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Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il capo della Protezione civile Angelo Borrelli

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COSENZA – Alla fine hanno vinto le Regioni. Così sembra da quanto deciso ieri nella conferenza Stato-Regioni sulle “differenziazioni” territoriali in merito alle disposizioni per la fase 2. Il via libera a bar e ristoranti, parrucchieri e attività più a rischio ci sarà sicuramente: bisognerà però aspettare metà settimana per capire quali saranno le linee guida generali da applicare. Su questo sta lavorando il comitato tecnico scientifico del Governo per dare almeno una indicazione di massima alle Regioni.

E poi c’è la Calabria, “cassata” dal Tar sulle riaperture ma comunque pronta ad intascare una vittoria ribadendo quanto depennato dai giudici dal prossimo 18 maggio. E questa volta bisognerà dare un po’ di tempo ai ristoratori per adeguarsi.

Quello che però interessa di più in questo momento è capire come si farà con gli stabilimenti balneari, una delle economie più importanti della Calabria. Stando al comitato tecnico scientifico governativo si prevedono distanziamenti molto ampi tra gli ombrelloni, percorsi di ingresso ed uscita differenziati e chiusure in caso di mare agitato per evitare l’effetto aerosol e la dispersione di particelle. Ma su questo sembra esserci già una posizione “ostile” dal parte della Santelli. «Il Sud, che vive di servizi e non di grandi aziende, ha necessità urgente di ripartire. Abbiamo necessità di conoscere in tempo le famose “linee guida” per programmare un apparato vitale come la stagione turistica. Tutti i Governatori lo stanno chiedendo – prosegue – la “fase 2” è una fase di ripartenza, che non può essere uniforme con un paese profondamente diverso. Siamo in un periodo di osservazione perché abbiamo riaperto le grandi fabbriche. In Calabria non abbiamo aperto proprio nulla perché le fabbriche da noi non ci sono, io cosa devo osservare? Continuo a ripeterlo: non possiamo permetterci linee guida uniformi; ne circolano alcune che prevedono una distanza tra gli ombrelloni di 7/9 metri. Invito il Governo a spiegarmi come sia possibile farlo in Calabria, con una costa in gran parte erosa e frazionata, soprattutto in quelle aree dove il turismo è attività vitale e primaria».

Insomma, la Santelli parla di distanziamenti eccessivi che potrebbero penalizzare economicamente la Calabria: e la mitigazione del rischio invece?

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