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Filippo Mancuso, nuovo presidente del consiglio regionale

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REGGIO CALABRIA – Il nuovo presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, è stato eletto con 22 voti. Uno in più della maggioranza, che è di 21, uscita dalle urne. Il benefattore dell’opposizione, perché  l’ha fatto? Non è dato sapere.

Si possono azzardare due ipotesi. O è stato un gesto solitario che forse nasconde un messaggio criptato. Oppure è una sorta di captatio benevolentiae. Inutile, in ogni caso. Il beneficiato non ne aveva bisogno. Chi l’ha fatto, s’è esposto utilmente o inutilmente? Domanda destinata a rimanere inevasa.

Tale anomalia fa il paio con il voto in più, teorico, 11 al posto di 10, ottenuto dal segretario-questore Ernesto Alecci (Pd). E, quindi, sorge una domanda supplementare: i fatti sono collegati tra loro? Sembrerebbe di sì. A rigor di logica Aleccci avrebbe dovuto prendere sei voti, considerando che due preferenze sono andate al notaio Lo Schiavo e uno al grillino Afflitto. Anche perché Salvatore Cirillo, l’altro  segretario-questore eletto per la maggioranza, ha preso 17 voti. Ma c’è un precedente. Lo scorso anno, quando fu votato a presidente del Consiglio, Mimmo Tallini, riportò 17 voti in luogo dei 21 attesi, con 12 schede bianche, 1 nulla e una a Peppe Neri. Anche allora ci fu il soccorso rosso. Che non servì a nulla perché la maggioranza tenne per sé la Commissione Vigilanza che, per correttezza e prassi, toccava alla minoranza.

Il voto “tranquillo” è stato quello dei vice. Pierluigi Caputo, ha fatto il pieno, 21 su 21. Gli altri sono rimasti al loro posto. Franco Iacucci ha preso 6 voti, cinque dei dem e uno probabilmente dalla Bruni, leader del centrosinistra. Altri due voti sono andati a Lo Schiavo. I rimanenti due, probabilmente i 5 stelle, hanno votato scheda bianca. Insomma, nell’ottica del “piccolo inciucio”, si è trattato di piccolo cabotaggio oppure qualcosa di più sostanzioso? Qualcuno immagina che, da qui a sei mesi, possa nascere nell’assemblea regionale il gruppo dei renziani. Ma la corrente “Base Riformista” di Guerini e Lotti al momento non sembra volersi allontanare dalla casa madre.

Piuttosto, c’è da osservare che lunedì scorso non c’è stato alcun dibattito. Nessuno dei consiglieri ha chiesto di parlare. Ma il tempo per recuperare non manca. L’attenzione ora è rivolta alla composizione delle commissioni consiliari e della loro dislocazione. E, poi, il treno può veramente partire. Cosa lascia in eredità la vecchia consiliatura? Soprattutto l’immobilismo pandemico che ha partorito una serie di conseguenze negative. Inoltre, la magistratura reggina deve chiarire le cause del crollo del tetto dell’auditorium Calipari e individuare le responsabilità, se ci sono.

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