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Associazione di stampo mafioso, usura ed estorsione oltre a vari altri reati contro il patrimonio. Con queste accusa la Procura di Reggio ha disposto 34 fermi di indiziato per i clan della Locride

REGGIO CALABRIA – Una maxi operazione contro la ‘ndrangheta è scattata all’alba, in provincia di Reggio Calabria condotta dai finanzieri del comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e dello Scico di Roma, e dai carabinieri del Ros, del Comando Provinciale di Reggio Calabria e dello Squadrone Eliportato Carabinieri “Cacciatori di Calabria”.

Nel mirino degli inquirenti c’è un gruppo di persone ritenuto responsabile, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, usura ed esercizio abusivo del credito, con l’aggravante del metodo mafioso. I componenti del gruppo sono operanti nella Locride e, in particolare, nei Comuni di Siderno, Gioiosa Jonica e Marina di Gioiosa Jonica. L’operazione, che ha impegnato oltre 400 militari, tra carabinieri e finanzieri ha portato all’esecuzione di un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica-Dda di Reggio Calabria, guidata dal procuratore Federico Cafiero De Raho, a carico di 34 persone, alcune delle quali affiliate alla locale della ‘ndrangheta di Gioiosa Ionica (Rc), nonché a perquisizioni a carico di 52 indagati e sequestri patrimoniali per un valore di circa 15,5 milioni di euro.

L’INDAGINE PARTITA DA UNA DENUNCIA DI UN IMPRENDITORE – È stata la denuncia di un imprenditore del settore tipografico, ora in località protetta, a far scattare l’operazione anticrimine. L’indagine, infatti, ha preso le mosse dalla denuncia dell’imprenditore che ha delineato una complessa attività di usura posta in essere ai suoi danni da soggetti contigui alle cosche di ‘ndrangheta degli “Ursino – Macrì” e “Jerinò” di Gioiosa Jonica, “Rumbo-Galea-Figliomeni” di Siderno, “Bruzzese” di Grotteria e “Mazzaferro” di Marina di Gioiosa Jonica. Le successive indagini hanno permesso di ricostruire la struttura della locale della ‘ndrangheta di Gioiosa Ionica, riconducibile alle famiglie Ursino-Macrì-Jerinò e individuare un consistente giro di usura ai danni di oltre 50 soggetti ai quali le cosche applicavano interessi usurari oscillanti tra il 50% ed il 500% annuale. Le indagini hanno evidenziato che quando la vittima di usura non poteva far fronte agli interessi mensili con il denaro veniva costretta, in alcuni casi, ad emettere fatture false a favore di società riconducibili e vicine agli usurai per far figurare costi mai sostenuti e abbattere la base imponibile ai fini della successiva tassazione. Molti dei componenti della locale di Gioiosa Ionica sono già detenuti e colpiti da condanne, pertanto il provvedimento di fermo è stato emesso a carico degli affiliati in stato di libertà, sul conto dei quali sono emersi concreti elementi a suffragio della sussistenza del pericolo di fuga all’estero, in considerazione degli strettissimi legami tra la ‘ndrangheta gioiosana e la criminalità organizzata di matrice calabrese operante in Canada.

IL COMMENTO DEL MINISTRO ALFANO –  «È un’operazione anticrimine di alto livello che ha liberato il territorio da un pesante giogo criminale. Il grande lavoro di squadra delle nostre Forze dell’Ordine, coordinate egregiamente dalla magistratura, ha segnato oggi un altro importante punto a favore della legalità e della sicurezza». Lo afferma il ministro dell’Interno, Angelino Alfano che aggiunge come si tratti di «un messaggio forte ai criminali perché devono avvertire il fiato sul collo dei nostri uomini ma lo è soprattutto per i cittadini che non devono sentirsi e non sono soli. Oggi, infatti, un eccellente lavoro ha smantellato una rete di persone ritenute responsabili, tra le altre cose, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione e usura, che operavano nella Locride. Un altro passo in avanti per liberare le forze sane di quella terra».

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