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«In data 28 agosto 2012 è stata fornita alle organizzazioni sindacali, da parte di UBI Banca, l’informativa «ufficiale» relativa all’ennesima manovra industriale che mira essenzialmente, anzi esclusivamente, ad un consistente abbattimento del costo strutturale del personale, determinando rilevanti tensioni occupazionali». Lo si legge in un comunicato dell’unità sindacale Falcri-Silcea, che annuncia, fra l’altro, la possibile chiusura della direzione generale di banca arime (acquisita dal gruppo) di Cosenza. Secondo la federazione sindacale, «la manovra prevede l’ennesima riduzione degli oneri del lavoro (già la semestrale al 30 giugno evidenzia un calo dell’aggregato del 6,1% – pari a circa 45 mln di euro – per effetto di precedenti manovre di contenimento) equivalente al costo di almeno 1.578 Risorse impiegate full time entro il secondo semestre 2013 da raggiungere, almeno in parte, già entro la fine del 2012 attraverso il recupero del costo corrispondente ad almeno 930 unità. L’obiettivo prefisso da UBI – scrive il sindacato – dovrebbe essere conseguito attraverso l’attivazione del fondo di solidarietà per l’accompagnamento alla quiescenza ed il ricorso a forme di flessibilità dell’orario di lavoro, nonchè mediante la chiusura di 78 Sportelli e la trasformazione di 79 Filiali in minisportelli, la razionalizzazione e l’efficientamento delle Strutture di UBIS, la riorganizzazione di diverse funzioni in essere presso la Capogruppo, la rimodulazione dell’assetto commerciale di Rete e la ridefinizione organizzativa di alcune Società Prodotto, la chiusura della Direzione Centrale di Banca Carime su Cosenza». Sud, dunque, particolarmente penalizzato, Unità sindacale Falcri-Silcea riconferma il giudizio critico sulla manovra decisa da UBI «in quanto, oltre ad evidenziare gravissimi elementi di squilibrio, determinerà ancora una volta la riduzione dei livelli occupazionali e l’ulteriore grave indebolimento dell’azione di presidio dei territori e, quindi, la perdita di importanti porzioni di mercato. Ancora una volta, quindi, – scrive il sindacato – si assiste ad una manovra aziendale i cui contenuti non rispondono ad una strategia complessiva di sviluppo nel tempo ma mirano solo ad abbattere il costo del lavoro nel breve periodo, determinando – pericolosamente – l’ennesimo deterioramento della capacità produttiva delle Aziende di UBI che operano nei diversi territori. La manovra, inoltre, «stride fortemente – si legge – con i positivi risultati di bilancio consolidati al 30 giugno 2012, comunicati recentemente da UBI, che confermano invece la solidità patrimoniale, l’equilibrio strutturale, la buona posizione di liquidità del Gruppo e soprattutto la crescita – rispetto allo stesso periodo dello scorso anno – della redditività con un utile netto normalizzato a 120,5 milioni (+72,1% rispetto al 1* semestre 2011). «Rispetto al suddetto contesto economico e patrimoniale di UBI Banca, – continua Falcri-Silcea – non è accettabile che le scelte aziendali operate in questi anni – evidentemente errate e poco lungimiranti in quanto inadatte a rilanciare il Gruppo – e, evidentemente, il mancato conseguimento di «adeguati» utili da ridistribuire agli azionisti vengono ancora una volta scaricate, addirittura totalmente, sui Lavoratori del Gruppo». Unità sindacale FALCRI-SILCEA ribadisce quindi, «in modo pregiudiziale, che dal confronto relativo alla manovra in atto dovranno scaturire soluzioni condivise in grado di definire criteri e regole certe in un’ottica di equa distribuzione, a tutti i livelli, dei sacrifici richiesti e senza discriminazione alcuna. Non è più possibile, ad esempio, accettare un sistema di governance che mantiene in essere, ai massimi livelli, l’inutile e dispendiosa duplicazione dei centri di costo. Sarà, inoltre, necessario – continua la nota – che dall’imminente trattativa escano adeguati ed indispensabili correttivi rispetto al piano proposto, in grado di riequilibrare la manovra stessa ed i sacrifici richiesti nonchè di prevedere – come nel passato – garanzie atte a contenere al massimo ogni tipo di disagio sul Personale ad iniziare dalla gestione su base esclusivamente volontaria degli strumenti che si andranno ad introdurre, senza trascurare la necessità di garantire l’ingresso di nuove Risorse, facilitate anche dai nuovi strumenti ad hoc previsti dal nuovo contratto nazionale di lavoro e dalla limitazione dei processi di mobilità conseguenti, anche, all’ennesima chiusura/ridimensionamento degli sportelli».

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