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La "copiata" dei Laforgia di Crotone

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CROTONE – Undici condanne pesanti nel processo col rito abbreviato scaturito dall’inchiesta che nel febbraio dello scorso anno portò all’operazione Orso, con cui sarebbe stato disarticolato il market all’aperto della vendita al dettaglio di stupefacenti – cocaina, eroina, marijuana, hashish – nel popoloso quartiere Fondo Gesù, secondo l’accusa gestito all’ombra della ‘ndrangheta.

Il gup distrettuale di Catanzaro Gabriella Logozzo ha sostanzialmente accolto (in taluni casi andando anche oltre) le richieste del pm Antimafia Veronica Calcagno, che insieme al collega Domenico Guarascio coordinò l’inchiesta dei carabinieri della Sezione operativa della Compagnia di Crotone, partita dal ritrovamento della “copiata”, che ha già consentito di incastrare qualche pezzo da novanta e qualche emergente della ‘ndrangheta del Crotonese.

In particolare, 11 anni e 7 mesi di reclusione sono stati inflitti a Antonio Crugliano (26), di Crotone, 17anni e 9 mesi a Andrea La Forgia (53), di Crotone, 11 anni e 6 mesi a Ferdinando la Forgia (32), di Crotone, 20 anni a Gianluca La Forgia (38), di Crotone, l’imputato a cui è stata comminata la pena più elevata anche se per lui è caduta l’associazione mafiosa, 19 anni per Massimiliano La Forgia (35), di Crotone, 3 anni a Felice Perna (32), di Crotone, 11 anni e 6 mesi a Francesco Taverna (24), di Crotone, 11 anni e 2 mesi a Luciano Vaccaro (38), di Crotone, 9 anni e 10 mesi a Maurizio Valente (39), di Crotone, 4 anni e 5 mesi a Palmina Laudari (44), 12 anni e 5 mesi a Umberto Vona (34), di Crotone.

Altri quattro hanno scelto il rito ordinario. In particolare, il foglio contenente nomi e gradi della gerarchia criminale era stato scovato, nel dicembre 2016, insieme a tre pistole, a casa di Andrea La Forgia, assolto in appello dall’accusa di associazione mafiosa, accusa che invece ha retto per il fratello Massimiliano. Dalle intercettazioni a carico dei fratelli La Forgia sarebbe venuta la conferma, oltre che della loro appartenenza alla ‘ndrangheta, secondo gli inquirenti, anche dell’esistenza di un traffico di droga che determinava il continuo andirivieni di “clienti” dal “Gesù”.

Tutto nasce dalle frizioni in ambienti criminali provocate dal ritrovamento di quel “foglio”, tant’è che durante un colloquio intercettato Andrea La Forgia chiede alla moglie che ne “dicono” e osserva che già ne aveva buttato un altro analogo. Ma La Forgia si sta rivelando nuovamente imprudente ed è la donna a redarguirlo invitandolo a non parlare poiché l’ambiente poteva essere monitorato dalle forze dell’ordine. Ma dalle intercettazioni verrà fuori anche il coinvolgimento nel narcotraffico dei La Forgia.

Gli imputati erano difesi dagli avvocati Aldo Truncè, Mario Nigro, Carolina Carbone, Roberto Coscia, Fabrizio Salviati, Ilda Spadafora, Luigi Villirilli.

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