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MENO male che siamo ai margini dell’Italia. Per fortuna tutti gli indicatori economici continuano a collocare la Calabria sul confine della Penisola (qualche millimetro oltre, per la verità). Provate a immaginare se, invece, fossimo a pieno titolo parte del Paese. Ci toccherebbe partecipare – non fosse altro che per rispetto al nostro status di cittadini italiani – ai grandi dibattiti che in questi giorni stanno stimolando, e arricchendo, le migliori intelligenze di tutta una nazione. Che fatica sarebbe prendervi parte.

Certo, qualcosa ce la perdiamo, ma tant’è: non pare proprio necessario per sopravvivere. Fare parte, a pieno titolo, di questo Paese, in questo periodo significherebbe doversi impegnare oltremodo con la testa e con la favella, ma anche essere sottoposti a forti emozioni. Anzi, prima ci toccherebbe strapparci i capelli per lo scandalo, scuotere – sconsolati – la testa per l’incredulità, battere i pugni sul tavolo per l’indignazione (e se anche non avessimo un tavolo a portata di mano, dovremmo comunque mimare, giusto per dare forza al senso profondo di indignazione). E subito dopo dovremmo dar fiato alle trombe per dire la nostra, per dare il nostro piccolo, ma doveroso, contributo – schierandoci dall’una o dall’altra parte – per analizzare in tutti i loro aspetti questioni fondamentali per la vita stessa del Paese. E come faremmo a sottrarci…

A partire da uno dei più grossi problemi che qualche giorno fa è piombato sull’Italia: la partecipazione alla trasmissione televisiva di Bruno Vespa di alcuni componenti della famiglia Casamonica. Inutile ricordare a quale vicenda sia legato questo cognome (anche qui, ai margini, è giunta notizia dei funerali in pompa magna di un boss a Roma salutati dal lancio di petali di rosa da un elicottero). Lassù, in Italia, è successo un putiferio. Mano a mano che si avvicinavano su Vespa, i venti dell’ipocrisia e del perbenismo si sono trasformati in uragano. E meno male che siamo qui. Quale contributo avremmo potuto dare… Se solo avessimo avuto quell’incombenza, da italiani, dico, avremmo potuto provare a fare notare che se quell’intervista fosse uscita su un piccolo o grande giornale nazionale probabilmente non avrebbe suscitato tutto questo scandalo, avremmo potuto sostenere che Vespa ha fatto solo il giornalista. Allora saremmo stati travolti da chi la pensa diversamente, e qualcuno forse sarebbe intervenuto a darci man forte…

Un po’ dispiace che, essendo qui, proprio sul limite del confine nazionale, i benefici di questo rilevantissimo dibattito non abbiano baciato anche le menti calabre. Ma, d’altra parte, se uno è fuori è fuori. E che dire dell’altra, sconvolgente, questione che ha scosso il Paese ieri? Che scandalo, che cosa terribile. E anche in questo caso saremmo stati costretti a strapparci i capelli, a scuotere la testa e a battere i pugni. E poi, a mente più fredda, che posizione prendere di fronte all’ennesima emergenza nazionale? Quanto tempo, con il capo tra le mani per favorire la concentrazione, avremmo dovuto passare appoggiati ad un tavolo (in questo caso il tavolo sarebbe stato necessario) per dire la nostra sull’incredibile assenza del premier Renzi dall’inagurazione della Fiera del Levante perché ad essa ha preferito una partitella di tennis in America? E ora, il Sud, che fine farà? Come riuscirà il Mezzogiorno a fare a meno degli incommensurabili benefici che dalla partecipazione alla Fiera del Matteo nazionale sarebbero derivati?

Che Paese idiota e ridicolo sta diventando il nostro. Che straordinaria incapacità di individuare i problemi veri sta sviluppando… Se solo ne facessimo parte a pieno titolo, se solo le noiose statistiche non ci facessero apparire su quel confine col precipizio (e ci manca poco che non ci convincano che è davvero così), ci sarebbe davvero da scandalizzarci. Si vuole attribuire significati straordinari alla mancata partecipazione di Renzi ad una Fiera, pur prestigiosa com’è quella di Bari, peraltro per assistere ad un evento sportivo storico (altro che partitella), una finale internazionale alla quale sono approdate due tenniste, peraltro del Sud. Se ci fosse andato, a Bari, molti, moltissimi avremmo pensato alla solita passerella. Ora invece ci scandalizziamo per l’esatto opposto. Come se davvero la questione fosse seria. Non lo è. Ma nell’era affascinante di Facebook, dei “mi piace”, delle mezze calzette che si svegliano personaggi, dei personaggi mortificati dalle urla, ci dev’essere qualche microbo nell’aria che sta infestando il cervello di molti, partendo da chi dovrebbe gestire questo Paese, riducendo la capacità di distinguere i problemi veri da quelli che servono solo per alimentare protagonismi a gratis, allontanandoci dalla strada maestra della serietà.

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