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Vera Dragone

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Per Sguardi Meridiani questa settimana, il nostro cine-occhio ci svela un’attrice, ballerina e cantante bella e di talento. Il suo nome è Vera Dragone ed è strettamente legata alla nostra terra dove è nata ed ha vissuto fino agli anni del liceo. Vera è la nipote di Vittorio De Seta, uno dei Padri del Cinema italiano, regista di Banditi ad Orgosolo e Diario di un maestro, opere straordinarie e conosciute in tutto il mondo. Conteso tra la Sicilia, dove è nato, e la Calabria, la regione d’origine della famiglia del padre, negli anni ‘80, dopo una breve ma intensa carriera artistica, Vittorio de Seta si ritira dal cinema per rifugiarsi a Sellia Marina, nella proprietà di famiglia, dove è nata Vera, figlia di Francesca, la primogenita. E comunque anche dal buen retiro di Sellia ritorna sul set, per girare il documentario In Calabria e il film Lettere dal Sahara, nel 2005. La nonna materna della nostra protagonista è Vera Gherarducci, attrice della Compagnia di Eduardo prima e sceneggiatrice affianco al marito poi.

Vera, da quale dei suoi nonni ha ereditato il talento artistico? Da nonno Vittorio, regista, o da nonna Vera, attrice?

«Penso da entrambi, dal ramo materno siamo tutti artisti, è un po’ una tradizione di famiglia. Da nonna ho sicuramente ereditato la somiglianza fisica. Siamo praticamente uguali, chi l’ha conosciuta afferma che la somiglianza è uguale anche nel carattere ma questo io non saprei dirlo perché purtroppo è morta prima che nascessi. Da mio nonno sicuramente ho preso la passione per la lettura e il cinema. Fin da quando ero piccola trascorrevo intere giornate a casa con lui a parlare dei film che vedevano insieme o dei libri che mi regalava, spesso mi portava anche in giro con sè per i vari festival a cui era invitato. Nonostante ciò fino ai 16 anni avevo una passione incredibile per il disegno, e pensavo di fare quello nella vita . Poi un giorno ho cominciato a frequentare i laboratori teatrali del liceo Galluppi di Catanzaro, la mia città, e da lì mi si è aperto un mondo. Ho capito che era la mia strada. Cantante e attrice, tra Roma e la Calabria. Come riesce a gestire la passione per il canto e la recitazione? Non ho mai visto le due cose come contrapposte, anzi. Spesso mi capita di unirle nel lavoro. Proprio di recente ho recitato nel musical “School of Rock” nel ruolo della protagonista femminile, Rosalie Mullins, al fianco di Lillo (Lillo e Greg), per la tengo di Massimo Romeo Piparo. Siamo partiti dal teatro Sistina di Roma e abbiamo fatto due anni di tournée. È stata un’esperienza incredibile, che mi ha dato molte soddisfazioni… Senza dubbio conciliare canto e recitazione è molto impegnativo perché richiede proprio una “tutela” particolare della salute per non arrivare troppo affaticati alla replica, il che significa niente stravizi, a letto presto e tanta disciplina. Oltre a questo canto regolarmente anche nell’ambito jazz. Proprio prima del lockdown mi sono esibita all’Auditorium Parco della Musica di Roma insieme alla Big Fat Band di Massimo Pirone … un’esperienza molto emozionante. Per quanto riguarda i progetti futuri, a settembre uscirà su Rai1 la serie “Vite in Fuga”, con Anna Valle e Claudio Gioè, nella quale interpreto il personaggio di Gloria Santini. Insomma qualcosa sta ripartendo ma di certo questo periodo ha segnato profondamente il mio settore».

Ci racconta un ricordo personale di nonno Vittorio?

«Nonno era molto affettuoso e partecipe nella mia vita. Forse lo è stato meno coi suoi figli che hanno risentito molto dei lunghi periodi di assenza dovuti al lavoro sul set. Con me è stato speciale, eravamo molto uniti, tanto da decidere di chiamare mio figlio proprio come lui. Caratterialmente però, tranne poche eccezioni non era una persona facile, tendeva ad essere un po’ burbero e aveva un fiuto speciale per intuire la finzione nei modi di fare delle persone. Allo stesso tempo aveva un cuore enorme ed era davvero molto sensibile ed emotivo. Ricordo che un giorno, mentre assisteva a una mia lezione di canto, avevo circa otto o nove anni, improvvisamente scoppiò in lacrime e io non capivo perché piangesse così gli chiesi, “Nonno perché piangi?” E lui mi rispose “Veruccia mi fai emozionare»”.

Lui ha incoraggiato il percorso artistico che ha intrapreso?

«Tantissimo. Non ha mai forzato la mano, infatti la scelta di fare l’attrice è stata mia, ma mi ha sempre incoraggiato in tutto quello che volevo fare; credeva moltissimo in me e criticava quello che non gli piaceva ma in modo costruttivo. Era una vero confronto artistico. Soprattutto mi ha insegnato il rigore l’onestà intellettuale e la libertà».

Ci parli dei suoi prossimi progetti.

«Come saprà anche qui in Calabria si stanno sviluppando produzioni cinematografiche e televisive con gli incentivi della Film Commission. Durante il lockdown, con tanto tempo a disposizione ho avuto modo di scrivere insieme ad altre tre sceneggiatrici un soggetto per una serie televisiva ispirata alla mia vita e alla storia della mia famiglia. Alcune cose sono romanzate ma molto è preso dalla realtà ed è ambientato in Calabria. Mi piacerebbe avere la possibilità di girare qui dove sono cresciuta. È una regione che merita tanto, per certi aspetti ancora sconosciuta, ma che offre un potenziale di ambientazione incredibile, grazie alla sua storia e ai paesaggi mozzafiato. Anche mio nonno, che a questa terra ha dedicato vari documentari tra cui il celebre “In Calabria” del 1993 e ancora prima la mia bisnonna, la marchesa Maria Elia De Seta che la elesse come suo domicilio preferito e che scrisse un libro dal titolo “Introduzione alla Calabria” se ne sentivano irresistibilmente attratti. Anche io, ogni volta che vengo qui mi sento come “ispirata”, indubbiamente per la sua bellezza e poi, probabilmente per una sorta di connessione ancestrale che sento con questi luoghi».

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