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Una pistola viene pulita in un frame delle immagini a disposizione degli inquirenti

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REGGIO CALABRIA – I carabinieri della Compagnia di Taurianova hanno arrestato, su ordine della Procura Generale della Repubblica di Reggio Calabria, cinque persone imputate dell’operazione “Saggio Compagno”.

Si tratta di Costantino Tripodi (classe 1945), Antonio Zangari (1948), Antonio Raco (1986), Ettore Crea (1972) e Francesco Longordo (1979).

L’indagine, fra il dicembre del 2014 ed il gennaio del 2015, aveva portato a due retate finalizzate alla disarticolazione della “locale” di Cinquefrondi, cosca operante in tutta la piana di Gioia Tauro ed attiva nel traffico di sostanze stupefacenti e nel contrabbando di armi da sparo.

I Carabinieri coordinati dalla DDA di Reggio Calabria, avevano infatti dato esecuzione a tre provvedimenti restrittivi ordinati dall’A.G. nei confronti rispettivamente di 36, 29 e 19 persone, ad esito di un’attività investigativa che ha permesso di documentare come i vertici delle famiglie “Forigilio” “Petullà” e “Ladini” erano nel tempo riuscite ad imporre il loro volere sul territorio dei comuni di Cinquefrondi e di Anoia.

A far luce sulle dinamiche della cosca erano state le dichiarazioni di un membro al sodalizio, poi divenuto collaboratore di giustizia, che, grazie alle sue dichiarazioni, aveva permesso di documentare la strategia e gli obiettivi di G.L., ‘ndranghetista indicato quale boss di Cinquefrondi. In pochi anni, quest’ultimo aveva scalato le gerarchie della ‘ndrangheta e, forte di un vero e proprio esercito di picciotti, aveva dato vita ad una sua ‘ndrina e che puntava al comando assoluto della zona, e a spodestare quindi, il capo, Costantino Tripodi.

Il ruolo di Tripodi è stato confermato anche dalla Cassazione: per lui e altri quattro si sono quindi aperte le porte del carcere di Palmi, dove dovranno scontare pene dai 3 ai 9 anni. In particolare, per Tripodi è stato confermato il ruolo di direzione dell’associazione. A lui, in particolare, è stato imputato l’essere talmente intraneo ai segreti della ‘ndrangheta da averne preso parte ai riti di affiliazione che sancivano l’ingresso dei nuovi picciotti nelle consorterie e che servivano a regolamentare i rapporti interni ed esterni alle ‘ndrine. Proprio in questa veste, aveva riconosciuto un posto di spicco nelle tradizionali riunioni a Polsi. Fatti, per cui il vecchio boss dovrà ora scontare 9 anni e 8 mesi di reclusione.

Quanto ad Antonio Zangari, dovrà scontare un periodo di reclusione di 7 anni e 6 mesi perchè ritenuto intraneo alla ndrangheta e per aver rivestito la carica di capo società e contabile della cosca di Cinquefrondi.

Il custode delle armi da guerra era invece Ettore Crea che dovrà ora scontare 4 anni e 4 mesi di reclusione, nonché provvedere al pagamento di una multa pari a 6mila euro. In particolare, lo stesso era stato già arrestato il 1° marzo 2014, poichè trovato in possesso di un fucile mitragliatore di provenienza illecita. Anche per Francesco Longordo non sono servite le rimostranze della difesa. Il condannato è stato infatti ritenuto colpevole del favoreggiamento personale del boss in ascesa, al quale aveva in più occasioni garantito l’elusione delle investigazioni dei carabinieri, “bonificando” l’abitazione del capo ‘ndrina dalle telecamere installate dagli investigatori e suggerendogli le cautele ritenute più idonee a non essere intercettato. Dovrà ora permanere nell’istituto di pena per 6 mesi, avendo già scontato, fra custodia cautelare in carcere e arresti domiciliari, 4 anni e 5 mesi.

Da ultimo, Antonio Raco, unico dei cinque arrestati già in carcere, dovrà scontare 6 anni di reclusione essendo stato ritenuto responsabile dalla Corte di Appello di Reggio Calabria delle contestazioni mosse dalla Procura Generale. L’imputato, nel 2017 era già stato condannato definitivamente per aver condotto un fiorente traffico di sostanze stupefacente ed ora, alla pena irrogata per quei motivi è stata cumulata l’odierna condanna, scaturita dal suo coinvolgimento nelle dinamiche della ‘ndrina in questione, per conto della quale movimentava le armi del sodalizio.

Oltre alle pene detentive, per 3 dei 5 arrestati, è altresì stata disposta la misura di sicurezza della libertà vigilata per 3 anni a partire dalla fine della detenzione. Per tutti è stata comunque disposta la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per anni 5 e la revoca delle prestazioni previdenziali.

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