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Un'aula di tribunale

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REGGIO CALABRIA – Si è concluso con 33 condanne, a pene varianti tra i 20 ed i quattro anni di reclusione, e sei assoluzioni il processo davanti al Gup distrettuale di Reggio Calabria, Filippo Aragona, il processo scaturito dall’inchiesta della Dda reggina “Mandamento jonico” a carico di presunti affiliati alla ‘ndrangheta ed imprenditori accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa e di una serie di presunti illeciti nell’aggiudicazione di gare pubbliche ed appalti, utilizzati, secondo l’accusa, col metodo mafioso. L’inchiesta che ha consentito alla Dda di Reggio Calabria di fare luce sugli affari di 21 clan del reggino.

Gli indagati dell’inchiesta, che risale al 2016, erano, complessivamente, 70. Una parte ha chiesto di essere processato con rito abbreviato, mentre gli altri hanno optato per il rito ordinario. Gli imputati assolti sono l’imprenditore Mario D’Auria, di Lamezia Terme, titolare della D’Auria costruzioni srl, che era imputato di truffa, con l’aggravante del metodo mafioso, Vincenzo Mastroianni, Leonardo Dellavilla, Pasquale Deieni, Giuseppe Elia e Salvatore Vavalà.

Nei confronti di D’Auria, difeso dagli avvocati Francesco Gambardella e Nico D’Ascola, mai destinatario comunque di alcuna misura, era stata emessa un’interdittiva antimafia che gli aveva precluso l’attività imprenditoriale e la possibilità di partecipare a gare pubbliche. Contro l’interdittiva, comunque, D’Auria aveva già proposto ricorso al Tar della Calabria, che aveva accolto la sua istanza.

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