra di loro anche Leonardo Sacco, governatore della Misericordia di Isola Capo Rizzuto che gestisce il centro migranti di Isola Capo Rizzuto, e il parroco di Isola, don Edoardo Scordio. I due sono accusati di associazione mafiosa, oltre a vari reati finanziari e di diversi casi di malversazione, reati aggravati dalle finalità mafiose. 

LA SCHEDA: TUTTI I NOMI DELLE PERSONE FERMATE

Le indagini hanno evidenziato l’infiltrazione della cosca Arena nel tessuto economico crotonese e, in particolare, il controllo mafioso, da più di un decennio, di tutte le attività imprenditoriali connesse al funzionamento dei servizi di accoglienza del centro “Sant’Anna” di Isola Capo Rizzuto. La cosca, tramite Sacco, governatore della “Fraternità di Misericordia”, si è aggiudicata gli appalti indetti dalla Prefettura di Crotone per le forniture dei servizi di ristorazione nel centro di accoglienza di Isola di Capo Rizzuto e di Lampedusa, affidati a favore di imprese appositamente costituite dagli Arena e da altre famiglie di ‘ndrangheta per spartirsi i fondi destinati all’accoglienza dei migranti.

[editor_embed_node type=”photogallery”]77812[/editor_embed_node]

 

Rispetto all’indagine sul Cara di Isola, il procuratore aggiunto Vincenzo Lubero ha spiegato: «L’aspetto più inquietante del centro di accoglienza è che abbiamo notato articoli che praticamente avvisavano gli interessati delle indagini. Ho visto Poerio e Sacco mettere i cellulari su una siepe e lì ho capito che tutti sapevano e temevo che non saremmo riusciti a carpire i segreti più intimi della cosca, come invece accaduto con fotogrammi della consegna del denaro».

SCOPRI TUTTE LE NOTIZIE SULL’OPERAZIONE JONNY
NEL FASCICOLO AD AGGIORNAMENTO DINAMICO

Il sistema per la spartizione del denaro è stato definito “semplice” dagli inquirenti: l’appalto sarebbe stato dato a Sacco e in origine i soldi passavano dalla Misericordia a diverse società con scopo di lucro e poi a società che hanno il compito di gestire la mensa. «A fronte di erogazione di 250 milioni di euro – ha sostenuto Luberto – 32 milioni sono finiti alla cosca di Isola». Un giro vorticoso di denaro, con pasti pagati, ma non sufficienti per sfamare tutti i presenti. Anche la squadra dell’Isola Capo Rizzuto, neo promossa in serie D, sarebbe stata nelle mani della Misericordia.

Commissariata la Misericordia

Subito dopo la notizia, la Confederazione nazionale delle Misericordie d’Italia ha annunciato il commissariamento della Misericordia di Isola Capo Rizzuto e della Federazione Regionale Calabrese, aggiungendo: «Otto secoli di storia non vengono cancellati da fatti, seppure presunti, così gravi e pesanti, continueremo a dare le risposte ai cittadini e alla popolazione più debole dando continuità ai servizi svolti dalla Misericordia non facendo mancare la risposta ai bisogni di assistenza e di carità». L’associazione conferma «totale fiducia nell’operato dell’autorità giudiziaria auspicando una rapida conclusione delle indagini. La gestione del centro di Isola Capo Rizzuto – è stato evidenziato – è da tempo affidata al consorzio ‘Opere di Misericordià con sede a Firenze che continuerà i propri compiti nell’interesse degli ospiti secondo i principi che ci contraddistinguono. Dal pomeriggio di oggi il consigliere nazionale Alberto Corsinovi sarà sul posto».

I contenuti dell’operazione “Jonny”

In 2000 pagine messe insieme dalla Procura sulla scorta degli indizi raccolti durante lunghe e difficili indagini, sono ricostruiti decine di episodi criminosi perpetrati ai danni della città capoluogo dalle braccia armate al soldo del temibile clan Arena di Isola Capo Rizzuto.

SOTTO CONTROLLO ANCHE LE SCOMMESSE SPORTIVE: LEGGI

Nel corso della notte, oltre 500 tra agenti della Polizia di Stato appartenenti alle Squadre Mobile delle Questure di Catanzaro e Crotone, Carabinieri del Ros e del Reparto Operativo – Nucleo Investigativo di Catanzaro e Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria e della Compagnia di Crotone con il concorso dei rispetti Uffici e Comandi centrali, hanno tratto in arresto i destinatari di un corposo provvedimento di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, guidata dal Procuratore Capo, Nicola Gratteri, che ha seguito personalmente le indagini coordinate dal procuratore aggiunto, Vincenzo Luberto, al fine di smantellare la storica e potentissima cosca di ‘ndrangheta che ormai tutto poteva tra le provincie di Catanzaro e Crotone. L’operazione è stata denominata Jonny ed ha potuto avvalersi anche delle dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia Santo Mirarchi.

LE REAZIONI: L’ANALISI DI GRATTERI E L’IRA DI SALVINI

I tentacoli sulla fascia ionica tra due province

Nel corso delle indagini è emerso, inoltre, che la cosca Arena, da decenni al centro delle vicende criminali nel crotonese, aveva imposto la propria assillante presenza anche sull’area ionica della provincia di Catanzaro ove, direttamente attraverso i propri affiliati, a mezzo di propri fiduciari nominati responsabili della conduzione delle attività delittuose o attraverso la messa “sotto tutela” di cosche alleate, aveva monopolizzato il business delle estorsioni ai danni di esercizi commerciali ed imprese anche impegnate nella realizzazione di opere pubbliche.

Tra il 2015 ed il 2016 infatti, in particolare a Catanzaro, una cellula della cosca, dipendente dalla cosca madre di Isola Capo Rizzuto ma radicata nel capoluogo, aveva perpetrato una serie impressionante di danneggiamenti a fini estorsivi per fissare con decisione la propria influenza sull’area mentre cosche satelliti della famiglia Arena avevano fatto altrettanto nell’area, di rilevante interesse imprenditoriale e turistico, immediatamente a sud di Catanzaro ricadente nei comuni di Borgia e Vallefiorita. Fatta luce anche sugli incendi dolosi che hanno mandato in fumo un noto ristorante (LEGGI) e uno storico stabilimento balneare (LEGGI) a Squillace Lido.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE