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BOLOGNA – Le scarpe che Vincenzo Iaquinta indossava nella “famosa” foto che sarebbe stata scattata in un bar di Gualtieri (Reggio Emilia) con il telefonino della consulente fiscale bolognese Roberta Tattini, il 19 giugno 2011, sarebbero state acquistate dall’ex calciatore nel 2013. La nuova “prova” è stata portata dal difensore dell’ex attaccante, l’avvocato Carlo Taormina, che difende Iaquinta e il padre Giuseppe nell’udienza preliminare del processo di ‘Ndrangheta “Aemilia”, in corso a Bologna.

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Iaquinta ha sempre contestato l’autenticità dello scatto di Tattini, pure lei imputata, che lo ritrae ad un incontro con esponenti della Cosca Grande Aracri. Una riunione a cui Iaquinta sostiene di non aver mai partecipato: l’immagine sarebbe a suo avviso un fotomontaggio. Sul telefonino c’è già stata una perizia disposta dal Gup. Ma nel corso della requisitoria, per dimostrare che le date non tornano, Taormina è tornato sull’argomento e ha portato la documentazione dell’acquisto delle scarpe da un rivenditore di Milano, a fine 2013. Il legale ha poi sostenuto che c’è un altro particolare singolare: nella foto del 19 giugno Tattini avrebbe il viso pulito, mentre in altre immagini della donna fatte prima, ad aprile, e dopo, a settembre, comparirebbe un’escrescenza sul naso, che nella foto di giugno non c’è.

Mentre il padre risponde di associazione di tipo mafioso, l’ex attaccante è imputato per una vicenda di armi, due pistole a lui intestate e trovate in una perquisizione nel Reggiano a casa del padre, che non poteva averle in seguito ad un divieto. “Le armi – ha detto Taormina – erano regolarmente denunciate e il padre le spostò all’insaputa di Vincenzo».

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