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La caserma realizzata a Cutro

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CUTRO – «Vigiliamo il perimetro». Mimetica, pizzetto e fisico da Rambo, uno dei dieci militari dell’esercito che presidiano i 96 alloggi completati e collaudati quattro anni fa ma mai utilizzati nell’ambito del progetto per la realizzazione di una caserma che avrebbe dovuto ospitare un reggimento della fanteria composto da 1200 uomini tra soldati e ufficiali, spiega in che consiste il suo lavoro a Cutro.

Mentre lui e il suo collega, che incontriamo durante la pausa pranzo al ristorante Flamingo – ovviamente convenzionato – vigilano il perimetro, quelle nove palazzine color pietra aretina si stanno deteriorando. Ci sono macchie di umidità ben visibili anche dalle sbarre che delimitano la zona militare, segno di una mancata manutenzione nella Calabria degli sprechi. Sono costate quasi 20 milioni, le palazzine, nell’ambito del primo lotto di lavori per l’insediamento militare”.

Era l’attacco di un servizio del Quotidiano pubblicato il 31 dicembre 2013 che innescò, qualche settimana dopo, l’apertura di un fascicolo per presunto danno erariale da parte della Procura regionale presso la Corte dei conti. La Guardia di finanza di Crotone fu delegata a svolgere accertamenti. Acquisizioni documentali e accurati sopralluoghi però non sarebbero serviti a nulla. Da quanto è stato possibile apprendere, successivamente il procedimento è stato archiviato.

È l’inedito retroscena che fa da sfondo a un dibattito apertosi in seguito alla proposta, emersa dal tavolo svoltosi a Cutro a cui hanno partecipato la Difesa, il Demanio, il Comune e la Provincia di Crotone (assente la Regione Calabria), di trasferire nell’incompiuta di Cutro la Scuola per allievi agenti della polizia di Stato di Vibo Valentia (LEGGI), dove il ministero degli Interni paga un milione di affitto alla Bnl (LEGGI).

Una proposta – peraltro manco messa a verbale, come già riferito dal Quotidiano – che ha suscitato l’alzata di scudi del senatore Giuseppe Mangialavori e del Siulp di Vibo. Intanto, gli anni passati dal collaudo delle palazzine sono saliti a dieci, mentre sono 21 quelli trascorsi dall’accordo di programma per la realizzazione della caserma che avrebbe dovuto accogliere un reggimento di fanteria, una roba che non ha più senso perché intanto è cambiato il modello di reclutamento ed è venuto meno l’obbligo di leva.

Il generale Gianluca Gambardella, direttore del Geniodife, era venuto a Cutro col preciso mandato di svincolare l’Esercito dall’accordo ma il commissario straordinario del Comune, Domenico Mannino, ha battuto i pugni e ha fatto mettere nero su bianco che la Difesa si impegna a realizzare un’opera equivalente ed il collegio di vigilanza è stato pertanto allargato al Demanio.

Tra le proposte fatte al tavolo c’è anche quella di trasferimento della Scuola di polizia di Vibo, ma è soltanto una delle ipotesi al vaglio. Nel dibattito s’inserisce il circolo Pd di Cutro, il cui segretario, Domenico Voce, sulla falsariga dell’atteggiamento tenuto dal commissario Mannino, evidenzia che «l’investimento fatto dal Comune, che ha speso quattro milioni per espropri di terreni e opere di urbanizzazione, non può essere risolto con un nulla di fatto».

Da qui l’appello a costituire «un fronte comune col commissario» affinché «lo Stato s’impegni a realizzare un’opera di pari portata a quella della caserma, che potrebbe anche essere la Scuola di polizia. A Cutro – aggiunge Voce – c’è bisogno di un presidio delle forze dell’ordine, specie in questo periodo in cui è al centro di numerose inchieste antimafia, anche per rassicurare la comunità. Bene anche – aggiunge ancora – la proposta di ospitare i contingenti attualmente alloggiati in residence convenzionati». Voce ricorda anche che per realizzare l’opera «fu trasformata la destinazione di terreno agricolo» e che era «inconcepibile la richiesta della Difesa di scaricare sul Comune la proprietà di un bene i cui costi di gestione emanutezione sarebbero esorbitanti”».

L’alternativa, in caso di mancata realizzazione di opere equivalenti, sarebbe «demolire le palazzine, risarcire il Comune e restituire i terreni ai proprietari».

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