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ROMA – Un cartello criminale composto da imprenditori e funzionari pubblici per pilotare gli appalti e agevolare le cosche della ‘ndrangheta. Lo ha scoperto la Guardia di Finanza in un’indagine, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, che ha preso di mira i profili “imprenditoriali” dei Piromalli, la cosca che opera nella Piana di Gioia Tauro.

I finanzieri hanno eseguito anche sequestri di beni e imprese per oltre 103 milioni di euro.

L’operazione, coordinata dal procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri è stata denominata “Waterfront”, e ha fatto luce sull’esistenza di un cartello composto da imprenditori e pubblici ufficiali ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta aggravata dall’agevolazione mafiosa, frode nelle pubbliche forniture, corruzione ed altri reati.

Tra gli 11 i funzionari pubblici coinvolti (LEGGI TUTTI I DETTAGLI) c’è un funzionario dell’Anas in servizio a Reggio Calabria ,a già sospeso nel 2017, e tecnici dei comuni di Rosarno e Gioia Tauro, più un deputato della Lega (LEGGI). Il funzionario avrebbe favorito un imprenditore in cambio del pagamento di somme di denaro in favore della moglie per prestazioni lavorative che secondo quanto emerso dalle indagini della Guardia di finanza, in realtà, non sarebbero mai state svolte.

I provvedimenti cautelari e i sequestri, nei quali sono stati impegnati circa 500 finanzieri dei comandi provinciali e dello Scico, sono scattati in Calabria, nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia, in Sicilia tra Messina, Palermo, Trapani e Agrigento, in Campania – a Benevento e Avellino – a Milano e Brescia in Lombardia e ad Alessandria, Gorizia, Pisa, Bologna e Roma.

L’operazione è il frutto di tre filoni di indagine scaturiti dall’operazione “Cumbertazione” che nel gennaio 2017 portò al fermo di 35 persone ed alla scoperta di un “cartello” di imprenditori sostenuti dalle cosche della ‘ndrangheta. Indagando su sette appalti già oggetto di quella inchiesta, i finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e dello Scico, hanno portato alla luce altre ipotesi di reato di frode in pubbliche forniture portate a termine grazie anche a funzionari pubblici infedeli. Il secondo filone ha preso le mosse da quanto scoperto nel computer di uno degli arrestati in Cumbertazione che ha portato alla scoperta di un altro cartello di imprese al servizio delle cosche.

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