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Le mascherine create da Emanuela Arena e la sua famiglia

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VIBO VALENTIA – In questa emergenza c’è anche chi riesce a reinventarsi, rendendosi utile per gli altri, mettendo a disposizione le proprie capacità e conoscenze. E la quarantena non è più vissuta come un incubo bensì come un’opportunità, soprattutto per chi ha speso anima e cuore nel settore moda. Questa è la storia di due ex imprenditrici vibonesi, che dopo aver studiato a Roma, scelgono la loro terra per realizzare il sogno di una vita. Si tratta di Emanuela e Lucia, “Emlù” il loro marchio, una di Vibo, l’altra invece di Santa Domenica di Ricadi, ora distanti fisicamente per l’emergenza Covid ma unite e collaborative virtualmente.

A raccontarci meglio è Emanuela Arena orgogliosamente vibonese: «Come tutti, siamo ormai chiusi dentro da quasi due mesi ma la voglia di creare non si è mai fermata ed è per questo che nel nostro piccolo, con ago e filo, abbiamo sentito la necessità di impiegare le nostre forze e il nostro tempo nella creazione di mascherine. Inizialmente anche il semplice materiale, come tessuti ed elastici, era introvabile, ma grazie alla collaborazione di Lucia e della mia grande famiglia, circa quaranta persone, la semplice idea si è trasformata in realtà».

Dunque, un vero e proprio atto di amore e altruismo che appaga l’anima e ti fa vivere con la consapevolezza di permettere alle persone più care, ma non solo, la possibilità di proteggersi, in un momento in cui anche una semplice mascherina risulta introvabile: «Ho iniziato a crearle per i miei figli, ed ho provato una grande soddisfazione nel vederli protetti ma allo stesso tempo felici, come se quella mascherina fosse un gioco e devo dire, molto più apprezzato di un abito da cerimonia che per anni ho realizzato. Da qui è scattato in me qualcosa. Ho capito che potevo e dovevo rendermi utile anche per gli altri, per chi quella protezione seppur banale non ce l’ha».

In poco tempo quindi Emanuela ha iniziato a creare mascherine da distribuire un po’ in giro: «Alla mia numerosissima famiglia (oltre 30 persone, ndr), – continua nel racconto – mentre le prime sono state realizzate per i lavoratori e per chi giornalmente è costretto ad uscire. Poi per miei nipotini, anche se non ho ancora finito, dato che solo loro sono diciassette. Le loro ho deciso di renderle particolari, con stampe da supereroi. È così che definiamo tutti i bambini, perché sono soprattutto a loro a vivere questa esperienza come un incubo».

Ma il grande cuore delle stiliste non si ferma qui. Un pensiero anche per chi giornalmente si trova a lottare in un reparto di ospedale, da un lato o dall’altro: «Ne ho messe a disposizione anche per i miei amici del reparto di neurologia di Vibo ma anche per chi desiderasse averne una, basta chiedere alla mia amata mamma». Ed infatti impiegata nella distribuzione c’è proprio la mamma di Emanuela: «Ne distribuisce moltissime. Ogni giorno me ne richiede, sono infatti tante le per persone che ne hanno bisogno e purtroppo non hanno la possibilità di acquistarle. È proprio lei che mi ha insegnato ad essere umile, e da lei grande donna e dal mio angelo Antonella in cielo, trovo la forza, il coraggio per non arrendermi. Il coraggio di dire alla mia amata comunità vibonese “io ci sono”». Parole profonde ma ancor di più gesti, fortunatamente sempre più frequenti, che forse ci permettono di sperare che da questa esperienza ne usciremo più forti, uniti. Migliori.

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