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Amalia Bruni

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COSENZA – Il primo commento a caldo di Amalia Bruni, appena delineatosi l’andamento del voto, è stato quello di non sentirsi sconfitta (LEGGI).

Dottoressa, la vittoria di Occhiuto è stata ampia.. in che senso non si sente sconfitta?

«Un conto è il dato elettorale, un altro quello politico. Non mi sento sconfitta perché ho rappresentato un modo di pensare e di essere della politica per certi versi inedito. L’abbiamo fatto con una campagna elettorale partita in agosto praticamente, che come tutti sanno è un mese breve per le vacanze. Ho avuto anche la necessità di scollarmi dal mondo del lavoro dal quale provenivo per calarmi in quello della politica. Non era affatto scontato, viste le condizioni date, che riuscissimo a mettere insieme una coalizione fatta di tante anime e sensibilità culturali e renderla omogenea. Tutto questo per me è un successo».

A proposito di coalizione, tolti Pd e M5s, il resto è poca roba. Alcuni suoi candidati hanno preso un solo voto, forse è un record negativo per una competizione regionale…

«Mah guardi non mi pare un dato particolarmente rilevante. Avevamo molte liste alla loro prima esperienza perché abbiamo voluto mettere in piedi un’operazione politica ma soprattutto culturale. Il partito Animalista era sicuramente esordiente e per loro è stato importantissimo andare in giro a fare campagna elettorale, spiegare alla gente la loro visione. Anche per il Psi era un ritorno dopo molti anni. Lei mi continua a parlare di numeri, ma se guardiamo i dati significa che guardiamo al presente non al futuro. Pensi anche al risultato del M5s che per la prima volta entra in consiglio regionale in Calabria. Quello che abbiamo voluto fare era costruire un tessuto socio-culturale e connetterlo ai territori».

Ma personalmente si è pentita di questa candidatura, viste le condizioni di partenza magari poteva cimentarsi in altra occasione…

«Non mi era mai balenata in testa l’idea di fare politica. Per cui calcoli personali del tipo forse è meglio aspettare cinque anni, non mi sono nemmeno venuti in mente. Sono stata chiamata e ad una domanda, dopo averci riflettuto ed essermi consultata con alcuni amici, ho dato una risposta. E’ come un medico che deve dare una risposta all’emergenza, dice di sì pur sapendo che il suo intervento richiede un atto di coraggio».

E ora?

«Ora dobbiamo continuare, dalle postazioni che l’elettorato ci ha assegnati, a lavorare per costruire questo pensiero plurale di una comunità che ha voglia di camminare soprattutto su un terreno culturale per fare in questa legislatura una opposizione corretta e propositiva. Bisogna essere tanti e tutti insieme per farci trovare pronti al prossimo appuntamento elettorale con una visione condivisa e plurale della Calabria che abbia radici ancora più profonde».

Lei parla di comunità, ma come far riaffezionare la gente alla politica?

«Il discorso è che noi siamo di fronte ad un periodo difficile che spinge la gente a rifugiarsi nel privato perché ha troppe emergenze da risolvere. Veniamo poi da un astensionismo che ha radici antiche, generato da una classe dirigente che ha governato quasi esclusivamente in un’ottica clientelare che ha allontanato chi ogni mattina si alza per andare a lavorare per propri meriti. Questi meccanismi sono difficili da scardinare nel breve periodo. Per questo dico che è sbagliato calare l’astensionismo calabrese dentro il fenomeno che pure c’è ed è nazionale. Le dinamiche penso siano diverse. Il problema della Calabria è che non abbiamo quasi più giovani, oltre 350mila sono andati via per studiare o lavorare. Allora noi dobbiamo aumentare la qualità della vita sui territori, dare opportunità di lavoro, risolvere la questione di servizi primari come acqua, rifiuti, trasporti. Questo il lavoro che va fatto».

A proposito di partecipazione non trova curioso che nel nuovo consiglio regionale su sei donne elette, cinque siano del centrodestra?

«Io non credo che in questo caso si possa parlare di parità di genere. mi pare piuttosto un establishment politico che si perpetua per albero genealogico. Io non le conosco personalmente, ma se guardiamo i nomi si tratta di famiglie importanti che hanno sempre fatto politica, sono espressione di una classe dirigente che parla di rinnovamento ma che poi maschera semplicemente così il mantenimento dello status quo. Se guardiamo al dato elettorale ne troviamo conferma. I voti del centrodestra sono sempre stabili. Il dato di Occhiuto è perfettamente sovrapponibile con quello della Santelli».

Questo però non spiega perché il centrosinistra non ne abbia eletto nemmeno una a parte lei che era candidata presidente…

«Guardi qui c’è una contraddizione tutta calabrese. Tutti gridano al rinnovamento ma quando si presentano volti freschi ti chiedono: ma questi chi sono? E poi votano sempre gli stessi. Io ho avuto in lista fior di professionisti che non saranno campioni di preferenze ma la invito a leggere i loro curriculum e considerare che tipo di apporto potevano dare alla Calabria. Questo ragionamento è ancora più valido verso le donne, che sono più fragili. Che vuole questa ragazza? Meglio votare l’usato sicuro»

È delusa dalla legge sulla doppia preferenza?

«No, la ritengo una buona legge ed anche necessaria, ma forse la collettività non era matura. Dico questo perché non mi pare sia stata molto utilizzata. Fra gli 830mila votanti calabresi ci sono state quasi 50mila schede bianche o nulle. È evidente che le schede bianche sono di protesta, quelle nulle invece dimostrano che non abbiamo nemmeno saputo spiegare alla gente come si votava. Può sembrare minimale ma anche da queste piccole cose si costruisce una comunità. Poi c’è anche una responsabilità dei partiti che devono coinvolgere sempre di più giovani e donne che sono i veri motori del cambiamento».

A proposito di comunità, chi coinvolgerà nel percorso che ci ha descritto? Anche Oliverio e de Magistris?

«La priorità è tenere viva questa comunità per cui a breve ci incontreremo fra noi per discutere le future strategie a partire dal tipo di opposizione che faremo in consiglio. Certamente cercheremo costantemente un dialogo con gli altri colleghi di opposizione. Fra l’altro conosco personalmente da tempo il collega Ferdinando Laghi, l’altro esponente di de Magistris, Lo Schiavo, proviene dal Pd per cui abbiamo sensibilità comuni. Sul resto vedremo, lo sceglieremo insieme alla coalizione nei prossimi giorni».

Invece verso Occhiuto come si comporterà?

«L’ho sentito la notte stessa delle elezioni per fargli i complimenti. So che è una sorta di prassi istituzionale però lui mi sembrava genuinamente contento della telefonata. Ho già detto che farò un’opposizione dura ma costruttiva e spero anche propositiva. Lo stesso Occhiuto in questo senso ha chiesto una mano, noi siamo pronti a dargliela».

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