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Picchi negativi di Povertà educativa in Calabria con una corrispondenza tra redditi bassi e bassi livelli di apprendimento

COSENZA – I livelli di apprendimento di chi nasce in una famiglia svantaggiata spesso sono più bassi rispetto a quelli di chi proviene da contesti agiati. Nel 2022 la tendenza, purtroppo, è ancora questa: una famiglia con minori risorse economiche ha più difficoltà a investire sull’istruzione dei propri figli.

L’indagine realizzata da Openpolis, che confronta i risultati delle prove Invalsi con i redditi dichiarati, lo dimostra. «In terza media, quasi il 19 per cento delle ragazze e dei ragazzi che vengono dalle famiglie nella fascia socio-economico-culturale più elevata raggiungono il livello massimo (il quinto) nelle competenze in italiano. Al contrario, la quota crolla al 7,1 per cento tra gli alunni di condizione familiare medio-bassa e addirittura al 3,4 per cento tra quelli di condizione bassa», si legge, per l’appunto, nel report che aggiunge quanto segue.

«Tra gli alunni svantaggiati, oltre 1 su 4 raggiunge al massimo il livello 1, contro il 4,5 per cento dei coetanei di migliore condizione familiare.
Se si sommano quelli che arrivano al massimo al livello 2 (ovvero un grado di apprendimento insufficiente), la quota tra gli svantaggiati sale addirittura al 59,5 per cento».

POVERTÀ EDUCATIVA IN CALABRIA, PICCHI NEGATIVI A CROTONE MA NON SOLO

Ciò che, più in particolare, emerge è che Crotone è il territorio con i livelli di apprendimento più bassi nei test di italiano di terza media, nonché primo per quota di contribuenti con meno di diecimila euro. Nella provincia pitagorica, di fatti, il 59,7 per cento di studenti all’ultimo anno della scuola secondaria di primo grado si attesta sui due livelli più bassi di competenze in italiano ed è sempre nello stesso territorio che oltre il 48 per cento delle dichiarazioni dei redditi si attesta tra 0 e diecimila euro.

Esistono, inoltre, diverse altre province italiane che si caratterizzano, al pari di Crotone, per la coesistenza dei due fenomeni (non a caso, bassi redditi e bassi apprendimenti). «Superano per esempio il 40 per cento di bassi redditi e il 50 per cento di studenti con apprendimenti inadeguati le province di Vibo Valentia, Agrigento, Cosenza, Trapani, Reggio Calabria, Ragusa, Enna, Caltanissetta e Foggia», è quanto rilevato, ancora, da Openpolis, la quale, a ogni modo, fa delle precisazioni.

Bisogna, del resto, tenere conto del fatto che «i redditi dichiarati non sempre sono attendibili della effettiva situazione socio-economica dei contribuenti (a causa del fenomeno dell’evasione fiscale, infatti, non necessariamente la condizione familiare reale coincide con quella dichiarata al fisco) e che – chiosa sempre Openpolis – quando si affronta il tema della povertà educativa il reddito è solo uno degli elementi da prendere in considerazione.
Aspetti come lo svantaggio educativo, culturale e sociale, pur correlati con la condizione economica, rendono il fenomeno così ampio da necessitare di tanti punti di vista».

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