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La droga sequestrata nell'operazione Aspromonte emiliano

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Il boss di San Luca si faceva chiamare “Nudol” come De Niro in “C’era una volta in America”. “Ragazzo” di Melissa acquistava grosse partite

“Pronti i due chili”. “Pacco venduto”. Creavano i gruppi sulla chat criptata SKY ECC per condurre indisturbati i loro affari di droga. Gennaro Lonetti da Melissa era uno dei più fidati uomini di Giuseppe Romeo, l’ex super latitante di San Luca ritenuto al vertice dell’organizzazione criminale dedita al narcotraffico smantellata dalla Dda di Bologna e dalla Guardia di finanza, l’altra notte, con l’operazione Aspromonte Emiliano. Almeno secondo gli inquirenti.

Lonetti, però, si rapportava anche con i cutresi Francesco e Salvatore Silipo, fratelli. Siamo in Emilia, terra colonizzata dalla ‘ndrangheta, soprattutto quella di matrice cutrese, ma Lonetti è ritenuto vicino al “locale” di Cirò (il padre, Francesco, è stato coinvolto in alcune operazioni antimafia). Il loro capo era Romeo che, dal covo spagnolo della latitanza, forniva indicazioni. Si faceva chiamare “Nudol”, Romeo, almeno nella chat numero 14 repertata dagli inquirenti, e chissà se la fascinazione proviene dall’immaginario protagonista, interpretato splendidamente dal grande Robert De Niro, di “C’era una volta in America”, il capolavoro di Sergio Leone che ripercorre le vicende di un gruppo di gangster.

Lonetti, nella conversazione intercettata, era, invece, il “ragazzo”, che si sarebbe dovuto recare a Bergamo a prelevare 30 chili di stupefacenti di Romeo, regista dell’operazione, ma, date le restrizioni dell’era Covid, doveva passare prima da “Salvo” (Silipo). Questi informava Lonetti che l’hashish doveva essere portato a Roma e poi in Calabria. «Il fumo che vai a prendere domani quando scendi giù lo lasci a Roma, poi vai in Calabria a caricare 25 colli, mi raccomando domani alle 5.30 alzati». Quindi, il successivo rientro a Reggio Emilia. “Bello apposto, arrivato”. Acquistava e riceveva droga per conto di Romeo e poi la rivendeva. E la custodiva, a Reggio Emilia. Soprattutto cocaina.

Lonetti faceva sempre acquisti rilevanti: uno, due, sette, dieci chili alla volta. Soprattutto tra il marzo e il maggio 2020, addirittura in piena pandemia. La droga giungeva a bordo di camion dalla Calabria. A lui si è arrivati perché si rivolse a un agente infiltrato della Guardia di finanza chiedendo di svolgere operazioni di prelievo per 260mila e 300 mila euro. Proprio analizzando i suoi molteplici contatti, e quelli di altri intermediari del falso broker, gli investigatori della Guardia di finanza hanno poi individuato e disarticolato una rete del narcotraffico facente capo al latitante  Romeo, esponente di primo piano dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta di San Luca; uno in grado di movimentare enormi flussi di cocaina e rapportarsi con i cartelli dei narcos sudamericani.

Nonostante l’arresto in Spagna del suo capo, avvenuto in Spagna nel marzo 2021, il sodalizio avrebbe avuto la forza di riorganizzarsi e rinvenire nuovi canali di approvvigionamento. A un certo punto, dopo l’arresto di alcuni uomini ritenuti vicini a Romeo, il gruppo decise, infatti, di soprassedere e passò all’hashish.

I messaggi, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sono inequivoci, anche quando sorgono fibrillazioni per la scarsa qualità. Il capo ne parla con “Zio Mostro” e “Piranha”. “Quei pacchi sono rotti”. I panetti marchiati “Mercedes” furono pertanto restituiti. Nelle chat si recriminava per gli errori,  e spunta pure una preghiera alla Madonna della Montagna del santuario di Polsi, poi risultata vana perché i carabinieri avevano “fatto gol alla grande”.  «Fussi a vergine i faci sta grazia, fussi a vergine da muntagna santa», diceva Giuseppe Giorgi, uno che porta un cognome dell’aristocrazia della ‘ndrangheta sanlucota, rivolgendosi a quella che veniva ritenuta la protettrice, appunto, degli ‘ndranghetisti.

Ma è una religiosità, quella dei boss, soltanto esteriore e da cui trapela una morale doppia, perché nella stessa conversazione si arriva a paventare una rappresaglia armata contro i carabinieri. Altro che preghiere.

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