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L'omaggio funebre a Rosario Curcio

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PETILIA POLICASTRO (CROTONE) – Il caso dei manifesti funebri dell’amministrazione comunale di Petilia Policastro in segno di cordoglio a uno dei sicari di Lea Garofalo, la testimone di giustizia strangolata, bruciata e i cui resti furono gettati in un tombino, approda al vaglio del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza.

C’è massimo riserbo sul contenuto della seduta presieduta dal prefetto di Crotone, Franca Ferraro. Sentito dai vertici provinciali delle forze dell’ordine, Saporito – lo aveva già fatto in questa intervista al Quotidiano – ha ammesso che è stato compiuto un errore e che non erano “opportuni” quei manifesti, anche se la prassi adottata sin dal suo insediamento, nell’ottobre 2021, era quella di far affiggere messaggi di condoglianze per tutti i defunti del luogo. Un automatismo, insomma, e non un’iniziativa ad hoc per esprimere partecipazione al dolore dei familiari del 46enne Rosario Curcio, suicidatosi nel carcere di Milano Opera dove stava espiando la condanna definitiva all’ergastolo per l’assassinio della testimone di giustizia; delitto a cui fornì un contributo occultando il cadavere e occupandosi della sua distruzione (LEGGI LA NOTIZIA).

Saporito si è difeso, da quanto è stato possibile apprendere, richiamando le iniziative sulla legalità e in memoria di Lea intraprese dall’amministrazione da lui guidata. Ma ora si scopre che proprio una componente della Giunta, l’assessore Maria Berardi, era presente ai funerali tributati da parenti e conoscenti a Rosario Curcio (tra gli esecutori dell’omidio di Lea Garofalo) che peraltro è nipote omonimo di colui che, stando alle sentenze, è il reggente della cosca di ‘ndrangheta di Petilia. Un suo figlio è, infatti, fidanzato con un fratello del suicida, e l’assessore era lì, nel momento in cui la bara veniva fatta roteare dai portantini secondo un’usanza locale che viene riproposta come omaggio alle vittime più giovani o morte prematuramente.

L’assessore, con delega ai cimiteri, è originaria della frazione Camellino, dove in maniera plateale è stato reso l’ ultimo saluto a Curcio, con tanto di lancio di fiori e palloncini e con la predisposizione di uno striscione con l’immagine del defunto in tenuta da body builder e il simbolo della Juventus, forse perché era un tifoso bianconero. I video di quelle scene, a cui hanno partecipato per lo più parenti e conoscenti del defunto, stanno divenendo virali e circolano sulla rete. I funerali erano stati vietati e nella chiesa del Carmelo la salma è stata soltanto benedetta, ma ciò non ha impedito quelle scene plateali.

I manifesti del Comune hanno suscitato indignazione bipartizan. A chiedere le dimissioni del sindaco si è aggiunto anche lo scrittore Roberto Saviano.

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