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COSENZA – Portare alle urne gli astensionisti. È questo l’obiettivo che si sono posti tutti i candidati alla presidenza della giunta regionale. I quattro continuano nelle loro apparizioni pubbliche a rivolgere appelli verso chi, a votare, non ci pensa proprio.

La corsa agli astensionisti dovrebbe essere più vibrante negli oppositori del centrodestra, visto che i sondaggi individuano la lepre in Roberto Occhiuto. Il problema è capire come. Il primo punto che si pone è individuare chi siano questi astenuti che in Calabria arrivano a cifre elevatissime, ma non sempre reali.

A queste latitudini tra quelli che non andranno a votare, il 3 e 4 ottobre, non ci sono solo gli indifferenti, gli arrabbiati e i castigatori del sistema. Non andranno a votare i fuori sede, quelli che da lontano – siano essi studenti o padri e madri di famiglia che si ritrovano a Milano, a Pordenone o a Ravenna dove si trova lavoro – non sono sempre nelle condizioni di spendere i soldi di un viaggio per andare a depositare la scheda dentro l’urna. Una larga fetta della popolazione calabrese è in queste condizioni.

Non ci sono solo gli emigrati all’estero (altra grossa fetta soprattutto dopo la costituzione dell’Aire), sono tantissimi gli emigrati dentro l’Italia che è pur sempre un lungo stivale ben costoso da attraversare dal Nord al Sud.

A pensarci bene il fatto stesso di doversene andare lontano per avere una vita accettabile è uno dei motivi del tanto rancore verso la politica calabrese. Il circolo “Valarioti” aveva provato a rendere meno impattante il fenomeno depositando alla Camera una proposta di legge per il voto ai fuorisede, ma la politica ha fatto finta di niente.

Ci sono poi anche quelli che risiedono stabilmente in Calabria e che sono stanchi delle promesse della politica. La pandemia, in atto, rischia di far diventare un miraggio raggiungere anche gli scarsi dati delle ultime elezioni regionali. Insomma, di fronte a una situazione così complessa i competitor del centrodestra dovrebbero mettere in campo proposte o idee in grado di dare agli indecisi un motivo, anche uno solo, per depositare quella scheda nell’urna.

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Al momento, quando siamo quasi a metà della campagna elettorale, non ci pare stia andando così. I comizi di piazza ormai sono roba da archeologia politica, la pandemia ha messo in discussione anche le convention al chiuso e tutto questo porta ad una serie di piccoli incontri dove dire due/tre frasi di rito e via.

Nessuno sta, ad esempio, chiedendo conto al centrodestra di quanto ha fatto o non fatto in questi due particolarissimi anni. Un problema che per il centrosinistra parte da lontano ovvero da due anni fa, con il fallimento del progetto Callipo.

Dopo pochi mesi l’idea che aveva accarezzato il segretario Zingaretti di una rigenerazione si è infranta contro le dimissioni dell’imprenditore del tonno. Lo sbandamento è stato forte come dimostra tutto il can can relativo alla scelta del candidato del Pd e l’opposizione flebile che c’è stata in questi due anni in consiglio regionale. La Bruni quindi ha da scalare una montagna.

Certo c’è tutto il tempo per farlo ma forse serve un cambio di rotta visto che negli ultimi giorni il dibattito si è ridotto ad uno scambio di invettive sul piano personale che di certo non scaldano i cuori dei calabresi.

La Bruni prima ha litigato con De Magistris, poi con Jasmine Cristallo. Finalmente ieri si è ravveduta ed ha attaccato Nino Spirlì, uno che non si è preso la briga di candidarsi (perchè impegnato a governare, disse) ma ha già in tasca il tagliando da vicepresidente e soprattutto assessore alla Cultura.

Dal ragionamento non si discosta molto De Magistris che rischia sul lungo periodo di arrivare col fiato corto. La rivoluzione degli onesti è una bella immagine ma da sola non basta, serve anche qualche contenuto in più. Se davvero si vogliono convincere gli indecisi bisognerebbe ragionare su come far tornare a casa la gente di cui parlavamo prima, di garantire ai calabresi i servizi essenziali come la sanità, l’acqua, la raccolta rifiuti, i trasporti.

Spiegare davvero come mettere a reddito i quattrini del Pnrr che non ci verranno certo regalati dall’Europa, ma sono prestiti che dovranno essere restituiti. La partita decisiva quindi è utilizzarli in attività remunerative, altrimenti la Calabria sprofonderà ancora e difficilmente vedremo il tanto agognato ritorno alle urne.

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