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SI presenta come un vero e proprio museo naturale nel ventre della Calabria con meravigliose e lucenti stalattiti e stalagmiti scolpite nel tempo. E una leggendaria storia sullo sfondo. Nelle grotte della Lamia, infatti, secondo la mitologia si troverebbe il “cuore di Zeus”. Di certo, però, si tratta di quella che i geologi considerano «la più grande ed estesa emergenza ipogea naturale nota nella provincia di Reggio Calabria, un sito di rilevante interesse geologico, naturalistico ed antropologico».

A parlarne è Serena Palermiti, vice presidente del Centro Studi per le Politiche Comunitarie e Territoriali di Reggio Calabria. E’ lei ad annunciare la geoescursione che avverrà nell’ambito della “Settimana del Pianeta Terra”, la grande kermesse che si terrà dal 12 al 19 ottobre in tutta Italia, con 152 eventi ed organizzata dalla Federazione Italiana Scienze della Terra. 

«La storia geologica della Terra d’Aspromonte è ancora più affascinante – spiega Palermiti- se si ha la fortuna di ascoltarla, camminando con passi leggeri sulla sabbia bruna di antichi fondali marini, nei selvatici antri illuminati e in penombra di un’amena Grotta, quale quella della Lamia, collocata nella cosiddetta Area Grecanica, nel Comune di Montebello Ionico, a circa 900 metri sotto il livello del mare, alle pendici meridionali del Massiccio cristallino-metamorfico dell’Aspromonte. Rivivremo quasi quel ‘tempo geologico’ in cui il mare occupava questi luoghi, diversi milioni di anni fa» assicura la geologa. 

Le rocce sedimentarie della Lamia si sono formate in un ambiente marino, quando i vari frammenti della storia geologica della Terra d’Aspromonte si erano già composti originando il Massiccio aspromontano che, a quel tempo però, non era ancora emerso, tranne per un lembo ridottissimo. Successivamente al sollevamento tettonico dell’Aspromonte, così costituito, solamente 1.5 milioni di anni fa, è iniziata la lenta, costante e tenace azione erosiva da parte dell’acqua delle tenere rocce calcarenitiche e arenacee che affioravano in quest’area. 

Ma alle grotte è legato anche il mito di Lamia, la mitologica e bellissima regina della Libia figlia di Belo, che entrò presto nel cuore di Zeus da cui ebbe molti figli; una discendenza, questa, però invidiata da Era che non sopportando quest’amore scatenò l’incontrollabile odio contro i loro figli uccidendoli tutti ad eccezione di Scilla e Sibilla. Così, Lamia, travolta dal dolore, si trasformò in una creatura mostruosa e si rifugiò nel buio delle grotte per il suo orribile aspetto. E la “bocca” del mostro, infatti, appare all’ingresso della cavità. Una bocca che, nelle antiche storie tramandate dagli anziani dei paesi di Montebello e di Fossato ionico era in grado di inghiottire intere greggi. «Qualche altro racconta tutt’ora di cunicoli che arriverebbero addirittura all’abitato di Motta San Giovanni. Altri ancora – ricorda Palmeriti – affermano, invece, che le grotte si estendono in profondità fino a raggiungere il greto del fiume».

Per questa leggenda, dice Serena Palermiti «ci piace pensare che proprio alla Grotta della Lamia sia rimasto legato il “cuore di Zeus”». 

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