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VIBO VALENTIA – Quattro verbali (28 settembre, 13 ottobre e 12 dicembre del 2020, nonché 26 febbraio del 2021) versati nel procedimento “Imponimento”.

Molte parti, ovviamente, omissate, ma da quei pochi passaggi non coperti da segreto investigativo emergono le posizioni di Giuseppe Salvatore Mancuso, giovane esponente del casato mafioso di Limbadi, figlio del boss Pantaleone alias “L’ingegnere” e della famiglia Cracolici di Maierato, in particolare di Domenico in quello che sembra un patto tra giovani leve del crimine.

Sono i verbali del 26enne Walter Loielo, componente dell’omonimo sodalizio di Gerocarne, che dal settembre 2020 sta collaborando con la Dda di Catanzaro.

Il neo pentito racconta di essere stato con Giuseppe Salvatore, all’epoca era latitante, «presso l’abitazione di Domenico Cracolici a Maierato. Siamo rimasti lì un mese, solo che ad un certo punto hanno fatto una perquisizione perché lo stavano cercando… e allora questi ha cominciato a non stare tanto tranquillo. Al che, abbiamo iniziato a fare e i turni per dormire ma dopo un po’ di giorni ce ne siamo andati a Zaccanopoli», dove Mancuso venne arrestato a fine novembre 2019.

Walter Loielo racconta anche delle dinamiche che si innescarono dopo il tentato omicidio ai suoi danni e dei suoi cugini, ad ottobre 2019, col padre Antonino, ucciso secondo la Dda proprio dai figli Walter e Alex, che cercò una pace con gli Emanuele: «Mi ha raccontato di quando aveva chiesto a Pino e a suo fratello Renato di aiutarlo a riappacificarsi con gli Emanuele. Tale iniziativa, peraltro, mio padre (anche lui scampato ad un agguato appena pochi giorni prima quando si trovava con mogli e gli altri figli, ndr) l’aveva assunta pochi mesi dopo l’agguato che io avevo subito, quando mi trovavo insieme a Valerio Loielo e Rinaldino Loielo. Sempre mio padre, poi, mi confermava che i Cracolici effettivamente, avevano tentato dì interloquire con membri del gruppo degli Emanuele ma che questi ultimi avevano risposto di non essere intenzionati a fare la pace».

Parlando sempre della faida, Loielo racconta che «Domenico Cracolici lui ci voleva pure aiutare e avevamo parlato, io, Giuseppe Mancuso e lui stesso di trovare due auto rubate. Domenico si è messo a …OMISSIS… per trovare queste due auto, ma poi io e Giuseppe ci siamo spostati a Zaccanopoli e con Domenico ci sentivamo con il telefono; ci aveva detto che le aveva trovate, ma non so se una macchina o due, ma le aveva trovate a Maierato anche se non ricordo il modello: una Panda o una Fiat Punto».

Una sera «a casa di Domenico siamo usciti a parlare della mia faida, e questi ha detto a me e a Giuseppe Salvatore Mancuso di trovare un mitra Ak 47».

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