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Mario Oliverio

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TESSERA o no, la fase congressuale che il Pd sta attraversando ha rappresentato e rappresenta il suo ritorno sulla scena dem, con un impegno comunque diretto, dell’ex governatore Mario Oliverio. Schierato con la mozione Cuperlo, ha anche richiesto l’iscrizione al suo partito che al momento l’ha congelata, in attesa di verifiche. Di questa vicenda e del congresso abbiamo parlato con lui.

La segreteria regionale del Pd, per questo congresso, ambiva all’unità. L’impressione invece è che il voto potrebbe trasformarsi – non sarebbe la prima volta – in una resa dei conti. Lei che ne pensa?

«A quali conti si riferisce? In una situazione fallimentare come questa non mi pare ci possano essere rese dei conti da fare. Ci sarebbe piuttosto da riflettere e da agire per ricostruire ponendo al centro l’interesse collettivo e mettendo da parte preoccupazioni di ordine personale e meschine logiche di posizionamento. Non mi risulta che ci sia una segreteria regionale. Da quanto so c’è un segretario regionale eletto un anno fa che non mi pare abbia espresso posizioni politiche per costruire una condizione di unità politica attraverso un doveroso, reale e largo confronto. Piuttosto ho letto di una riunione del gruppo in Consiglio Regionale che si sarebbe svolta alla presenza del segretario regionale per decidere e chiedere di unirsi su un solo candidato alla segreteria nazionale del Pd. Il contrario di ciò che si richiede in un congresso, ancor più costituente, che dovrebbe essere occasione di un vivace e libero confronto tra posizioni e candidati diversi».

Il Pd ha posto il veto sulla sua tessera ai sensi dello statuto, come commenta? Faccio l’avvocato del diavolo, sarà stata la sua candidatura alle Regionali 2021, in alternativa al Pd, a non aiutare?

«Al momento non mi risulta siano state assunte decisioni formali in tal senso. In quanto alla mia candidatura di due anni fa ci sarebbe tanto da dire. L’allora responsabile degli enti locali Francesco Boccia, come persona informata dei fatti, è a completa conoscenza di come sono andate le cose. Dico solo che anche in quella vicenda il vizio e il limite interno di preservare un posto in Consiglio Regionale, evitando di correre rischi, è prevalso sull’interesse a rafforzare la coalizione di centrosinistra, guidata dal Pd, come d’altronde era già avvenuto nelle precedenti elezioni regionali del 2020, allorché la lista Democratici e Progressisti nella coalizione di centrosinistra elesse tre consiglieri regionali. Vorrei ora far notare che quello che sta per svolgersi, è un congresso costituente a cui sono stati chiamati a partecipare soggetti e personalità che anche nel recente passato hanno assunto posizioni diverse dal Pd e non mi pare siano state poste condizioni ».

A cosa si riferisce?
«Mi riferisco a forze che hanno aderito e partecipano al congresso costituente e che anche di recente si sono schierate, in occasione di elezioni amministrative e regionali, in posizioni e coalizioni diverse dal Pd (ad esempio Articolo 1, ndr). Mi piace ricordare anche che è stata apportata una modifica allo Statuto proprio per consentire ad Elly di candidarsi alla segreteria nazionale. E comunque la scesa in campo di Gianni Cuperlo, un dirigente serio e credibile, che stimo, aveva acceso anche in me una piccola luce di ottimismo. È stato proprio Gianni ad incoraggiarmi per dare un contributo al processo costituente che dovrebbe caratterizzare non solo questo congresso, ma anche la fase successiva».

Proiettiamoci più in là, alla fine del congresso. Nel caso in cui non vinca la sua mozione, lei continuerà a sentire il Pd come suo partito?

«Gianni Cuperlo ama ripetere che questo congresso sarà solo l’inizio di un percorso costituente che non sarà breve. Sono d’accordo con lui. I guasti prodotti in questi anni e le lacerazioni provocate nel rapporto con il popolo sono profonde. Ricostruire non è impossibile ma sarà faticoso. È necessario innanzitutto riconquistare la fiducia dei cittadini e per farlo bisogna esser credibili. La credibilità, lei mi insegna, non è fatta di parole ma di coerenza, di rigore, di etica, di comportamenti concreti che devono accompagnare la proposta politica e progetti credibili per affrontare e risolvere i complicati problemi economici, sociali, territoriali di questa fase guardando alle nuove generazioni e con una visione del futuro».

A «Quarta Repubblica» ha detto di essersi ritrovato solo nel suo partito (LEGGI), quando è esplosa la vicenda giudiziaria che l’ha riguardata, per una sorta di subalternità della politica alla magistratura. E anche dopo le assoluzioni che ci sono state, resta un certo ostracismo.

«La vicenda giudiziaria che mi ha riguardato è stata chiarita da una sentenza chiara e definitiva della magistratura giudicante: assolto perché il fatto non sussiste. È stata una vicenda dolorosa ancor più perché determinata da una palese e acclarata ingiustizia. Una vicenda che ha cambiato il corso della storia politica e istituzionale della Calabria spianando la strada al centro destra alla guida della Regione. Ha ragione lei, il Pd è incredibilmente stato in silenzio. Anche in presenza di sentenze assolutorie chiare e motivate da parte della Cassazione e della magistratura giudicante i dirigenti del Pd hanno preferito nascondersi. Ciò evidentemente pone un problema serio che non può essere eluso. Una forza riformista della sinistra europea non può eludere il problema di una giustizia giusta e della riforma di un sistema giudiziario che sia capace di contrastare con efficacia criminalità e corruzione nel rispetto delle garanzie e dei diritti della persona. Di riaffermare un giusto equilibrio tra i poteri come è in tutte le democrazie. Una forza riformista e della sinistra europea non può rincorrere il populismo giudiziario per costruire il consenso. La storia di questi anni dice proprio il contrario. Alla sinistra è richiesta una risposta equilibrata ed efficace per garantire sicurezza e libertà. Legalità, ma ancor prima etica e responsabilità. La funzione di una moderna sinistra deve essere quella di affermare una cultura del rispetto del bene comune e di far crescere un senso civico diffuso per liberare la società dalle furbizie dell’egoismo individualista. Una funzione che va ben oltre il legalismo di facciata, urlato e agitato per mero protagonismo mediatico. La politica deve riappropriarsi della funzione che le è propria, ovvero quella di guidare i processi in direzione della crescita della società. Una sinistra moderna deve recuperare visione ed autonomia e per questo deve trovare la capacità e la forza di liberarsi da condizionamenti e da ricatti di ogni tipo».

C’è stata una recente nota del gruppo regionale dem molto dura nei suoi confronti. Non la citano, ma il riferimento – quando si parla di uomini e percorsi ormai superati da non legittimare – è chiaro. Eppure nel gruppo ci sono esponenti dem a lei un tempo vicinissimi come Bevacqua e Iacucci. Come commenta?

«(ride) Cosa vuole che le dica… A questo proposito devo confessarle che in molti mi dicono che se stanno là, è colpa mia! Così come in tanti mi ricordano anche “la sindrome rancorosa del beneficato”. Un partito è un soggetto collettivo, vive e opera in una dimensione larga e non dovrebbe essere condizionato da limiti e miserie umane, da preoccupazioni personalistiche. Bisognerebbe piuttosto preoccuparsi di porre al centro della propria attenzione i gravi problemi della Calabria per dispiegare l’iniziativa politica che si richiede a una forza di opposizione in questa fase nella quale non mi pare i problemi vecchi e nuovi, a partire dalla sanità, siano non dico risolti (me ne guarderei bene) ma almeno avviati a soluzione. Per non parlare della autonomia differenziata, del Pnrr, delle risorse comunitarie, degli amministratori locali lasciati in solitudine, delle infrastrutture a partire dall’Alta Velocità e alla ferrovia jonica etc. Solo per citare alcune questioni sulle quali è calato un grave e preoccupante silenzio. Su questo avrebbe dovuto e dovrebbe riflettere, discutere, confrontarsi, agire una forza che ha la responsabilità di rappresentare la comunità dentro e fuori le istituzioni e non vivere esclusivamente con “il complesso” di Oliverio».

In questi giorni è scoppiata una velenosa polemica sulle tessere gonfiate, a partire dalla Campania. Qual è il suo pensiero?

«Un partito impegnato a celebrare un congresso costituente per tentare la risalita dalle cocenti sconfitte di questi anni dovrebbe evitare di riproporre i vizi e le degenerazioni che ricordano la fase di decadenza della Prima Repubblica. Una costituente dovrebbe nutrirsi dell’apporto di idee, di proposte, di esperienze e culture maturate nelle diverse funzioni e campi della società. La corsa sfrenata alla moltiplicazione numerica delle tessere nasconde altri fini ed è esclusivamente proiettata alla conta sul segretario al fine di poter presentare il pacchetto per contrattare posti in ruoli di direzione nel partito e nelle istituzioni. Vecchie pratiche che fanno il paio con logiche ad excludendum come quelle assurde che apprendo dai giornali, verso dirigenti come Pino Belcastro, Marco Palopoli, Ciccio Sulla, Domenico Voce ed altri, sostenitori della mozione Cuperlo, cancellati dall’anagrafe degli iscritti. Non mi pare un buon viatico per un partito impegnato in un’opera di ricostruzione. Prima di produrre ulteriori lacerazioni e danni chi ha la responsabilità di guidare il Pd dovrebbe uscire dal nascondiglio ed assumere le dovute decisioni. Non è mai troppo tardi per far prevalere buon senso e responsabilità».

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