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ROMA, 11 OTT – A 100 anni compiuti Erich Priebke non rinnega il suo passato, considera l’Olocausto “propaganda” attuata dai vincitori della Seconda guerra mondiale per “coprire i loro crimini”, nega l’esistenza delle camere a gas. “Una falsificazione vergognosa”. Tutto questo, afferma in una intervista-testamento resa nota il giorno della sua morte dall’avvocato Paolo Giachini, perchè “dovevo raccontare le cose come sono realmente state, il coraggio della sincerità era una dovere nei confronti del mio Paese, un contributo nel compimento dei miei cento anni per il riscatto e la dignità del mio popolo”.
“La fedeltà al proprio passato – afferma Priebke – è qualche cosa che ha a che fare con le nostre convinzioni. Si tratta del mio modo di vedere il mondo, i miei ideali, quello che per noi tedeschi fu la Weltanschauung ed ancora ha a che fare con il senso dell’amor proprio e dell’onore. La politica è un’altra questione. Il Nazionalsocialismo è scomparso con la sconfitta e oggi non avrebbe comunque nessuna possibilità di tornare”.
L’ex SS, alla domanda se sia antisemita, risponde che “criticare non vuol dire che si vuole distruggere qualcuno”. Analizza quali sarebbero le “colpe” degli ebrei, che avevano accumulato “immensi capitali mentre la maggioranza del popolo tedesco viveva in forte povertà”, ma “antisemitismo vuol dire odio, odio indiscriminato, ed io anche in questi ultimi anni della mia persecuzione, da vecchio, privato della libertà, ho sempre rifiutato l’odio. Non ho mai voluto odiare nemmeno chi mi ha odiato”. Di Hitler critica il fatto che anche lui, “come gli ebrei”, “è caduto nell’equivoco di rincorrere un’idea di superiorità”, ma aggiunge che “un certo razzismo era la normalità in quegli anni” e che il Fuhrer non limitava i diritti degli ebrei “più di quanto fossero limitati quelli dei neri negli Usa”. In un primo momento “incoraggiò in tutti i modi” gli ebrei a lasciare la Germania e solo dopo, “nel clima di forte sospetto causato dalla guerra”, “li rinchiuse nei lager”. Ma qui, sostiene Priebke, non avvenne alcuno sterminio.
“Norimberga fu una cosa incredibile, un grande palcoscenico creato apposta per disumanizzare di fronte all’opinione pubblica mondiale il popolo tedesco e i suoi capi. Per infierire sullo sconfitto oramai impossibilitato a difendersi”. In che modo? Inventando ” una infinità di accuse”, sostiene. Come quella “di aver fatto sapone con gli ebrei. Un imbroglio”.
E le camere a gas? “Aspettiamo ancora le prove. Nei campi i detenuti lavoravano. Il bisogno di forza lavoro durante la guerra è incompatibile con la possibilità che allo stesso tempo, in qualche punto del campo, vi fossero file di persone che andavano alla gasazione. L’idea di mandare a morte milioni di persone in questo modo è pazzesca, difficilmente realizzabile anche sul piano pratico”. Priebke continua: “Nei campi le camere a gas non si sono mai trovate. Testimonianze affidabili non ce ne sono. Io sono stato a Mauthausen ad interogare il figlio di Badoglio, Mario. Niente camere a gas. Purtroppo tanta gente è morta nei campi ma non per una volontà assassina”.
E l’Olocausto? “I mezzi di propaganda di chi oggi detiene il potere globale sono inarginabili”, risponde Priebke, affermando che “i vincitori del secondo conflitto mondiale avevano interesse a che non si dovesse chiedere conto dei loro crimini. Per questo era necessario inventare dei particolari crimini commessi dalla Germania e reclamizzarli tanto da presentare i tedeschi come creature del male e tutte le altre sciocchezze”. Anche i filmati che documentano l’orrore dei lager “sono una ulteriore prova della falsificazione”. Secondo Priebke fanno riferimento quasi esclusivamente al campo di Belsen, dove migliaia di persone morirono “per una epidemia di tifo petecchiale. Le riprese furono appositamente girate nell’aprile 45, quando il campo era ormai nelle mani degli alleati, per motivi propagandistici dal regista inglese Hitchcock, il maestro dell’horror. Si è ingannato il pubblico associando, con spietata astuzia, quelle scene terribili alle camere a gas, con cui non avevano invece nulla a che fare. Un falso!”.
L’ex SS spiega anche il motivo delle “mistificazioni”: all’inizio coprire i crimini dei vincitori, poi “l’industria dell’Olocausto” sarebbe servita soprattutto allo stato di Israele per ottenere risarcimenti miliardari ed ottenere vantaggi nel suo “contenzioso territoriale con gli arabi”.
In definitiva, “le nuove generazioni sono state sottoposte, a cominciare dalla scuola, al lavaggio del cervello. Siamo in attesa da 70 anni delle prove dei misfatti contestati al popolo tedesco, ma gli storici non hanno trovato un solo documento che riguardasse le camere a gas (…) e ciò che non è emerso finora difficilmente potrà emergere in futuro”. 

ROMA – A 100 anni compiuti Erich Priebke non rinnega il suo passato, considera l’Olocausto “propaganda” attuata dai vincitori della Seconda guerra mondiale per “coprire i loro crimini”, nega l’esistenza delle camere a gas. “Una falsificazione vergognosa”. Tutto questo, afferma in una intervista-testamento resa nota il giorno della sua morte dall’avvocato Paolo Giachini, perchè “dovevo raccontare le cose come sono realmente state, il coraggio della sincerità era una dovere nei confronti del mio Paese, un contributo nel compimento dei miei cento anni per il riscatto e la dignità del mio popolo”. Briebke non parla della strage delle Fosse Ardeatine, con la morte di 335 persone, tra le quali 4 calabresi (LEGGI) per la quale è stato condannato all’ergastolo

“La fedeltà al proprio passato – afferma Priebke – è qualche cosa che ha a che fare con le nostre convinzioni. Si tratta del mio modo di vedere il mondo, i miei ideali, quello che per noi tedeschi fu la Weltanschauung ed ancora ha a che fare con il senso dell’amor proprio e dell’onore. La politica è un’altra questione. Il Nazionalsocialismo è scomparso con la sconfitta e oggi non avrebbe comunque nessuna possibilità di tornare”.

L’ex SS, alla domanda se sia antisemita, risponde che “criticare non vuol dire che si vuole distruggere qualcuno”. Analizza quali sarebbero le “colpe” degli ebrei, che avevano accumulato “immensi capitali mentre la maggioranza del popolo tedesco viveva in forte povertà”, ma “antisemitismo vuol dire odio, odio indiscriminato, ed io anche in questi ultimi anni della mia persecuzione, da vecchio, privato della libertà, ho sempre rifiutato l’odio. Non ho mai voluto odiare nemmeno chi mi ha odiato”. Di Hitler critica il fatto che anche lui, “come gli ebrei”, “è caduto nell’equivoco di rincorrere un’idea di superiorità”, ma aggiunge che “un certo razzismo era la normalità in quegli anni” e che il Fuhrer non limitava i diritti degli ebrei “più di quanto fossero limitati quelli dei neri negli Usa”. In un primo momento “incoraggiò in tutti i modi” gli ebrei a lasciare la Germania e solo dopo, “nel clima di forte sospetto causato dalla guerra”, “li rinchiuse nei lager”. 

Ma qui, sostiene Priebke, non avvenne alcuno sterminio.”Norimberga fu una cosa incredibile, un grande palcoscenico creato apposta per disumanizzare di fronte all’opinione pubblica mondiale il popolo tedesco e i suoi capi. Per infierire sullo sconfitto oramai impossibilitato a difendersi”. In che modo? Inventando ” una infinità di accuse”, sostiene. Come quella “di aver fatto sapone con gli ebrei. Un imbroglio”.E le camere a gas? “Aspettiamo ancora le prove. Nei campi i detenuti lavoravano. Il bisogno di forza lavoro durante la guerra è incompatibile con la possibilità che allo stesso tempo, in qualche punto del campo, vi fossero file di persone che andavano alla gasazione. L’idea di mandare a morte milioni di persone in questo modo è pazzesca, difficilmente realizzabile anche sul piano pratico”. Priebke continua: “Nei campi le camere a gas non si sono mai trovate. Testimonianze affidabili non ce ne sono. Io sono stato a Mauthausen ad interogare il figlio di Badoglio, Mario. Niente camere a gas. Purtroppo tanta gente è morta nei campi ma non per una volontà assassina”.

E l’Olocausto? “I mezzi di propaganda di chi oggi detiene il potere globale sono inarginabili”, risponde Priebke, affermando che “i vincitori del secondo conflitto mondiale avevano interesse a che non si dovesse chiedere conto dei loro crimini. Per questo era necessario inventare dei particolari crimini commessi dalla Germania e reclamizzarli tanto da presentare i tedeschi come creature del male e tutte le altre sciocchezze”. Anche i filmati che documentano l’orrore dei lager “sono una ulteriore prova della falsificazione”. Secondo Priebke fanno riferimento quasi esclusivamente al campo di Belsen, dove migliaia di persone morirono “per una epidemia di tifo petecchiale. Le riprese furono appositamente girate nell’aprile 45, quando il campo era ormai nelle mani degli alleati, per motivi propagandistici dal regista inglese Hitchcock, il maestro dell’horror. Si è ingannato il pubblico associando, con spietata astuzia, quelle scene terribili alle camere a gas, con cui non avevano invece nulla a che fare. Un falso!”.L’ex SS spiega anche il motivo delle “mistificazioni”: all’inizio coprire i crimini dei vincitori, poi “l’industria dell’Olocausto” sarebbe servita soprattutto allo stato di Israele per ottenere risarcimenti miliardari ed ottenere vantaggi nel suo “contenzioso territoriale con gli arabi”. In definitiva, “le nuove generazioni sono state sottoposte, a cominciare dalla scuola, al lavaggio del cervello. Siamo in attesa da 70 anni delle prove dei misfatti contestati al popolo tedesco, ma gli storici non hanno trovato un solo documento che riguardasse le camere a gas (…) e ciò che non è emerso finora difficilmente potrà emergere in futuro”. 

Vincenzo Sinapi (Ansa)

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