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Giuseppe Pio De Fazio

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CROTONE – Decisiva è stata la testimonianza della cuginetta 17enne di Taisiia Marseniyk, la bimba ucraina di cinque anni che era giunta da pochi giorni a Crotone insieme alla madre Liudmila, in fuga dalle bombe di Ternopil, e ha trovato la morte su una strada di campagna nella località Cantorato, travolta e uccisa da un furgoncino Fiat “Doblò”: è lei, fortunatamente rimasta illesa, che ha visto arrivare a velocità sostenuta il veicolo di media cilindrata a bordo del quale ha riconosciuto Giuseppe De Fazio, il 18enne che ora si trova in carcere per omicidio stradale aggravato, un reato commesso pur essendo sfornito di patente, ma solo di foglio rosa.

Così sarebbe stato svelato un grossolano tentativo di  depistare le indagini. L’autovettura, prima notata mentre transitava lungo la strada provinciale “22” in senso opposto, secondo quella testimonianza, dopo aver fatto inversione di marcia, si sarebbe diretta contro i tre pedoni che camminavano sul ciglio di quell’arteria di campagna, poco prima delle 19 della scorsa sera di sabato. Lei era col fidanzatino sedicenne, un italiano che abita da quelle parti ed ha riportato lesioni che ne hanno determinato il ricovero in prognosi riservata all’ospedale San Giovanni di Dio, il quale portava in spalla la piccola, per la quale, invece, non c’è stato scampo dopo essere stata sbalzata dall’urto a metri di distanza, tra ciuffi d’erba bagnata dalla pioggia.

È uno degli elementi che ha portato alla svolta nelle indagini sulla morte della bimba. I carabinieri del Comando provinciale di Crotone hanno, infatti, eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, firmata dal gip Michele Ciociola, nei confronti del giovane che, contrariamente a quanto dichiarato in un primo momento dal padre, era da solo alla guida del furgone pur non avendo conseguito la patente. Nei giorni scorsi pare ci fosse stato uno screzio tra il conducente del furgoncino e il sedicenne, e il motivo dell’alterco era proprio il fatto che entrambi volevano frequentare la cuginetta di Taisiia. Ma sulle zone d’ombra di questa vicenda si indaga ancora.

CAMBIO DI VERSIONE

Il 18enne arrestato era da solo, dunque, a bordo del veicolo, e non insieme al padre Francesco, imprenditore edile 44enne, che in un primo momento si era assunto la responsabilità dell’accaduto per coprire il figlio e poi, sempre per coprirlo, messo alle strette in caserma, aveva dichiarato di trovarsi al lato del passeggero al momento della tragedia.

Al cambio di versione ha contribuito la testimonianza della madre del ragazzo che ai carabinieri ha riferito che a guidare era il figlio e che di ciò era stata avvisata dal marito. Interrogato dal pm Alessandro Rho, alla presenza dell’avvocato Roberto Stricagnoli, il padre del ragazzo, indagato per omicidio stradale in concorso, aveva tentato, a quanto pare, di alleggerire le responsabilità del figlio ma poi ha ripercorso i fatti nuovamente, chiarendo che il figlio era da solo alla guida.

«Abbiamo sentito un forte rumore e un urto al parabrezza, non ci siamo fermati immediatamente ma poco distante, in quanto mio figlio si era fatto prendere dal panico al punto da far spegnere l’autovettura senza riuscire più a metterla in moto, siamo scesi dalla macchina e siamo ritornati indietro a piedi fino al luogo dell’urto e abbiamo visto un corpo maschile a terra, successivamente mi sono accorto anche del corpo di una bambina priva di coscienza e di una donna che cercava di rianimarla». Ma neanche questa versione ha retto, neanche con l’aggiunta della dichiarazione del figlio che sosteneva che il padre lo aveva “rassicurato” dicendo che si sarebbe assunto la responsabilità dei fatti visto che in agosto era già stato denunciato per guida senza patente.

Il RACCONTO DELL’INVESTITORE

Dalle informazioni fornite da testi presenti sul luogo della tragedia, i carabinieri avevano, del resto, acquisito elementi a carico del 18enne. Il ragazzo, assistito dall’avvocato Mario Siniscalco, ha sostenuto di non essersi accorto della presenza dei tre pedoni perché era buio. Pare abbia pure affermato di non conoscere il ragazzo travolto, poi svegliato dalla sua fidanzatina, subito dopo l’impatto che dev’essere stato violento. Lui davvero non s’è accorto di nulla in quel momento terribile. Intanto arrivava, con la sua Mini “Cooper”, il padre del ragazzo, con ogni probabilità contattato dal figlio, ma sugli scambi tra i due farà luce una perizia sui telefonini già sequestrati.

ESIGENZE CAUTELARI

Il pm ha quindi chiesto e ottenuto la misura cautelare in carcere disposta dal gip sia per pericolo di inquinamento probatorio, data la mancanza di chiarezza nelle versioni già rese dagli indagati su cui ha, invece, fornito una «callida ricostruzione» la madre del ragazzo, che per il rischio di reiterazione del reato, considerato il precedente della guida senza patente contestato ad agosto e il fatto che si sia messo al volante di sera, su una strada provinciale, in condizioni climatiche che avrebbero sconsigliato anche un conducente provetto. Ma tra le esigenze cautelari ci sono anche quelle desunte dalla personalità dell’indagato, che ha abbandonato la scena del delitto. Suo padre ha affermato che, non riuscendo a fronteggiarlo quotidianamente, aveva dovuto relegarlo in un’altra abitazione, e dal suo casellario spunta anche un perdono del Tribunale minorile per reati di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale.

LO SCHIAFFO

E poi c’è la scena dello schiaffo datogli da suo zio Andrea, notata dai carabinieri della Stazione di Cutro che stavano mettendo in sicurezza il luogo della tragedia mentre si avvicinava una moltitudine di persone. «Hai rovinato mio fratello», la frase udita dai militari. Un altro indizio decisivo.

L’AUTOPSIA

L’autopsia sul corpicino della piccola sarà eseguita oggi dal medico legale Isabella Aquila. A lei il compito di ricostruire con esattezza un dramma di proporzioni immense. Una tragedia nella tragedia della guerra.

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