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REGGIO CALABRIA – Una cinquantina di finanzieri, coordinati dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna e appartenenti anche a Reparti del Corpo di Milano, Trento e Reggio Calabria, hanno eseguito, sul territorio nazionale e all’estero (Romania, Bulgaria e Svizzera), misure cautelari personali e reali nei confronti di soggetti accusati di aver contribuito, attraverso condotte preordinate al trasferimento fraudolento di valori, a reinvestire ingenti somme di denaro riconducibili alla cosca di ‘ndrangheta degli Iamonte, egemone nel territorio di Melito di Porto Salvo (Reggio Calabria) e con ramificazioni nel Nord Italia, tra le quali una vera e propria “locale” di stanza a Desio (Milano). Sono stati effettuati sequestri alla criminalità organizzata per oltre 4 milioni di euro.

Le misure cautelari disposte dal gip del Tribunale di Bologna, Alberto Gamberini, sono l’epilogo della vasta operazione “Black Fog” condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria di Bologna, le cui indagini, coordinate dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, nelle persone del procuratore aggiunto Francesco Caleca e del sostituto procuratore Flavio Lazzarini, sono state eseguite tra il 2019 e il 2021.

L’attività è stata sviluppata all’esito di una precedente indagine in materia di criminalità organizzata, eseguita dagli specialisti del Gico di Bologna e denominata “Nebbia Calabra”, nel corso della quale, fanno sapere i finanzieri, “era stata trovata copiosa documentazione, anche informatica, sui cospicui investimenti all’estero effettuati dal principale indagato grazie alla connivenza e al supporto di numerosi ‘colletti bianchì legati al mondo della finanza e dell’imprenditoria operanti nel nord est del Paese”.

Secondo i finanzieri è emersa la “gestione occulta, realizzata attraverso uno strumentale schermo societario di diritto rumeno, di due centrali idroelettriche in Romania in grado di generare redditi per due milioni di euro all’anno (la cui titolarità è riconducibile a una società con sede in provincia di Trento), alla disponibilità di numerosi rapporti finanziari presso banche svizzere (fra cui 1,6 milioni di dollari Usa in seguito movimentati verso un conto sammarinese) e al possesso di immobili di pregio in Bulgaria, oltre a investimenti in titoli Usa successivamente movimentati tramite bonifici mascherati da finanziamenti fra società estere per 15 milioni di euro”.

“Grazie alle informazioni fornite dalle Financial Intelligence Unit estere, vale a dire autorità nazionali indipendenti con funzioni di contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, sono state intercettate condotte di trasferimento fraudolento di valori aggravate dal cosiddetto metodo mafioso, in ragione della vicinanza dell’indagato alla ‘ndrina”, osservano i finanzieri.

“Condividendo il quadro probatorio ricostruito dalle Fiamme Gialle d’intesa con i magistrati della Procura della Repubblica di Bologna, il Tribunale ha emesso un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali consistenti negli arresti domiciliari del principale indagato, italiano, e nel sequestro preventivo del capitale sociale di una società italiana, del saldo di due conti esteri (rumeno e svizzero) fino alla concorrenza di 15 milioni di euro, delle quote societarie di due imprese rumene, di tre conti correnti e di due beni immobili a Sofia (Bulgaria)”, sottolinea la Guardia di Finanza.

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