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Una perquisizione dei carabinieri durante l'operazione dello scorso marzo

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STILO – Annullamento senza rinvio dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Ilario Spagnolo, 40 anni, che lo scorso marzo, era finito in carcere nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Reggio Calabria, denominata “Doppio sgarro”, sulla presunta associazione criminale operante a Stilo.

I giudici della sesta sezione penale della Corte Suprema hanno accolto il ricorso presentato dai legali di fiducia di Spagnolo, gli avvocati Giuseppe Milicia del foro di Palmi, Giuseppe Gervasi e Vincenzo Sorgiovanni, del foro di Locri. La difesa ha fatto leva su una serie di documenti e provvedimenti giudiziari idonei a mettere in crisi l’impianto accusatorio.

Nel dettaglio, le argomentazioni difensive hanno messo in luce la contraddittorietà delle investigazioni rispetto alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Antonino Belnome e Gianni Cretarola. Il pentito Belnome, nelle sue dichiarazioni ha escluso l’esistenza di un locale di ‘ndrangheta facente capo alla famiglia Spagnolo ed ha affermato che “a Stilo non c’è mai stata neppure una riunione riservata, né ha saputo riferire alcunché in ordine agli altri componenti della famiglia Spagnolo”.

Lo stesso Belnome e l’altro pentito, contrariamente a quanto captato nel corso delle conversazioni ambientali, non hanno mai rilevato l’esistenza di una ‘ndrina a Stilo nel periodo cui faceva riferimento altro indagato intercettato. Secondo la difesa, tutte le vicende di cui all’ordinanza di custodia cautelare non si presentavano immediatamente collegabili ad una struttura associativa di stampo ‘ndranghetistico ed altre si ponevano al di fuori del periodo di permanenza del contestato consorzio criminale.

Il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria aveva confermato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere applicata dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria a Ilario Spagnolo, sul presupposto dell’accertata esistenza della cosca di ‘ndrangheta facente capo alla sua stessa famiglia, operante a Stilo e zone limitrofe, nel territorio dell’alto jonio reggino, ritenuta confederata alla “cosca Taverniti” di Gerocarne, centro del vibonese, “almeno a partire dall’anno 2013 e fino al luglio 2020” e nella veste di partecipe della stessa con la dote di “sgarro”. Nella stessa indagine “Doppio sgarro” sono state coinvolte 15 persone in tutto, delle quali 7 sono finite in carcere e per altri 2 sono stati disposti gli arresti domiciliari.

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