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Domenico Lucano

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RIACE (REGGIO CALABRIA) – Ha lasciato Riace poco dopo le 6 di stamattina Domenico Lucano, il sindaco sospeso per il quale ieri il Tribunale del riesame di Reggio Calabria ha revocato gli arresti domiciliari, disponendo però nei suoi confronti il divieto di dimora (LEGGI LA NOTIZIA). Resta a Riace, invece, la compagna di Lucano, per la quale il divieto di dimora é stato attenuato con la misura dell’obbligo di firma.

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La decisione del tribunale del Riesame di Reggio Calabria è arrivata nella serata di ieri, dopo l’udienza svolta in giornata e che aveva fatto esprimere a Lucano in termini positivi. Il tribunale, invece, ha parzialmente accolto il ricorso della difesa di Mimmo Lucano pur confermando però la sussistenza dell’impianto accusatorio. I giudici hanno attenuato la misura cautelare disposta nei confronti del sindaco di Riace revocando gli arresti domiciliari e applicando la misura del divieto di dimora. 

Il sindaco sospeso si sarebbe trasferito in un centro del circondario. Pur rispettando l’obbligo di allontanarsi dal paese, Lucano non si sarebbe spostato di molto. A Riace, provvederanno a proseguire l’attività di assistenza ai circa 150 migranti che si trovano ancora nel centro del Reggino, la compagna etiope di Lucano, Tesfahun Lemlem, cui é stato imposto l’obbligo di firma, i numerosi volontari che da anni collaborano con Lucano e l’Amministrazione comunale, tutti intenzionati a portare ancora avanti con l’autofinanziamento ed i contributi quel “modello Riace” di cui il Governo ha decretato la soppressione con l’uscita dallo Sprar.

Lucano non sa ancora dove andare

In mattinata, conversando con l’Ansa, Lucano ha dichiarato: «Non ho ancora deciso dove andare. Devo ancora trovare una casa in cui sistemarmi, ma ci sono amici che mi sono vicini in questo momento critico e che mi stanno assistendo. Sto vivendo, comunque, una condizione di precarietà. Ho in macchina i miei effetti personali e alcuni libri. Se avrò bisogno di altre cose me le farò portare da mia figlia». Il sindaco sospeso ha proseguito: «Mi ha rammaricato molto essere stato costretto a lasciare Riace, un paese a cui ho dato l’anima e che ho contribuito a risollevare dallo spopolamento e dall’abbandono ospitando i migranti. Penso che la mia azione – ha aggiunto Lucano – sia stata utile anche per la Calabria, dimostrando a tutti che non è soltanto terra di ‘ndrangheta e di fatti negativi. E questo per me è un motivo di orgoglio».

Rispetto ai tanti attestati di solidarietà ha spiegato: «Sono contento per il fatto che il mio sia diventato un caso nazionale e che se ne parli ormai dappertutto. Spero che questo sia utile per il riscatto di Riace. Spero che nei prossimi giorni mi venga tolto il divieto di dimora a Riace, in modo da consentirmi di tornare a casa. Io rispetto il lavoro di tutti, anche della magistratura e sono fiducioso nel futuro. Credo anche che la verità, considerata pure la decisione dei giudici di revocare il mio arresto, stia emergendo piano piano. Per questo spero che tutto si risolva presto».

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DELL’ACCOGLIENZA DOMENICO (MIMMO) LUCANO

Una decisione accolta con commenti molto critici. Il vicesindaco di Riace, Giuseppe Gervasi, subito dopo la notizia ha commentato: «Dal punto di vista giuridico si passa a una misura restrittiva minore, ma da un punto di vista umano per molti versi credo sia ancora peggiore questa misura cautelare. L’allontanarlo da Riace significa un duro colpo per tutto quello che ha fatto». 

La solidarietà di sindaci e amministratori

Sono diversi i sindaci ad avere espresso solidarietà a Lucano, compreso il primo cittadini di Parigi. Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, è intervenuto su twitter affermando: «Caro Mimmo lo so che non lascerai la tua e nostra amata Calabria ma se vuoi ti ospitiamo con amore a Napoli. Il divieto di dimora nella tua Riace è peggio degli arresti domiciliari. Ma non potranno mai arrestare la rivoluzione. Riace vivrà con Lucano Sindaco!». Il primo cittadino di Palermo, Leoluca Orlando, ha chiesto a Lucano di recarsi a Palermo, anche in occasione del «Festival delle letterature migranti, per condividere la sua storia ed esperienza e costruire insieme un percorso che trova nelle comunità ed amministrazioni locali la sua forza».

Anche il consigliere regionale Arturo Bova ha offerto «l’ospitalità di Amaroni, il mio paese». Il presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta del Consiglio regionale ha spiegato: «E’ una proposta condivisa con il sindaco di Amaroni, Luigi Ruggiero, e che troverà il forte consenso di un’intera comunità che sarebbe fiera e felice di abbracciare Mimmo. Amaroni è con Mimmo Lucano».

La reazione di Salvini

Duro, invece, il commento del vicepremier Matteo Salvini: «Chi c’era prima di me al ministero dell’Interno, di ben altro colore politico, aveva già iniziato delle inchieste e sollevato dei dubbi e delle perplessità”. Ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del programma “I Lunatici”, parlando dell’inchiesta sul sindaco di Riace e sulla revoca dei domiciliari con divieto di dimora, Salvini ha aggiunto: «Ci sono state evidentemente delle irregolarità, perché altrimenti noi non avremmo chiesto trentaquattro chiarimenti. Vogliamo solo che vengano rendicontate le spese effettuate, visto che si tratta di denaro pubblico. Se poi un giudice dice che non può mettere piede nel proprio Paese, evidentemente Lucano non è un eroe dei tempi moderni. O è stato distratto o non so che altro. Comunque, quando vado in Calabria la gente mi chiede più lavoro, non più immigrati».

La reazione di Riace

Riace al primo impatto sembra un paese fantasma il giorno dopo la decisione del Tribunale del riesame che ha revocato i domiciliari al sindaco Domenico Lucano imponendogli però il divieto di dimora. Tra i rifugiati, ma anche tra tanti riacesi, i sentimenti dominanti sono lo sconcerto, l’incredulità ma anche la rabbia. Per molti la vicenda giudiziaria di «papà Mimmo», come viene chiamato qua Lucano, è destinata a segnare in negativo il futuro dell’esperienza Riace.

«Adesso andremo via anche noi. Se non c’è lui come restiamo?». Daniel, migrante del Ghana, non si dà pace. «Che senso ha liberarlo ma poi non farlo stare qua» dice. «E’ una decisione – aggiunge – che hanno preso loro, il modello Riace non gli piace e per attaccarlo attaccano lui. I migranti non vogliono andarsene e allora hanno fatto questo, l’ha detto anche il ministro dell’Interno, il modello Riace è finito. Se non c’è Mimmo, secondo me, se ne vanno via tutti».

Tra le vie di Riace, anche quattro turiste giunte direttamente da Trento per vedere da vicino il modello Riace e portare la loro solidarietà al sindaco Domenico Lucano: «Da tempo – dice Luigina – avevamo in mente di venire. Abbiamo approfittato di alcuni giorni di vacanza per fare una visita a Riace anche per portare la nostra solidarietà al sindaco Lucano. Siamo contente di essere venute perché vedere le cose con i propri occhi è sempre meglio che vederle filtrate. Mi ha colpito il racconto di una signora di 85 anni che ci ha detto che qui a Riace le porte delle case sono aperte e in vent’anni non è mai successo nulla. Mi piace l’idea di portare questo messaggio nella mia realtà».

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