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Immagine realizzata per Il Quotidiano del Sud da Fausto Save Morini

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“IL trentuno di agosto c’è una storia che nasce e un’estate che muore”. Il sei settembre c’è un inserto che chiude.

L’estate è finita. Bisogna essere chiari e decisi su questo punto. Tutte le cose belle, per poter restare tali, prima o poi devono arrivare a una conclusione.

Come questo inserto che per più di due mesi ha dato voce alla Calabria vacanziera.

Nell’estate più complessa di tutte, la più incerta, sotto l’egida del contagio e “delle disposizioni vigenti in materia antiCovid 19”, la Calabria allegra e cicala ha dispiegato la sua bellezza, stanca e sciupata, ma folgorante nel suo splendore, soprattutto per i non avvezzi.

Una Calabria che ha riscoperto se stessa e si è fatta amare oltre confine. La Calabria dei tuffi in mare e delle escursioni montanare.

Del teatro in piazza, nei castelli, a picco sull’acqua e sul cocuzzolo della montagna. Dei concerti nei ruderi di meraviglia, tra i pini della Sila, sulle sponde marine. Del cinema corto, lungo, ambulante, in arena, da festival. Dei vip resilienti alla scoperta del non visto.

Un’estate a togliere: meno eventi, meno glamour. Monca delle amate sagre. È sempre difficile chiudere una cosa per cui si sono spese energie, tempo e fatica.

Una creatura che vive di carta e sulla carta che, come sempre, ha generato affetto, rabbia, stanchezza, sorrisi, complicità, lavoro di squadra. La più nitida impressione di settembre: l’inserto estate che chiude, il weekend che già freme per venire alla luce.

Che poi settembre è un mese stupendo, in bilico tra l’estate che si spegne e l’autunno che irrompe. Un giorno risplende come il sole d’agosto, l’altro si rabbuia come il cielo di novembre. È stato un piacere e un onore farvi compagnia ogni mattina. Arrivederci (inserto) estate, arrivederci tristezza. Ci leggiamo nelle pagine del weekend, la settima prossima.

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