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Il procuratore generale di Catanzaro Nicola Gratteri

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VIBO VALENTIA – Nicola Gratteri, un uomo amato ma anche odiato. La considerazione di Michele Albanese riferita al magistrato durante la serata di San Nicola da Crissa (LEGGI), prende le mosse dalle numerose inchieste coordinate dal procuratore antimafia, non ultima proprio “Rinascita-Scott”, che hanno generato sì entusiasmo nella popolazione ma anche qualche critica. Ma, oltre questo, le stesse inchieste di Gratteri parlano proprio dell’odio dei clan verso la sua persona, odio che si tramuta anche in progetti omicidiari nei confronti della sua persona.

E la risposta del procuratore capo della Dda è stata semplice quanto diretta: «Se non esistesse l’odio nei miei confronti vuol dire che non sto facendo ciò che dovrei fare – ha esordito – E se tutti parlassero bene di me in tutta sincerità mi preoccuperei. In caso contrario vuol dire che sto muovendo acque stagnanti da decenni, dove categorie di soggetti, incompatibili tra loro per funzioni , si ritrovano attorno ad una tavolata a mangiare allegramente; questo non dovrebbe avvenire perché uno di loro non sta svolgendo il proprio lavoro, tradendo il proprio mandato, sta rubando lo stipendio, prostituendosi al potente di turno».

Ha «spalle larghe e nervi d’acciaio», il capo dell’Ufficio investigativo di Catanzaro, e non gli «interessa se parlano male di me, sono allenato da anni a mangiare pane e veleno, ad attacchi di tutti i tipi a tutti i livelli, alle manovre meschine, ma non reagisco perché non sono così stolto da fare il loro gioco. Ho, abbiamo, ben altre cose più importanti da realizzare e il mio obiettivo è dare tutto me stesso nel lavoro per il quale sono stato mandato qui». Un lavoro che assorbe praticamente tutto l’arco di 24 ore ma che ancora non lo appaga perché sente «che posso fare di più, posso andare oltre come fanno tantissimi altri servitori dello Stato».

Full immersion nel lavoro ma con ritagli da destinare ai ragazzi a con cui confrontarsi: «Parlare con loro ha la stessa importanza che coordinare indagini e infatti utilizzo tutte le ferie per incontrarli, incoraggiandoli a studiare perché è la loro unica arma per non essere fregati dagli adulti». E rispondendo ancora ad una domanda di Albanese, il magistrato ha parlato di quanto ha capito un cambiamento era possibile: «È successo nel momento in cui mi sono insediato, 4 anni fa; parlando con i miei colleghi ho visto in loro preparazione, onestà e pulizia mentale, e quindi ho pensato che con loro avrei potuto costruire qualcosa di realmente importante».

E questo è andato di pari passo con l’invio di rinforzi, cosa che in precedenza era una chimera anche solo il pensiero: «In provincia di Vibo c’è stato un grosso aumento di forze dell’ordine, anche numericamente non solo di qualità. È stato il risultato di ragionamenti a Roma con i vertici delle forze dell’ordine per costruire una squadra. Dalla scuola di marescialli di Firenze sono usciti 403 figure, 100 delle quali destinate in Calabria. Erano cose impensabili un tempo. Il mio compiuto è che questo circolo virtuoso non si inceppi».

Quindi il vento del cambiamento, Gratteri, l’ha avvertito fin da subito e ci ha dato dentro, ma adesso, rivolgendosi idealmente ai calabresi, «ritengo siate voi un po’ voi in ritardo; iniziate ad esporvi sul piano delle idee. a prendere posizione. Vedo ancora timidezza, paura, forse apatia e questo non deve avvenire perché tutti assieme possiamo cambiare il destino di questa terra». Per invertire il sistema, serve, quindi, quella che Gratteri definisce “la rivoluzione delle coscienze” che, però, non potrà avvenire però se la gran parte della popolazione non prende posizione per paura, pur non essendo mafiosa.

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