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SAN LUCA – «La giustizia terrena è cosa diversa dalla riconciliazione con Dio, noi non abbiamo timore di riaffermare che la Chiesa predica il perdono per tutti, e lo predica in nome di Gesù Cristo, la Chiesa annuncia il perdono anche per i mafiosi, non ci faremo intimorire dalla stampa che aspetta da noi sacerdoti parole di disprezzo, noi queste parole non le diremo mai, ma chiameremo a conversione tutti. E’ certo che la Chiesa non concede il perdono con tre Ave Maria, a buon mercato, e continuerà a predicare sempre ai peccatori di cambiare vita, e solo quando si avrà la garanzia di una conversione del cuore la Chiesa alzerà la mano e concederà il perdono, anche se gli uomini sanno che poi dovranno saldare il conto con la giustizia terrena». Il Vescovo Morosini non è persona che ama girare intorno ai problemi, sa che gli occhi di milioni di persone sono puntati su Polsi perchè è sì un luogo di fede, ma è anche un simbolo di cui la criminalità si è servita per mistificare la sua funzione e i suoi riti. Sa che da lui ci si aspettano parole di condanna, già pronunciate in più occasioni negli scorsi anni ma anche negli scorsi giorni, sa che la sua omelia sarà snocciolata punto dopo punto e letta in tutte le sue sfaccettature. E allora lui non da adito a nessun tipo di interpretazione, accetta la sfida del nuovo millennio, quella che ha catapultato Polsi sul web per essere vissuta anche da chi è lontano o non ha la possibilità di raggiungere l’impervio Santuario. Morosini punta dritto al cuore della faccenda ed esplicita il ruolo della Chiesa, che non può essere frainteso o riletto da media e sociologi dell’ultima ora: Gesù ha dato un compito ai sacerdoti, convertire e perdonare, in altre parole riconciliare, una riconciliazione che vale anche per i criminali, per i mafiosi, che se la vedranno con la giustizia degli uomini per i loro peccati ma avranno, se realmente capaci di capire e soffrire per i loro errori, la possibilità di accedere al perdono, senza la necessità di essere disprezzati. La folla applaude convinta. Le celebrazioni per la Madonna della Montagna volgono al termine. Tutto il mondo, anche via internet, ha potuto seguire i festeggiamenti in onore della Regina di Polsi, tutto il mondo ha potuto raccogliere i messaggi di Morosini. Sono circa le 2 del pomeriggio quando ai piedi del Santuario sono rimasti i fedeli più devoti. All’interno della struttura realizzata intorno alla Chiesa in onore della Madonna si mangia, ci si ristora, si parla e si osserva quello che ogni anno si manifesta come stupore per essere in un luogo che comunque sembra sempre fuori dal tempo. Ci sono i giovani che sulle scale del Santuario hanno in mano i piatti cucinati dai tanti devoti che per nove giorni si insediano ai piedi dell’Aspromonte. Di parvenza di criminalità neppure l’ombra. Pare di stare in un campo scuola in visita in un qualsiasi centro storico della nostra Italia. E’ bello così. La Chiesa in cui è custodita la statua della Madonna e la Croce di Polsi è riempita da fedeli in preghiera. C’è chi è assorto, magari intento a chiedere grazia alla Vergine, chi ha accompagnato un parente e chi ancora, forse turista incuriosito, si guarda intorno cercando di capire quale mistero possa racchiudersi nella conca della montagna. Fuori è un via vai di gente, chi scende per le poche vie di accesso al Santuario per recarsi nei punti di ristoro, chi ancora invece rimane attento a osservare quello che una giornata particolare può regalare ancora. Quando oramai sono passate le  5 del pomeriggio la terra di Polsi è calpestata quasi solo dagli “addetti ai lavori” e dai pochi fedeli e turisti che si incamminano per lasciarsi alle spalle più di due o tre ore di strada. Per molti sono stati due giorni intensi, densi di religiosità ma anche voglia di cambiamento. Forse la rinascita di Polsi e della Locride può partire dallo spalancare le sue porte al mondo, dichiararsi per un luogo sacro e ricco di umanità. 

SULL’EDIZIONE CARTACEA I SERVIZI INTEGRALI A FIRMA DI PASQUALE VIOLI E GIOVANNI LUCA’

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