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Il monologo sui detenuti della giornalista Francesca Fagnani, copresentatrice per la seconda serata di Sanremo 2023, è destinato a far discutere e tira in ballo il procuratore capo della Procura distrettuale di Catanzaro Nicola Gratteri.

Magistrato al centro dell’attenzione mediatica per le innumerevoli operazioni contro la ‘ndrangheta messe a segno nella sua vita professionale ma anche per la sua attività di scrittore e divulgatore della cultura della lotta alla mafia, Nicola Gratteri viene citato senza essere nominato ma chiaro è il riferimento della Fagnani ad una dichiarazione che lo stesso Gratteri fece durante una manifestazione pubblica la scorsa estate.

LE PAROLE DI GRATTERI SUI DETENUTI CONTESTATE DA FAGNANI

In quell’occasione il magistrato calabrese, parlando dei detenuti e soprattutto delle possibili riforme all’ordinamento giudiziario per rendere più efficace la lotta alla mafia, approfondì i motivi per cui, a suo modo di vedere, non bisogna usare violenza sui detenuti. «Io sono contrario ad uno schiaffo in carcere o ad uno schiaffo in caserma». Disse. «Il detenuto non deve essere toccato neanche con un dito e sapete perché? Per tanti motivi ma soprattutto perché non deve passare per vittima» (GUARDA IL VIDEO).

CITARE SENZA NOMINARE IL MAGISTRATO

Proprio a queste parole fa riferimento Francesca Fagnani, che pur tesse le lodi di Gratteri per l’attività investigativa svolta. Nel suo monologo scritto assieme ai detenuti del carcere minorile di Nisida in Campania la giornalista ribalta il concetto. «Un autorevole magistrato – esordisce – al quale dobbiamo essere grati per le inchieste importantissime che coordina, questa estate in un’occasione pubblica ha detto “Sono contrario ad uno schiaffo in carcere ad uno schiaffo in caserma il detenuto non deve essere toccato neppure con un dito. Sapete perché? Per tanti motivi ma soprattutto perché non deve passare per vittima”».

IL TRATTAMENTO DEI DETENUTI SECONDO FRANCESCA FAGNANI

Un pensiero chiaro quello di Gratteri su cui però Fagnani esprime la propria contrarietà con parole altrettanto chiare. «Un detenuto non va picchiato per la ragione che dice lei. Cioè per non consentirgli di fare la vittima. Non va picchiato perché lo Stato non può applicare le leggi della sopraffazione e della violenza che appartengono alle persone che lei giustamente arresta».

Per la Fagnani, che conclude così il suo monologo, «se non faremo in modo che chi esce dal carcere sia meglio di come è entrato, sarà un fallimento per tutti».

GUARDA IL VIDEO DEL MONOLOGO DI FRANCESCA FAGNANI

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