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Personale dello Sco della polizia

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E’ scattata all’alba una operazione antimafia volta a disarticolare la ‘ndrangheta calabrese nel nord Italia. La polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip di Milano, nei confronti di 18 persone, tutte italiane, con l’accusa di traffico illecito di rifiuti, frode fiscale, autoriciclaggio, usura ed estorsione. Ci sono anche 16 tonnellate di rame trinciato radioattivo tra i materiali sequestrati nel corso dell’operazione.

Il blitz è avvenuto contemporaneamente in Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna. L’indagine ha portato anche al sequestro preventivo di 120mila euro e delle quote di società utilizzate per le attività illecite.

I provvedimenti emessi dal gip costituiscono lo sviluppo dell’indagine “Cardine – Metal money”, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano, condotta dalla squadra mobile di Lecco e dal Gico di Milano e Lecco.

L’attività investigativa ha consentito di ricostruire l’esistenza di un sodalizio mafioso attivo nella zona di Lecco, in Lombardia, capeggiato da Cosimo Vallelonga, considerato un elemento di spicco della ‘ndrangheta lombarda, già condannato al 416 bis sia nell’ambito dell’operazione “La notte dei fiori di San Vito” di metà anni ’90, sia nell’operazione “Infinito” del 2010.

Secondo l’accusa Vallelonga, una volta scontata l’ultima condanna per associazione mafiosa, avrebbe ripreso i contatti e rivitalizzato il sodalizio mafioso, «non solo attraverso autonome condotte criminali ma anche ricevendo altri esponenti della ‘ndrangheta nel suo ufficio all’interno del negozio “Arredo mania” di La Valletta Brianza, per dirimere controversie, concordare nuove strategie ed eludere i controlli dell’autorità giudiziaria».

(Si vuole precisare che il titolare di ARREDOMANIA, i suoi collaboratori e dipendenti, sono totalmente estranei alle vicende relative a detta indagine e alle relative contestazioni, che non li riguardano in alcun modo. A conferma di ciò, va doverosamente segnalato che l’attività commerciale del negozio sta proseguendo in modo assolutamente regolare, non essendo gli esercenti destinatari di alcun provvedimento da parte dell’Autorità Giudiziaria).

Precisazione ex art. 8 della Legge del 8 febbraio 1948 n. 47

Stando agli investigatori, avrebbe accolto anche «imprenditori locali, sia per l’erogazione di prestiti a tassi usurari sia per organizzare il reinvestimento dei proventi delle attività illecite nell’economia legale». Nelle intercettazioni, poi, è emerso come questi venivano minacciati con frasi come «vi faccio come facciamo in Calabria»

Come risulta dagli atti, nell’ottobre 2018 Vallelonga avrebbe intimato ad una delle due vittime «di lasciare fuori dal locale il cellulare», dopo avergli anche «chiesto se avesse addosso dispositivi di registrazione». Un’altra delle vittime del clan, che, come si legge, agiva in vari settori e con i metodi classici della mafia calabrese da anni ormai «pervasiva» in Lombardia, ha messo a verbale che nell’estate del 2017 «venne condotto in un capannone da Vallelonga» e da Vincenzo Marchio, altro arrestato e braccio destro del boss. Vallelonga, stando al verbale, prese «una pistola» con silenziatore e gliela puntò «alla testa, all’altezza della bocca, ribadendo di esigere da me la restituzione del denaro». Lo stesso boss nel dicembre 2017 avrebbe detto anche di «aver pronta la borsa dei ferri e che non aveva problemi a tirarla fuori».

Nell’ambito di una serie di operazioni svolte in tutta Italia e coordinate dal Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine è stato possibile colpire diversi sodalizi criminali. Nel dettaglio, sono 80 gli arresti in corso a Roma, Salerno e Milano nei confronti di appartenenti a diversi consessi criminali operanti in questi territori, dediti allo smercio massivo di droga. Contestualmente a Reggio Emilia e Catania sono 70 le misure cautelari a carico dei responsabili di reati contro il patrimonio, furti e rapine.

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