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Il presidente del Crotone Gianni Vrenna

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La sentenza nel processo Lucania Felix. Si tratta del genero di Ernesto Grande Aracri, Salvatore Romano, accusato di tentata estorsione al presidente del Crotone Gianni Vrenna

CUTRO (KR) – Il gup distrettuale di Potenza ha assolto “per non aver commesso il fatto” Salvatore Romano – genero di Ernesto Grande Aracri, fratello di Nicolino, il boss di Cutro, tra i più potenti capi della ‘ndrangheta – che era stato arrestato poco più di un anno fa nell’operazione Lucania Felix con l’accusa di essere stato il mandante di una tentata estorsione a Gianni Vrenna, titolare della ditta Salvaguardia ambientale e presidente del Crotone calcio.

Nella raffica di condanne disposte nel processo ai clan lucani svoltosi col rito abbreviato, spicca l’assoluzione del cutrese, assistito dall’avvocato Luigi Colacino, che ha sostenuto la totale estraneità del suo assistito all’accusa secondo cui sarebbe stato lui ad inviare il potentino Donato Lorusso, già condannato in via definitiva quale esecutore materiale della tentata estorsione, perché avvicinasse nell’ospedale San Carlo di Potenza due dipendenti della ditta di Vrenna, dedita all’esecuzione di un appalto per la raccolta, il trasporto e lo smaltimento di rifiuti ospedalieri.

Il tentativo di estorsione ai danni del presidente del Crotone

«A me dovete dare un pensierino, sono uscito dal carcere, altrimenti vi sfregio dove voglio, qui oppure a Crotone, chiedete a Papanice, a Cutro, a Isola e fino a Catanzaro chi sono». Un tentativo di imposizione di una tangente con aggravante mafiosa, in quanto veicolato avvalendosi della forza d’intimidazione derivante dal “riconoscimento” della cosca Grande Aracri di Cutro, ma non andato a segno, secondo l’accusa, per l’opposizione della vittima che denunciò.

Furono le dichiarazioni del pentito Giuseppe Liperoti a riattualizzare gli indizi per Romano, ma anche per Ernesto Grande Aracri, per il quale si procede a parte per la stessa accusa. Nell’ambito delle indagini, per la prima volta in Basilicata, fu rinvenuto un codice che serviva a fidelizzare i “locali” costituiti in quella regione, tutti affiliati ai Grande Aracri. Proprio a Ernesto Grande Aracri era molto vicino Donato Lorusso, nella cui abitazione fu rinvenuto il codice, fotografato dal collaboratore di giustizia Natale Stefanutti col suo telefono cellulare e consegnato agli inquirenti lucani cinque giorni dopo.

Grazie alla “favella”, il gergo ‘ndranghetistico, agli agenti della Squadra Mobile della Questura di Potenza si aprì tutto un mondo fatto di riti esoterici e di cariche mafiose. Perché in quel documento c’erano i nomi dei big delle cosche da tenere in “copiata”. Tra i quali Nicolino ed Ernesto Grande Aracri.

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