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Federico Cafiero de Raho

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REGGIO CALABRIA – Napoletano, 65 anni, appassionato di calcio (“è un’ottima ala destra”, raccontano i colleghi che hanno giocato con lui) il nuovo procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho (LEGGI LA NOTIZIA DELLA NOMINA) è molto legato alla sua città di origine. Nel capoluogo campano ha lavorato come pm per 22 anni, prima (dal 1984) come sostituto, poi (dal 2006) come procuratore aggiunto. E in quegli anni ha fatto parte anche della Direzione distrettuale antimafia.

Sono di questo periodo le sue inchieste contro la camorra e, in particolare, contro il clan dei Casalesi. Il suo nome è legato soprattutto al processo “Spartacus”, scaturito dalle dichiarazioni del primo vero collaboratore di giustizia dei casalesi, Carmine Schiavone, e ritenuto dagli addetti ai lavori equivalente per importanza al primo maxiprocesso a Cosa Nostra. Si concluse con centinaia di condanne, portò all’azzeramento della cupola del clan e permise di ricostruire l’organigramma completo dei sodalizi criminali, rivelando anche i loro rapporti con imprenditori e amministratori locali.

Una pietra miliare anche per chi poi ha proseguito le indagini contro la camorra nel solco di quel processo. Non è un caso che da quella esperienza sia nato un gruppo affiatato di colleghi: si sono dati il nome di 3615, il numero del processo Spartacus e tutti gli anni si ritrovano insieme per una cena a Natale.

Attorno al tavolo de Raho, i colleghi del processo e le leve successive: Lucio Di Pietro e Francesco Curcio, il procuratore antimafia uscente Franco Roberti e il consigliere del Csm Antonello Ardituro.

Passato nel 2013 al vertice della procura di Reggio Calabria, de Raho ha dato impulso alla cattura di latitanti di ‘ndrangheta, alcuni dei quali erano ricercati da circa 20 anni, e all’aggressione al patrimonio delle ‘ndrine. Sotto la sua gestione, nel 2015 sono stati acquisiti 13 collaboratori di giustizia e 2 testimoni, un dato significativo in un territorio governato dall’omertà. Ha indagato anche su Cosa Nostra, in particolare sul cassiere della mafia Pippo Calò in relazione all’omicidio del fratello del giudice Imposimato, e sui legami delle cosche con la ‘ndrangheta. Cafiero de Raho si è occupato pure di terrorismo interno (agli esordi della sua carriera a Milano seguì le indagini successive all’omicidio Alessandrini) e a Reggio Calabria è l’esclusivo titolare delle indagini sul terrorismo internazionale.

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