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La conferenza stampa di presentazione dell'operazione

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Al centro delle indagini la cosca Farao-Marincola, tra le più potenti organizzazioni criminali con ramificazioni nel nord e in Germania

CROTONE – I carabinieri del Ros e del comando provinciale di Crotone hanno notificato 169 provvedimenti restrittivi nei confronti di presunti appartenenti alla ‘ndrangheta e loro favoreggiatori. Tra gli arrestati il presidente della Provincia e sindaco di Cirò Marina Nicodemo Parrilla, il sindaco di Strongoli Michele Laurenzano e quello di Mandatoriccio Angelo Donnici. 

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SULL’OPERAZIONE “STIGE”

Parrilla è accusato di associazione mafiosa ed è ritenuto dagli inquirenti il rappresentante della cosca nelle istituzioni locali. Preso atto degli arresti, il prefetto di Crotone Cosima Di Stani, ha disposto, ai sensi dell’art.11 comma 2 del Decreto Legislativo n.235/2012, la sospensione degli amministratori colpiti dal provvedimento cautelare, appartenenti alla Provincia di Crotone ed ai Comuni di Cirò Marina, Strongoli, Casabona e Crucoli. Inoltre, è scritto in una nota della Prefettura, «vista la complessa situazione del Comune di Cirò Marina, dove risultano attinti da provvedimenti restrittivi cautelari sia il Sindaco che il Vice sindaco, ha nominato, ai sensi dell’art. 19 del Regio Decreto 3 marzo 1934 n. 383, un Commissario presso lo stesso Comune, nella persona del dott. Eugenio Pitaro, vice prefetto, dirigente dell’Area ordine e sicurezza pubblica presso la stessa Prefettura, con i poteri di Sindaco e di Giunta Municipale».

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Complessivamente sono una decina gli amministratori locali coinvolti, tra i quali figurano anche il vice sindaco di Casabona Domenico Cerrelli e il presidente del consiglio comunale di Cirò Marina Giancarlo Fuscaldo. 

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Al centro delle indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, le attività criminali della cosca Farao-Marincola, una delle più potenti cosche calabresi con ramificazioni anche nel nord Italia (in particolare Emilia Romagna, Veneto, Lazio, Lombardia) e in Germania. Sono stati anche sequestrati beni ritenuti riconducibili alla cosca per oltre 50 milioni di euro complessivi. Si tratta di patrimoni, viene sottolineato dagli investigatori, accumulati illecitamente nel corso degli anni.

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Secondo quanto emerso dall’indagine, curata dal procuratore Nicola Gratteri, dall’aggiunto Vincenzo Luberto e dai pm Domenico Guarascio, Fabiana Rapino e Alessandro Prontera, la cosca Farao si sarebbe infiltrata in tutti i settori della vita economica locale: dal porto di Cirò al commercio del pescato, dalla raccolta dei rifiuti al business dei migranti oltre che il settore turistico e le slot machine.

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Uno scenario definito dai carabinieri di «pervasiva infiltrazione mafiosa» in diversi settori economico-imprenditoriali, dal commercio di prodotti vinicoli e alimentari alla raccolta dei rifiuti; dai servizi funebri agli appalti pubblici. Scoperta, inoltre, una «fitta rete di connivenze» da parte di amministratori pubblici.

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L’ordine di indagine europeo

«In questa indagine, per la prima volta, è stato utilizzato un nuovo strumento giuridico: l’ordine di indagine europeo». Lo ha detto il magistrato italiano Filippo Spiezia, vicepresidente di Eurojust, organismo istituito nel 2002 per sostenere e rafforzare il coordinamento e la cooperazione tra autorità nazionali nella lotta contro le forme gravi di criminalità transnazionale che interessano l’Unione europea, che ha partecipato in collegamento video dall’Aia alla conferenza stampa sull’operazione “Stige”.

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«Ringrazio – ha detto Spiezia – la Procura di Catanzaro per la fiducia che ha riposto nei servizi di Eurojust. La nostra collaborazione ha rafforzato il coordinamento tra la procura italiana e quelle tedesche per eseguire contestualmente le ordinanze custodiali nei due Paesi». Negli uffici di Eurojust erano presenti anche i magistrati tedeschi e il sostituto procuratore di Catanzaro Alessandro Prontera.

 La soddisfazione di Gratteri

“La più grande operazione fatta negli ultimi ventitré anni per numero di arrestati. Non nasce a caso, ma è il frutto di un progetto, di un’idea”. Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, non usa mezzi termini nel presentare gli esiti dell’operazione “Stige” contro la cosca Farao Marincola, una delle consorterie mafiose più potenti e antiche.

I 169 arresti, il coinvolgimento diretto di politici e imprenditori, l’avere colpito direttamente gli imponenti affari della ‘ndrangheta, hanno fatto esultare il magistrato. Davanti a lui anche il comandante generale dell’Arma dei carabinieri, il generale Tullio Del Sette, che ha deciso di presenziare alla conferenza stampa tenuta a Catanzaro per testimoniare la propria vicinanza al lavoro portato avanti da Carabinieri e magistratura.

Ed è proprio a Del Sette che Gratteri si è rivolto, raccontando un retroscena: “Prima di arrivare qui come procuratore capo – ha detto – sono andato a trovare anche il generale Del Sette e la sua presenza dà l’idea del progetto che ho presentato. E’ stato il primo a credere in tutto questo, tant’è che prima ancora che io arrivassi ha mandato in Calabria uomini di prima classe. Li ha mandati in periferia, al fronte, ha rischiato, ma è riuscito a motivarli al meglio”.

Il procuratore Gratteri, nel complimentarsi con gli investigatori, ha sottolineato i risultati raggiunti con l’operazione: “E’ un’indagine da portare nelle scuole di polizia giudiziaria ed in quella della magistratura – ha detto – anche perché riguarda soprattutto la parte economica e con la ‘ndrangheta che ha messo i suoi uomini direttamente nella gestione del potere”. 

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