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Gli uffici della Procura di Locri

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LOCRI (REGGIO CALABRIA) – Oltre i 13 anni e 2 mesi di reclusione per Domenico Lucano, la corte del tribunale di Locri giovedì ha sentenziato anche l’applicazione della pena accessoria con «l’interdizione dai pubblici uffici per la durata di cinque anni» ma soprattutto, ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura regionale presso la Corte dei Conti di Catanzaro «per le valutazioni di competenza in ordine – ha sentenziato il tribunale di Locri- all’eventuale danno erariale».

Ed i guai per l’ex sindaco dell’accoglienza oggi candidato all’assemblea regionale della Calabria a sostegno Luigi De Magistris non sembrano esser finiti con la lettura del dispositivo.

Le indagini sulla gestione dei migranti e della cosa pubblica dell’allora sindaco di Riace proseguono. Ed infatti, al secondo piano dell’edificio di giustizia di piazza “Fortugno” a Locri, nelle stanze della procura pare ci siano altri fascicoli aperti e sulla quale stanno lavorando i sostituti procuratori Michele Permunian e Marzia Currao sotto l’attenta supervisione del procuratore capo Luigi D’Alessio.

Sembrerebbe ma, dalla Procura non arrivano né conferme né smentite, che qualche settimana fa il sostituto procuratore Permunian si sia recato nella piccola borgata reggina simbolo dell’accoglienza insieme agli investigatori della Guardia di Finanza, gli stessi che hanno eseguito le indagini dell’operazione “Xenia”.

I reati sui quali si indaga in quello che potrebbe essere un nuovo filone dell’indagine su Lucano sono top secret ma, di sicuro, a quelli già presenti sulla scrivania dei magistrati si aggiungeranno gli atti per la quale la Corte presieduta dal giudice Fulvio Accurso con a latere i giudici Cristina Foti e Rosario Sobbrio, giovedì ha disposto la trasmissione «per ulteriori condotte».

Condotte che vedono coinvolti oltre Mimmo Lucano anche gli imputati Lemlem Tesfahun, Abeba Abrah, Fernando Capone e Cosimina Ierinò.
Il procuratore capo D’Alessio aveva detto più volte ed anche durante la requisitoria: le indagini ed i fascicoli aperti su Riace riguardano solo la «mala gestio» dei progetti di accoglienza Sprar e Cas a Riace.

«L’auspicio – aveva detto D’Alessio nella requisitoria- che un giorno Riace possa tornare al centro del mondo come nobile segnale di accoglienza e che, tutta questa gente portata dal vento sulle spiagge venga accolta civilmente ma nei clismi della legalità».

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