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Una pattuglia della guardia di finanza

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GIOIA TAURO (REGGIO CALABRIA) – Un’operazione, denominata “Ghimpu”, è stata condotta dal Gruppo di Gioia Tauro della Guardia di finanza, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Palmi, che ha consentito di scoprire una presunta truffa all’Inps, con l’arresto di 11 persone e sequestri di beni su tutto il territorio nazionale.

I militari del gruppo della guardia di finanza di Gioia Tauro, con l’ausilio di personale del Nucleo Pef di Roma e degli altri reparti dipendenti dal comando provinciale di Reggio Calabria, hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 11 soggetti, residenti nei comuni di Gioia Tauro, Palmi, Reggio Calabria e Roma, tutti ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie di truffe aggravate ai danni dell’Inps, truffe consumate e tentate, falsità materiali anche mediante induzione in errore di funzionari dell’Agenzia delle entrate e altro.

Contestualmente è stata data esecuzione a un decreto di sequestro preventivo a carico di 152 persone, indiziate del reato di truffa aggravata. La frode sarebbe stata perpetrata attraverso false associazioni sindacali.

Le indagini, coordinate dal procuratore della Repubblica di Palmi Ottavio Sferlazza e dai sostituti Ignazio Vallario e Daniele Scarpino, hanno consentito di acquisire indizi in merito all’esistenza di un’associazione per delinquere nella cui struttura sono risultati inseriti anche consulenti del lavoro, dedita in particolare alla indebita percezione di indennità previdenziali correlate a fittizi rapporti di lavoro.

Sono stati quindi disposti 152 sequestri preventivi, nei confronti di altrettanti soggetti, indagati di concorso in truffa aggravata e risultati beneficiari delle prestazioni previdenziali, per un valore complessivo di circa 750mila euro. L’indagine ha tratto origine dall’analisi di una serie di indici di anomalia da parte degli ispettori dell’Inps della sede di Cosenza che, a seguito di una specifica attività di controllo e riscontri, hanno acquisito elementi sull’inesistenza di associazioni sindacali – operanti solo cartolarmente – e del carattere fittizio di molteplici rapporti di lavoro con le medesime.

Le investigazioni, che hanno comportato l’acquisizione e l’analisi di una considerevole mole di documenti, hanno consentito di dimostrare che il sodalizio criminale, per lucrare illecitamente su erogazioni pubbliche destinate alla tutela dei lavoratori, aveva costituito una serie di associazioni sindacali in realtà inesistenti, con sedi fittizie e apparenti e/o ignari legali rappresentanti, con le quali, previa richiesta di codice fiscale per soggetti inesistenti, veniva denunciata l’instaurazione di rapporti di lavoro fittizi e successivamente venivano richieste e ottenute prestazioni previdenziali per disoccupazione, malattia e maternità.

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