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Il blitz a Reggio Calabria

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REGGIO CALABRIA – Cinque persone sono state sottoposte a fermo nell’ambito di un’operazione diretta dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria e condotta dalla polizia di Stato nei confronti di elementi di vertice e affiliati di rilievo della potente cosca De Stefano di Reggio Calabria. Le persone fermate sono ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa e varie estorsioni.

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L’indagine, condotta dalla Squadra mobile di Reggio Calabria, ha svelato i poliedrici interessi economici e le modalità di infiltrazione nel lucroso settore imprenditoriale dello smaltimento dei rifiuti da parte del clan De Stefano, egemone a Reggio Calabria. Nell’operazione sono coinvolti i due super ex latitanti Orazio De Stefano e Paolo Rosario De Stefano, zio e nipote, ritenuti entrambi al vertice dell’organizzazione. Orazio De Stefano è stato latitante per sedici anni e venne catturato dalla Squadra mobile reggina nel 2004. Oggi, secondo gli investigatori, è al vertice della linea gerarchica della cosca.

VIDEO: L’OPERAZIONE CONTRO I DE STEFANO

Le persone fermate nell’operazione, chiamata “Trash”, sono accusate di aver fatto parte, nell’ambito della cosca De Stefano, di un’articolazione finalizzata a garantire il sostanziale controllo della società a capitale misto Fata Morgana Spa – fallita negli anni scorsi – che gestiva la raccolta differenziata dei rifiuti in città, nonché di alcune società private operanti nell’indotto, ed in particolare nella fabbricazione e manutenzione dei mezzi utilizzati per la raccolta dei rifiuti. Gli indagati avrebbero estorto agli imprenditori ingenti somme di denaro imponendo anche la scelta di fornitori compiacenti e l’assunzione di personale gradito.

Secondo il questore Raffaele Grassi, «è una ulteriore affermazione dello Stato nel contrasto alla ‘ndrangheta. La Polizia di Stato – ha aggiunto – d’intesa con l’autorità giudiziaria, conduce un lavoro con sempre maggiore determinazione ed efficacia contro le cosche della ‘ndrangheta».

Tra i fermati, dunque, c’è anche Orazio De Stefano, elemento di primo piano dell’omonima cosca di Archi di Reggio Calabria. E’ stato latitante per sedici anni e venne catturato dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria nel 2004. Oggi è ritenuto il vertice della linea gerarchica, interna alla cosca De Stefano, a cui era stata delegata l’infiltrazione del settore della raccolta dei rifiuti e la stipula di patti spartitori con altre cosche della ‘ndrangheta coinvolte nello stesso settore.

Era lui che impartiva le direttive strategiche ai sodali dell’organizzazione che controllava il comparto rifiuti.

La Direzione Distrettuale Antimafia ha ordinato anche il fermo di Paolo Rosario De Stefano. E’ stato anch’egli latitante per quattro anni, fino a quando venne catturato nel 2009 dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria. L’accusa che oggi gli contesta la Dda è di essere un coordinatore della cosca, in posizione subordinata rispetto allo zio Orazio De Stefano, con il compito di gestire gli aspetti operativi delle attività di infiltrazione della cosca nel settore della raccolta rifiuti; di tenere direttamente i rapporti con le parti offese, tra i quali il direttore operativo della società partecipata Fata Morgana S.p.a., di avanzare richieste estorsive; di riscuoterne le somme, nonchè di impartire disposizioni agli altri affiliati al fine di porre in essere azioni correlate alla consumazione delle attività estorsive.

L’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria fa luce su una serie di estorsioni ai danni della società Fata Morgana Spa consistenti nella pretesa di una somma pari a 1.000-2.000 euro circa per ciascuna commessa e, a partire dall’anno 2005, pari a 15 mila euro mensili; nella stipula di contratti con fornitori di beni e servizi indicati dalla cosca; nell’assunzione di almeno sei persone, tra cui Giuseppe Praticò, fermato nella notte insieme agli altri 4 indagati.

Con tale sistema la cosca De Stefano, nella sua articolazione capeggiata da Orazio De Stefano, è riuscita ad intercettare risorse pubbliche destinate al servizio della raccolta dei rifiuti. Qualsiasi difficoltà ambientale sorta nei territori dei comuni (18 in provincia di Reggio Calabria) in cui operava la società Fata Morgana Spa, veniva risolta grazie all’autorevolezza della cosca De Stefano che poteva far leva sul proprio prestigio mafioso riconosciuto dalle altre famiglie della ‘ndrangheta.

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