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Onofrio Barbieri

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Le prime rivelazioni del neo pentito Onofrio Barbieri: «Non voglio trascorrere tutta la vita in carcere» e «a Sant’Onofrio comandano i Bonavota»

VIBO VALENTIA – La prospettiva di anni e anni di carcere e la paura di essere nuovamente arrestato, allungando così i tempi della sua detenzione. Motivi che si sono rivelati la molla decisiva per fargli saltare il fosso. Tant’è che le prime parole pronunciate al pm della Dda di Catanzaro, Andrea Buzzelli, sono le seguenti: “Non voglio fare più questa vita, non voglio trascorrere tutta la vita in carcere. Non voglio più essere continuamente tratto in arresto”.

Onofrio Barbieri, 43enne ex azionista del clan Bonavota di Piscopio, è da qualche settimana l’ultimo collaboratore di giustizia vibonese in ordine di tempo. E queste sono le sue prime parole messe nero su bianco nel verbale del 22 maggio scorso. Verbale depositato nel troncone degli omicidi del processo Rinascita-Scott. Barbieri inizia a vuotare il sacco parlando della consorteria criminale, dei suoi vertici e accoliti e dei reati, soprattutto gli agguati mortali. A tre ha preso parte, ad altri no, ma precisa di averne conosciuto i particolari, spiega, dalle dirette parole dei propri capi.

ONOFRIO BARBIERI, LE SUE PRIME RIVELAZIONI L’AMMISSIONE: «HO COMMESSO TRE OMICIDI»

«Ho commesso numerosi reati, quali omicidi, estorsioni, droga e altro – aggiunge -. Nella mia vita ho commesso in totale tre omicidi (salvo poi precisare che sono due). Quello di Domenico Belsito (2004 a Pizzo), di Raffaele Cracolici (l’anno dopo a Colamaio di Pizzo)” e di Domenico Di Leo (nel 2005 a Sant’Onofrio). Ma aggiunge di conoscere i presunti autori di quello del fratello di quest’ultimo, Alfredo (nel 2002 a Vallelonga), come vedremo più avanti. “Io ho commesso i primi due ma conosco i dettagli anche del terzo, che non è stato commesso da me personalmente, quindi mi correggo perché io non ho commesso tre omicidi ma soltanto due”, ha riferito.

E poi, nel suo score figurano estorsioni e attentati dinamitardi “come la bomba che ho collocato nel 2004 all’Eurospin di Maierato. Ho messo anche delle bottiglie incendiarie, come all’impresa del tonno Sardanelli, alla banca Cooperativa di Maierato, alla ditta “Spi”. Sono tutte azioni che ho compiuto nel 2004”.

Gli omicidi Cracolici e Di Leo. Avendovi partecipato in prima persona, ad Onofrio Barbieri viene immediato distribuire nelle sue rivelazioni i ruoli degli altri componenti del commando che uccise “Micu u catalanu” e Lele “Palermo”. “Ad uccidere Di Leo e Cracolici siamo stati io, Francesco Scrugli (freddato nel 2011), Francesco Fortuna, Andrea Mantella, e i fratelli Domenico e Nicola Bonavota. Ad eseguire materialmente il delitto sono stati Fortuna e Scrugli. Mantella guidava la macchina. Io, il giorno prima dell’omicidio, ho tagliato il lucchetto del cancello dove poi si sono appostati gli altri per entrare in azione”. E se questi sarebbero stati gli esecutori materiali dell’agguato, Domenico e Pasquale Bonavota ne sarebbero stati i mandati mentre Nicola “è andato a recuperare gli autori dopo il delitto. Li ha recuperati a Maierato, dove è stata abbandonata e bruciata la macchina utilizzata per il colpo”.

IL MOVENTE DELL’OMICIDI DI LEO

Il collaboratore racconta anche il movente dell’assassinio. “A decidere di commettere l’omicidio sono stati i fratelli Pasquale, Domenico e Nicola Bonavota tre giorni prima all’interno di un casolare in campagna di Nicola, a Sant’Onofrio. Quel giorno eravamo presentì tutti: io, Mantella, Scrugli, Fortuna e i tre congiunti. Il movente risiedeva nel fatto che Di Leo ci dava fastidio perché si voleva mettere contro di noi».

«Aveva anche piazzato e fatto esplodere una bomba alla concessionaria “Seat” (allo svincolo di Sant’Onofrio, di proprietà di De Fina, ndr). Proprio il giorno prima della riunione si era bisticciato col titolare dell’attività che ci chiamò dicendoci che Di Leo voleva una macchina e che gliel’avrebbe pagata piano piano. Lui si era rifiutato e Di Leo la stessa sera gli aveva messo una bomba. Parlammo con il proprietario il giorno dopo che avvenne l’esplosione e quello stesso giorno ci riunimmo e si decise di eliminarlo”.

IL POTERE DEI BONAVOTA ESTESO DA SANT’ONOFRIO FINO A PIZZO

Più recentemente, poco prima che fosse arrestato, Barbieri racconta di essersi recato andato dal proprietario dell’attività “La Fornacetta” di Pizzo” per dirgli che “doveva pagare perché nel suo territorio comandavamo noi, ma questo si è rifiutato. Sempre nel 2004, dopo l’omicidio di Raffaele Cracolici, ho collocato una bomba presso un bar sulla nazionale di Pizzo, nei pressi di una colonnina”. Precisa di non ricordare il nome del proprietario ma di una cosa si dice sicuro: “Sono stato incaricato da Domenico Bonavota. E questa, come tutte le altre estorsioni che ho commesso, le ho fatte su suo mandato”.

“Il paese è loro”. A Sant’Onofrio “comandano loro”. Afferma il pentito riferendosi ai Bonavota. “Il paese è il loro, intendo dei fratelli Pasquale, Nicola e Domenico, e se non lo vogliono loro e non lo decidono loro non si fa niente. Nel corso di questa riunione ricordo che a parlare fu Domenico, il quale disse di ucciderlo, in modo che non avrebbe dato più fastidio. A me venne affidato il compito di tagliare questo lucchetto, a Mantella di guidare la macchina e a Scrugli e Fortuna di sparare”.

Tuttavia, su Pasquale, Barbieri si corregge precisando che quest’ultimo in quel periodo “era a Roma e non era presente alla riunione nel casolare ma lo indico tra i mandanti perché lui venne raggiunto lì a Roma da Nicola, che lo informò della volontà di uccidere Di Leo e questi gli disse di sì, che si doveva fare fuori. So questo con certezza perché Nicola lo disse all’interno del casolare”. Dopo il delitto “il gruppo non ne parlò più per paura delle microspie”.

LE RIVELAZIONI DI ONOFRIO BARBIERI SULLA DROGA

In questo primo verbale l’ex killer del clan di Sant’Onofrio parla anche dei traffici di droga: “Io, Francesco Fortuna, Domenico e Pasquale Bonavota, sempre nel 2004, vendevamo anche droga, nello specifico cocaina. Successivamente, nel 2005 sono stato arrestato una prima volta e dopo il mio ritorno in libertà, sono stato nuovamente arrestato per l’operazione “Uova del drago” (2007). Ho commesso altri reati anche nel periodo in cui sono stato in libertà tra questi due procedimenti, su cui devo fare mente locale e che posso riferire nelle prossime occasioni”. Cinque anni dopo essere tornato in libertà (2011) ecco  un nuovo arresto, questa volta per l’operazione “Conquista”: “Successivamente – aggiunge il neo pentito – sono andato ai domiciliari con il braccialetto nel 20l8 fino all’ultimo arresto avvenuto il 14 dicembre 2019 con l’operazione “Rinascita”.

LE RIVELAZIONI DI ONOFRIO BARBIERI: GLI OMICIDI DI DOMENICO BELSITO E ALFREDO CRACOLICI

L’omicidio Belsito. L’altro agguato mortale di cui Barbieri si è assunto la responsabilità è stato quello di Domenico Belsito e anche questo, racconta, venne deciso sempre nello stesso casolare una settimana prima di agire. A guidare la macchina fu Salvatore Mantella, Andrea Mantella andò a prendere i sicari, ossia Salvatore e Francesco Scrugli. Fu quest’ultimo a sparare”, dichiara, aggiungendo che a decidere l’eliminazione della vittima fu lo stesso comitato di morte e che salvatore Mantella venne chiamato successivamente da Andrea Mantella, “dopo il furto dell’auto”. Diverso il movente rispetto a quello di Di Leo: “Belsito doveva essere ucciso in quanto aveva una relazione extraconiugale”, spiega, narrando che “erano stati compiuti diversi tentativi senza riuscire a trovarlo. Quella sera lo stavamo pedinando e lo individuammo presso il bar sulla nazionale di Pizzo”.

L’uccisione di Alfredo Cracolici. Episodio inedito quello riferito da Barbieri sull’eliminazione di Alfredo Cracolici per il quale ad agire sarebbero stati “Domenico Bonavota,Bruno Cugliari, Antonino Lopreiato detto “Famazza” e il fratello Salvatore. Sono a conoscenza di come si sono svolti i fatti e dei responsabili dell’agguato perché mi sono stati riferiti direttamente da Domenico, che si fidava di me perché siamo cresciuti insieme. Me lo ha detto il giorno dopo l’omicidio, mentre ci trovavamo a casa sua a mangiare. Era presente con noi anche Fortuna. Fu in quella occasione che mi disse con precisione come lo avevano fatto e chi erano”.

L’AGGUATO A RAFFAELE CRACOLICI

L’agguato a Raffaele Cracolici. L’ultimo delitto narrato in questo verbale è quello di Raffaele Cracolici “commesso da me direttamente – riferisce Barbieri – Fui io a rubare il camion e a mettermi alla guida, mentre a sparare furono Scrugli e Fortuna. A recuperarci furono Andrea Mantella e Domenico Bonavota con quest’ultimo che fu anche il mandante insieme ai fratelli Pasquale e Nicola.  L’omicidio venne commesso per prenderci Maierato, dove comandavano i Cracolici. Venne deliberato sempre nel casolare di Domenico Bonavota ed eravamo io, lui, il fratello Nicola, Fortuna, Scrugli e Mantella. Anche in questa occasione Pasquale non era presente  ma era stato informato dal fratello Nicola ed aveva dato la sua autorizzazione. So questo perché ci era stato riferito direttamente da lui nel corso della riunione”.

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