X
<
>

Share
2 minuti per la lettura

CROTONE – La corsa al petrolio delle grandi Compagnie sulle coste dello Ionio calabrese è inarrestabile. Sono davvero tante le richieste inoltrate al Governo (Ministero delle sviluppo economico) di nuove ricerche in mare sulle coste Ioniche, oltre le Concessioni petrolifere già esistenti. Sono talmente tante che se fossero accettate tutte, il fondo marino potrebbe diventare un colabrodo. Tra Puglia, Basilicata e Calabria si profila la concessione di ricerca petrolifera per Transunion e Nautical Petroleum. Su un’area estesa 623 chilometri quadrati, nel settore settentrionale del Mar Ionio, all’interno del Golfo di Taranto (zone marine D e F). E’ del 14 maggio scorso la richiesta inoltrata nuovamente (la sigla è d 68 FR-TU) proposta dalla Compagnia. Si tratta del tratto di costa compreso tra Roseto Capo Spulico e Scanzano: è ubicata al largo, l’area di mare oggetto della richiesta di Permesso di ricerca idrocarburi. Le province coinvolte nel progetto sono Cosenza, Crotone, Lecce, Matera e Taranto. Infatti l’area su cui si potrebbero evidenziare ripercussioni di tipo ambientale, dal fenomeno della subsidenza, ad alterazioni dell’eco-sistema o altri danni ambientali, per esempio alle aree marine protette, come quella di Crotone, sono molto più ampie delle zone in cui avviene la ricerca o l’estrazione petrolifera o metanifera vera e propria con l’installazione dei pozzi. L’iter del procedimento è in uno stadio avanzato, cioè alla Valutazione di impatto ambientale ed il temine per la presentazione di osservazioni scade tra poco più di un mese, esattamente il 13 luglio prossimo. Le prospezioni prevedono l’utilizzo di tecniche di rilievo sismico come l’air gun, un metodo che potrebbe, secondo studiosi del settore, causare squilibri e danni sull’ecosistema marino. Non osiamo neanche immaginare le conseguenze che una politica troppo permissiva potrebbe produrre in futuro. Ma tant’è, gli iter per trovare nuove vene e giacimenti proseguono senza sosta, gli interessi economici sono da capogiro, cifre che neanche riusciamo pronunziare bene. A poco valgono le proteste degli ambientalisti e dei cittadini. Lo Ionio fa gola a molti, dalla Shell ad Eni a Northon Petroleum, Nautical o Transunion Italia. Comunque si chiami la Compagnia, o lo ha già ottenuto o vuole un suo pezzo di mare o di terra, dove cercare pare con ottime probabilità di successo l’oro nero. 

LEGGI SULL’EDIZIONE CARTACEA IL SERVIZIO INTEGRALE A FIRMA DI MARINA VINCELLI
Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE