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REGGIO CALABRIA – Sono stati tutti rinviati a giudizio gli imputati del processo per l’omicidio, avvenuto 25 maggio del 2017, di Bruno Ielo, l’ex carabiniere che da pensionato gestiva una tabaccheria a Gallico di Reggio Calabria. Lo ha deciso il gup Giovanna Sergi a conclusione dell’udienza preliminare che ha ammesso la costituzione di parte civile formulata dalla figlia della vittima, dalla Città metropolitana e dalla Confesercenti.

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Il processo inizierà davanti alla Corte d’Assise di Reggio Calabria il prossimo 12 marzo quando sul banco degli imputati comparirà, tra gli altri, Franco Polimeni che, pur non avendo mai riportato condanne definitive per associazione mafiosa, è sospettato di essere uno dei vertici della cosca Tegano di Archi.

Stando alle indagini, coordinate dal procuratore Giovanni Bombardieri e dal sostituto della Dda Stefano Musolino, Polimeni sarebbe stato il mandante dell’omicidio del quale sono accusati anche il suo uomo di fiducia, Cosimo Scaramozzino, e Francesco Mario Dattilo, ritenuto il killer che sparò due colpi di pistola uccidendo Bruno Ielo a Catona di Reggio Calabria mentre rientrava a casa.

Nonostante le minacce subite, l’ex carabiniere non aveva mai abbassato la testa davanti a Franco Polimeni. Per gli inquirenti, Ielo era «un semplice e onesto tabaccaio» che, da solo, aveva messo in discussione il ruolo e il prestigio della cosca Tegano.

Polimeni, infatti, è il cognato di Pasquale Tegano e aveva la sua attività commerciale a poche centinaia di metri da quella di Ielo. Oltre che dell’omicidio, i tre imputati sono accusati di estorsione e illecita concorrenza con minaccia per aver compiuto «atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere Ielo e la figlia a chiudere, o comunque, diminuire il volume di affari della rivendita».

Quest’ultimo reato è contestato anche a Giuseppe Antonio Giaramita, il complice che assieme a Dattilo e a Polimeni risponde pure della rapina subita alcuni mesi prima dal tabaccaio che, in quell’occasione, fu ferito gravemente con un colpo di pistola in bocca.

A sparargli, secondo i pm, sarebbe stato proprio Giaramita, oggi rinviato a giudizio per tentato omicidio. È andata a processo, infine, Rita Polimeni che, con il padre Franco, è accusata di un’intestazione fittizia per la gestione della tabaccheria concorrente di quella della vittima.

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